Un accento laziale per una storia che meriterebbe un cortometraggio. La sostanza c’è tutta, state a vedere: un grafico nato e cresciuto a Roma, appassionato di pop art, ha lasciato la sua città e il suo lavoro nel 2014, per dare vita ad una azienda viticola nei terreni dei nonni nobili, i Toraldo di Tropea, sulle colline di Brattirò.
Che dite? Vale la pena di approfondirla questa vita? Che fa della Calabria una terra per pionieri, coraggiosi, lavoratori appassionati. Di vini calabresi negli ultimi anni si sta parlando, grazie al modello Cirò, come ci ha spiegato lo stesso Marvasi. Ed esiste anche una associazione che tutela i vini vibonesi, per i quali si chiederà il riconoscimento Doc. Un mondo che può guardare al futuro.
Renato Marvasi: la storia
«Dopo la morte dei nonni ho riscoperto i loro terreni qui in Calabria, per me era un luogo di vacanza e di divertimento. Tutto è iniziato nel 2014, un anno prima mi sono cimentato nella conoscenza delle proprietà, che si trovano sopra Tropea, a Brattirò. Ho visto uliveti, vigneti vecchi, affacciati sulle Eolie, a cinque chilometri da Tropea e quindi, ho avuto l’illuminazione di dire: ma qui possiamo creare una azienda agricola. Nel 2014 ho restaurato i vecchi vitigni, tutti autoctoni e ho voluto mantenere questa tipicità. Sono vigneti misti e pertanto, nella stessa vigna ci sono più uvaggi, una cosa in controtendenza. Tuttavia, li ho voluti lasciare così. Ho fatto il mio primo vino rosso, “Natus”. Dopodiché ho piantato autoctoni calabresi, come il Magliocco Canino, l’unico vitigno internazionale dell’azienda, novità dell’anno scorso, il Cabernet Sauvignon in purezza. L’altra scommessa è stato un altro terreno dei nonni a Monteporo, lì ho messo il bianco, Pecorello e Malvasia».
Vini di Calabria e il modello Cirò
Di recupero di vigneti abbandonati e futuro della Calabria, abbiamo parlato con Renato Marvasi: «Il modello Cirò è stato un esempio importantissimo per la Calabria. Abbiamo creato a Vibo Valentia l’Associazione Vinicoltori Vibonesi, nata quattro anni fa, io sono stato il primo presidente e stiamo chiedendo la Doc. A fine mese saremo a Verona a presentare “Aspettando la Doc”. L’impegno è quello di far conoscere a livello nazionale Vibo, promuovendo Magliocco Canino e Zibibbo».
Al futuro Renato guarda con occhi positivi:« Sono in un momento di trasformazione aziendale e mi sento molto ottimista, per i giorni che verranno». Renato Marvasi non ha messo da parte il suo amore per l’arte: in azienda promuovo la cultura, realizzo eventi, invito artisti, ho varie collaborazioni. Amo la pop art: colori, semplicità nelle forme, simboli intuitivi».
Storie di illuminanti, che vanno oltre la nostalgia e la retorica, capaci di intessere una narrazione tutta nuova.