Il settore dei materiali da costruzione si trova di fronte a una sfida cruciale: l’adeguamento alle recenti normative sulle emissioni voluto dalla Comunità Europea, un profondo cambiamento normativo che sta portando a una revisione profonda dei processi produttivi, della selezione dei materiali e dello sviluppo di nuove tecnologie, con implicazioni significative non solo a livello ambientale, ma anche economico. Per approfondire questo tema e valutarne l’impatto Fortunato Rizzo, presidente Sezione materiali, legno e arredo di Confindustria Vibo Valentia ha chiamato a confronto un panel di relatori stimolati da Francesco Tassone – Ceo Personal Factory Spa tra i quali figurano Sebastiano Candamano professo della Dimeg Calabria, Livia Tenani, Saint-Gobain Italia Spa, Vincenzo Speziali, Cal. Me Spa, Carlo Archinà, Laterizi Archinà Spa, Francesco Cusimano, Cotto Cusimano Srl, Andrea Marangione, Ad Maider. Ha concluso i lavori Daniele Diano, presidente comitato PI Unindustria Calabria e vicepresidente dell’Entrepreneurship & Sme Committee di Business Europe. Il seminario ha rappresentato un’importante occasione di confronto tra esperti del settore che ha permesso di analizzare le sfide e le opportunità che derivano dall’adeguamento normativo, con un focus specifico sulle strategie per ridurre l’impatto ambientale e sulle implicazioni economiche delle nuove regole, comprese le spese di conformità e le potenziali opportunità di crescita attraverso strumenti finanziari innovativi e trend futuri verso la sostenibilità, fornendo una visione concreta delle direzioni in cui si sta muovendo l’industria.
«Il seminario – riferisce una nota di Confindustria Vibo – ha riscosso un significativo apprezzamento dal mondo scientifico ed accademico, dalle imprese e professionisti del settore edilizio, produttori di materiali, responsabili della conformità ambientale e ricercatori, interessati a comprendere le trasformazioni in atto e a contribuire con le loro esperienze e competenze».
L’impatto delle normative sulle aziende
In risposta alla transizione ecologica, «le aziende – è scritto nella nota – stanno ripensando i loro processi produttivi per integrare materiali più sostenibili, come quelli riciclati o a basso impatto ambientale. «Stiamo rivedendo le nostre linee di produzione – hanno affermato i portavoce delle imprese – non solo per migliorare la nostra impronta ecologica, ma anche per rispondere alla crescente domanda dei consumatori per soluzioni più sostenibili». Un esempio concreto di questa trasformazione è l’adozione di tecnologie per ridurre il consumo energetico durante la produzione, un fattore che si traduce in minori emissioni di carbonio e una riduzione dei costi operativi. Alcuni progetti pilota hanno già dimostrato il potenziale di questi cambiamenti: un nuovo tipo di mattoni, realizzati con scarti di produzione, ha dimostrato di ridurre i rifiuti e offrire un’alternativa economica, contribuendo al miglioramento complessivo della sostenibilità».
Le sfide normative e la richiesta di maggiore flessibilità
Nonostante l’importanza delle normative, i relatori hanno sottolineano «come queste possano risultare rigide, limitando la capacità di sperimentare nuove tecnologie e materiali in fase di sviluppo. Una maggiore flessibilità normativa permetterebbe di testare soluzioni innovative in tempi più rapidi, accelerando così l’introduzione di tecnologie a basso impatto ambientale sul mercato».
Verso un futuro sostenibile: investimenti e collaborazione
Le aziende del settore – prosegue la nota – «prevedono un incremento significativo degli investimenti in sostenibilità nei prossimi cinque anni. «Ci aspettiamo che i governi introducano incentivi più solidi per le aziende che adottano pratiche sostenibili, come sgravi fiscali o finanziamenti per progetti ecologici», affermano all’unisono i relatori chiamati a dibattere nel panel di discussione. Questo scenario potrebbe creare un ambiente favorevole per l’innovazione e la competitività, accelerando il percorso verso un mercato più sostenibile. L’obiettivo di ridurre le emissioni fino a raggiungere il “net zero” è ambizioso ma realizzabile, secondo gli esperti presenti. Tuttavia, richiede un impegno collettivo e coordinato tra aziende, governi e la società civile». I lavori si sono conclusi con un monito corale: «Solo attraverso la semplificazione normativa, gli investimenti in tecnologie verdi, le trasformazioni nei processi produttivi ed i cambiamenti nei comportamenti dei consumatori potremo avvicinarci a un futuro a emissioni zero».