Sono tre gli indagati, a vario titolo, per omicidio colposo, lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive in relazione al caso di botulino a Diamante. Lo rende noto la Procura di Paola, sottolineando che gli indagati sono il commerciante ambulante che avrebbe venduto il prodotto contaminato e i legali rappresentanti di due ditte che avrebbero fornito gli alimenti utilizzati per la preparazione dei prodotti venduti.
Intanto, dopo il decesso di un uomo originario del Napoletano, si registra ora una seconda morte sospetta a causa di intossicazione da botulino, quella di una donna residente nel Cosentino venuta a mancare nella giornata di ieri.
Un provvedimento di sequestro revocato
La Procura di Paola aveva comunque rinunciato a effettuare il sequestro, su tutto il territorio nazionale, del prodotto commerciale per stabilire eventuali contaminazioni da botulino che sarebbero all’origine delle intossicazioni verificatesi nel Cosentino. Il provvedimento, disposto stamani, è stato poi revocato perché, secondo quanto si è appreso, la Procura ha ritenuto che il problema non fosse nel prodotto in sé ma nella somministrazione. Una decisione scaturita, probabilmente, dai primi esami effettuati anche dall’Azienda sanitaria provinciale su tutti gli alimenti trovati nel food truck a Diamante, al quale si sono rivolte le persone poi intossicate.
12 pazienti ricoverati a Cosenza
«L’ospedale Annunziata di Cosenza ha risposto tempestivamente alla criticità e la rete ha funzionato. Al momento ci sono 12 pazienti ricoverati, tutti in prognosi riservata e 2 presentano un quadro clinico più severo. Ci siamo immediatamente attivati per reperire le fiale anti-botulino e siamo soddisfatti del lavoro svolto, che dimostra la validità del servizio pubblico». Lo ha detto il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza Vitaliano De Salazar.

Dei 12 pazienti, 9 sono ricoverati in rianimazione e 3 in pronto soccorso. Al momento, 5 fiale sono state iniettate e 4 restano di scorta. «I primi 2 pazienti – ha chiarito il primario della rianimazione dell’Annunziata Andrea Bruni – sono arrivati nel tardo pomeriggio di mercoledì e mostravano i sintomi classici dell’intossicazione da botulino. Ci siamo attivati immediatamente e nei casi più a rischio abbiamo iniettato l’antidoto, ma per ora restano tutti in prognosi riservata. Dall’anamnesi tutti hanno riferito di aver ingerito lo stesso cibo».
Secondo quanto riferito dal direttore sanitario dell’Annunziata Pino Pasqua, i sintomi più indicativi dell’intossicazione da botulino sono la cosiddetta “fame d’aria“. «I pazienti – ha riferito Pasqua – devono prestare attenzione alla sintomatologia, in particolare a mancanza d’aria e difficoltà nel deglutire e nel parlare. Bisogna prestare attenzione senza farsi suggestionare». (Ansa)
Fiale anti-botulino, un utilizzo di emergenza
Le fiale adoperate a Cosenza sono giunte in Calabria a seguito dell’intervento della Regione. Dopo l’aumento dei casi sospetti di intossicazione da tossina botulinica, verificatosi nella giornata di ieri, è stata infatti attivata la procedura d’emergenza prevista in questi casi, che prevede la segnalazione immediata al Centro Antiveleni di Pavia, unico centro nazionale deputato alla gestione del botulismo. Lo si è appreso dal Dipartimento Salute e Welfare della Regione Calabria.

Nessuna Regione e nessun ospedale del Paese ha l’autorizzazione a conservare l’antidoto in proprie strutture. Siero che, invece, è nell’esclusiva disponibilità del Ministero della Salute, che lo detiene in determinati luoghi sicuri e che lo distribuisce solo attraverso il Centro Antiveleni lombardo. Le prime 2 fiale, utilizzate per i primi pazienti, sono state inviate direttamente dalla Farmacia Militare di Taranto. Tuttavia, con il progredire dei casi, si è resa necessaria un’ulteriore fornitura.
Attraverso un’interlocuzione diretta tra l’ospedale Annunziata di Cosenza, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), sono state inviate altre 7 fiale di antidoto da tenere come scorta presso la terapia intensiva dell’ospedale calabrese. Nella giornata di ieri, per garantire una risposta ancora più tempestiva, è stata organizzata una missione straordinaria: la Regione Calabria, tramite Azienda Zero, ha messo a disposizione un velivolo del 118 che si è recato presso l’ospedale San Camillo di Roma, dove il Ministero aveva nel frattempo centralizzato ulteriori fiale di antidoto per facilitarne la distribuzione.
Attualmente, l’ospedale Annunziata dispone quindi di una scorta di antidoto. Una misura eccezionale dovuta alla situazione emergenziale, nonostante la prassi ordinaria non preveda che le strutture ospedaliere detengano direttamente il farmaco.