I militari della Guardia di Finanza hanno eseguito un importante provvedimento emesso dal Tribunale di Catanzaro – Sezione per l’applicazione delle Misure di Prevenzione. Tale misura ha disposto il sequestro dell’intero capitale sociale di una società con sede a Maierato, in provincia di Vibo Valentia. Ciò unitamente al relativo patrimonio aziendale, che comprende nello specifico: 4 unità immobiliari, 4 appezzamenti di terreno, 25 automezzi e un impianto di produzione di calcestruzzo.
Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a oltre 2 milioni di euro ed è riconducibile a un imprenditore (il cui nome non è stato reso noto, ndr) accusato di essere legato alla cosca mafiosa Anello-Fruci di Filadelfia.
Indagini e collegamenti con la criminalità organizzata
Il provvedimento di sequestro dei beni scaturisce da articolate investigazioni economico-patrimoniali, coordinate dalla Procura Distrettuale della Repubblica ed eseguite dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Catanzaro – Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (Gico). Tali indagini hanno così permesso di accertare la pericolosità qualificata del soggetto, già coinvolto nell’operazione “Imponimento”.
L’imprenditore risulta inoltre implicato nell’indagine “Dedalo-Petrolmafie”, eseguita dal Nucleo P.E.F. di Catanzaro in collaborazione con il Ros dell’Arma dei Carabinieri di Catanzaro, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Le indagini riguardavano numerosi episodi estorsivi aggravati dalla metodologia mafiosa.
Coinvolgimento negli appalti pubblici
Le investigazioni, nello specifico, hanno svelato che la società riconducibile all’imprenditore avrebbe favorito la consorteria mafiosa nell’acquisizione di importanti commesse per la fornitura di calcestruzzo nei principali cantieri della zona. Tra i lavori coinvolti, infatti, figurano: la ristrutturazione del punto vendita Eurospin di Pizzo; la costruzione del resort in località Galia di Pizzo; la ristrutturazione della stazione ferroviaria di San Pietro a Maida.
Origine illecita dei beni sequestrati dalla Guardia di finanza
I beni sottoposti a sequestro, dunque, risulterebbero acquistati con proventi illeciti, in considerazione della sproporzione tra il loro valore e i modesti redditi dichiarati dall’imprenditore e dai suoi familiari.
Il provvedimento di sequestro dei beni è disposto ai sensi dell’art. 20 del D. Lgs. n. 159/2011, in attesa del contraddittorio dinanzi al Tribunale di Catanzaro – Sezione per l’applicazione delle Misure di Prevenzione. Il procedimento, volto alla verifica della sussistenza dei presupposti per la confisca definitiva dei beni, è tuttora pendente.























