Il gruppo consiliare al Comune di Vibo Valentia Cuore Vibonese denuncia con forza la situazione insostenibile che da «venerdì scorso riguarda oltre 70 famiglie della zona stazione di Vibo-Pizzo. Duecento cittadini – tra cui bambini e persone allettate – vivono senza acqua, impossibilitati a lavarsi, cucinare o garantire l’igiene personale, in pieno contrasto con i diritti fondamentali dei cittadini».

La soluzione ci sarebbe ma…
La soluzione tecnica, a dire dei consiglieri Giuseppe Cutrullà, Danilo Tucci, Giuseppe Russo e Giuseppe Calabria, sarebbe semplice: «Basterebbe – spiegano – aprire le saracinesche e ripristinare l’erogazione. Ma Comune e Sorical continuano a giocare al rimpallo di responsabilità. Il Comune scarica su Sorical, Sorical rimanda al Comune. E i cittadini? Privati dell’acqua e presi in giro. Anche la stazione ferroviaria è rimasta senz’acqua, con i bagni chiusi: un biglietto da visita indecoroso per chi arriva in città. Operai pronti a intervenire si sono fermati perché nessuno decide chi deve autorizzare cosa. Un teatrino grottesco che umilia Vibo e lascia a secco un’intera comunità».
Privazione intollerabile
E mentre «le famiglie subiscono questa privazione intollerabile», la giunta comunale – tuonano i consiglieri di opposizione – «sembra affaccendata in ben altro: quasi tutti gli assessori hanno la testa alle prossime elezioni regionali. Il sindaco intende paralizzare l’attività amministrativa per due mesi? Se gli assessori vogliono correre alle regionali, allora il sindaco li revochi subito dalle loro funzioni. Diversamente, la città sarà bloccata da una giunta distratta, assente e totalmente inadeguata».
Quello che sta accadendo, insomma, «non è solo un disservizio: è interruzione di pubblico servizio, gravissima e inaccettabile. Comune e Sorical stanno negando un diritto fondamentale, trattando l’acqua – bene essenziale e non opzionale – come se fosse un lusso da concedere o negare a piacimento. Il Comune e Sorical voltano le spalle ai cittadini: a Vibo oggi il diritto all’acqua è solo un miraggio, non un servizio». Chiudono i consiglieri.