Cosa c’è dietro una moneta? Il correre del tempo, il flusso della storia, l’avvicendarsi dei fatti umani lungo un argine impetuoso. Una moneta ha esattamente il peso del suo tempo, il profumo di chi l’ha maneggiata. Nei simboli ci sono affreschi preziosissimi, che ci consentono di cogliere la quotidianità di stagioni remote, una angolatura storica, spesso, molto silenziosa. Al Museo archeologico “Vito Capialbi” di Vibo Valentia si è tenuta ieri mattina una conferenza stampa storica, nel corso della quale il Comando del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza ha riconsegnato alla direzione del Museo la bellezza di 479 beni archeologici confiscati.
Gli interventi
Ad aprire i lavori il dottore Michele Mazza, direttore del Museo archeologico nazionale di Vibo Valentia: «Queste monete fanno parte del nostro patrimonio e saranno oggetto di mostre. Si tratta di una collezione abbastanza variegata, sebbene, provenendo da collezionisti, non si ha una base scientifica». Di una «svolta nel contrasto ai crimini contro il patrimonio» ha parlato il direttore del Museo nazionale di Reggio Calabria, Fabrizio Sudano, il quale ha aggiunto: «È impensabile che un privato cittadino si tenga in casa un patrimonio del genere, sottraendolo alla comunità. Operazioni come queste sono indispensabili, per far capire alle persone che i beni debbano essere fruiti. Questo di Vibo è un Museo unico, di livello internazionale».
Le dichiarazioni del procuratore Camillo Falvo
Esiste una grande attenzione contemporanea per i reati contro l’eredità artistica, storica e culturale, lo ha rimarcato il procuratore di Vibo Valentia, Camillo Falvo, nel corso del suo intervento: «Ringrazio il Comando di Cosenza per la Tutela del Patrimonio Culturale. Io sono un appassionato di indagini in questa materia, collaboro con loro da una vita e devo dire che hanno una grande professionalità. E molti dei reperti che si trovano in questo Museo sono stati rinvenuti dal Comando. Viviamo in una regione con importanti criticità: i beni vengono spesso saccheggiati e rimessi in circolazione. Una delle attività che svolge il Comando per la Tutela del patrimonio culturale è quella di verificare, periodicamente, cosa viene commercializzato su internet. E questa indagine nasce nel 2014 esattamente così. C’è stata una evoluzione legislativa negli ultimi anni, per queste indagini si prevede anche la figura dell’infiltrato».
Il racconto dell’indagine
Il capitano Giacomo Geloso ha raccontato dettagliatamente l’indagine: «Abbiamo iniziato da un controllo e ci siamo imbattuti nella vendita di monete, da parte di un collezionista, che venivano indicate come autentiche. Abbiamo lavorato con la Procura di Vibo, effettuato le perquisizioni, le quali ci hanno permesso, in prima battuta, di sequestrare 218 monete in argento e bronzo, con anche la documentazione».
Gli investigatori hanno così individuato due collezionisti – uno vibonese e uno pugliese – in possesso di monete d’oro, d’argento e di bronzo risalenti a epoche magno-greca, romana, bizantina e medievale. Grazie alla collaborazione dei funzionari archeologi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per Reggio Calabria e Vibo Valentia, le 479 monete sono state certificate come autentiche.
A spiegare dettagliatamente le monete, con una vera e propria lezione, l’archeologo, esperto di numismatica per le sovraintendenze di Reggio Calabria e Vibo Valentia, Alfredo Ruga: «Osserviamo, mediante queste monete, lo spaccato cronologico che va dal VI secolo A.C al Medioevo; esiste anche un piccolo nucleo di monete di età moderna di vari stati italiani, per esempio Siena». Ha concluso i lavori, con un ringraziamento, il direttore del Museo archeologico “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, Michele Mazza. Una mattinata storica per rimarcare il perimetro dello stato.
