«Dopo la pubblicazione del DCA n. 181 del 27 marzo relativo al Riparto del Fondo Sanitario Regionale per il 2024, chiediamo un immediato incontro con la Commissione Straordinaria dell’Asp a cui è stato affidato il compito di risollevare le sorti della sanità vibonese». È quanto affermano in premessa le avvocatesse Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo dell’Osservatorio Civico Città Attiva, insieme a Rocco La Rizza del Comitato San Bruno.
«È ovvio che i numeri del riparto fanno chiaramente intendere che si stia andando in tutt’altra direzione e che la Commissione non sia stata in grado in alcun modo di incidere su scelte determinanti per garantire il diritto alla salute nella Provincia di Vibo Valentia. Piuttosto abbiamo il fondato timore che si stia correndo il rischio di assestare il colpo di grazia alla sanità vibonese, ormai moribonda, anche perché al momento non abbiamo notizie in merito a grandi cambiamenti o ad incisive operazioni di “epurazione”. Per cui permane il dubbio che lo scioglimento non fosse la cura necessaria da prescrivere», scrivono in una nota.
«Confronto con Azienda Zero e Asp non procrastinabile»
Alla luce del decreto appena pubblicato, considerano «assolutamente urgente e non procrastinabile» un confronto con l’ingegnere Miserendino, direttore generale di Azienda Zero, che ha come obiettivo l’integrazione e l’efficientamento della gestione dei servizi sanitari, socio-sanitari e tecnico-amministrativi del Sistema Sanitario Regionale. «Ci domandiamo come sia possibile integrare ed efficientare i servizi nel nostro territorio se l’Asp di Vibo Valentia continua a subire forti penalizzazioni in sede di riparto. – insistono – Chiediamo la presenza all’incontro anche dell’attuale Direttore Amministrativo dell’Asp di Vibo, il dottor Sestito, che ha sottoscritto il DCA n. 181. Intendiamo sapere come possa conciliarsi il principio costituzionale sancito nell’art. 32 Cost. che riconosce a tutti i cittadini il diritto alla salute, con un riparto che assegna pro-capite: € 3.912,47 ai cosentini, € 2.452,01 ai crotonesi, € 2.346,31 ai catanzaresi, € 2.112,03 ai reggini e solamente € 1.997,34 ai vibonesi».
«Un vibonese riceve 2.000 euro in meno rispetto ad un cosentino per potersi curare»
«È assolutamente inconcepibile che un vibonese riceva 2.000 euro in meno rispetto ad un cosentino per potersi curare, così com’è inaccettabile che tra Crotone e Vibo, entrambi Ospedali Spoke, quasi a parità di popolazione, ci sia una differenza pro-capite di circa 500 euro, che diventano 96 milioni in meno per il diritto alla salute dei vibonesi. – continuano i referenti dell’associazione – Se i posti letto nella sanità vibonese sono insufficienti ed i servizi sanitari disponibili non sono in grado di coprire il fabbisogno e le prestazioni offerte anche in quanto Ospedale Spoke, sono enormemente ridotte, pure a causa dei forti tagli di risorse subiti nel corso degli anni, è normale che la gente sia costretta a spostarsi per potersi curare».
«Quindi anche la mobilità infraregionale diventa una scelta obbligata per andare alla ricerca di quel diritto alle cure che qui non viene garantito. Ma questo dovrebbe indurre ad incrementare le risorse da destinare a Vibo per offrire maggiori e più efficienti servizi sul territorio e non a tagliarle ulteriormente, per peggiorare ancora di più una situazione già profondamente drammatica. Non c’è niente di più incostituzionale dell’applicazione della spesa storica, quando si tratta di diritti essenziali di assistenza, che devono essere garantiti a tutti i cittadini in ugual misura, a parità di tasse, perché non si può essere uguali nei doveri e diversi nei diritti, l’art. 3 Cost. non prevede cittadini di serie A e di serie B», asseriscono.
«Sulle responsabilità di tutta la politica non aggiungiamo nulla»
«Vogliamo capire a questo punto qual è il meraviglioso destino che hanno immaginato per noi coloro che assegnando una cifra così bassa ad un territorio già fortemente penalizzato in termini di posti letto e personale, hanno difatti confermato, ancora una volta, che la nostra vita e quella dei nostri figli, vale meno di quella di tutti gli altri. Sulle gravi responsabilità della classe politica vibonese, di maggioranza e di opposizione, riteniamo non sia necessario aggiungere nulla, visto che i numeri parlano chiaro», concludono gli esponenti dell’Osservatorio Civico Città Attiva e del Comitato San Bruno, intervenuti sulle gravi condizioni della sanità vibonese.