Riceviamo e pubblichiamo un intervento dell’architetto vibonese Cesella Gelanzè.
“Vòlli, e vòlli sempre, e fortissimamente vòlli”. E il Ponte sullo Stretto si farà nonostante fatica non fosse maggiore nel realizzare l’approvazione di un progetto, tanto che al confronto la sua realizzazione si dovrebbe preannunciare una passeggiata al chiaro di luna. Paradossi che strappano un sorriso.
Il cantiere più da capogiro della più grande impresa di costruzioni italiana, tra le più grandi, qualificate e affidabili al mondo, si troverà a sfidare ancora tempi avversi e reticenti impenitenti. Ma fa parte della storia. Stesso destino ebbe la Torre Eiffel e sappiamo qual è la sua importanza oggi per la Francia.
L’Alfieri del momento si chiama Matteo Salvini, successore nella volontà di realizzazione del progetto, del Silvio Berlusconi precursore storico di quella che egli stesso definì “una priorità assoluta” “per ben due volte bloccata da governi della sinistra”.
L’attuale ministro delle Infrastrutture ha fatto anche suo quel sogno. “La nostra breve vita è raccolta nello spazio e nel tempo d’un sogno” per parafrasare William Shakespeare.
Grandi del passato ci hanno lasciato un pezzetto dei loro sogni: dall’antica Roma al Rinascimento di Brunelleschi, fino all’avvenirismo del ‘900.
Un nuovo sogno, il più grande nella realizzazione delle infrastrutture è a portata di materializzazione, creando il legame fisico tra due sponde che la mitologia ha descritto inavvicinabili senza incorrere in figure mostruose, le stesse che albergano ancora dietro gli appellativi di “Spreco enorme” o “Scelta folle” che i soliti detrattori continuano ad assegnare all’opera.
Non stiamo a snocciolare i numeri che incrementeranno l’economia in termini di occupazione e di sviluppo per tutta la Nazione.
Ma mi piace ricordare l’esperienza di vita di noi del territorio, noi che, solo noi, possiamo testimoniare con le ore infinite di tempo impiegate per l’attraversamento nelle situazioni più disagiate dovute anche allo stato del mare, per dirne una.
Noi, seppelliti nei decenni con la nostra dignità di calabresi da una montagna di parole inconcludenti, dovremmo ricorrere al lamento continuo e fastidioso, abitudine consolidata che ci contraddistingue?
Ma è stata fatta o no l’unità d’Italia? Quella politica risale a Garibaldi e ai Savoia, quella fisica è nientepopodimeno che un leghista a realizzarla. E questa è la storia di oggi.