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Elezioni in Calabria, le richieste di Confartigianato Imprese ai tre candidati presidente

Tridico, Occhiuto e Toscano si sono confrontati sulla base del manifesto programmatico presentato dall'associazione. Focus sulle micro e piccole aziende

di Redazione
30 Settembre 2025
in Politica
Elezioni in Calabria, le richieste di Confartigianato Imprese ai tre candidati presidente

Pasquale Tridico, Roberto Occhiuto e Francesco Toscano

Confartigianato Imprese Calabria ha presentato il proprio documento programmatico in vista delle prossime elezioni regionali, illustrato dal presidente Salvatore Ascioti e dal segretario regionale Silvano Barbalace. Presente anche il vice presidente regionale Francesco Pellegrini, i presidenti delle categorie, i componenti della giunta esecutiva.

L’artigianato calabrese, con oltre 31.700 imprese attive e oltre 53.000 addetti, rappresenta il 18,7% della forza lavoro regionale e il 17,3% del tessuto imprenditoriale complessivo. Un comparto che, secondo l’ultima indagine Censis realizzata con Confartigianato, si conferma motore silenzioso ma essenziale dello sviluppo economico e sociale, capace di coniugare tradizione e innovazione, radicamento territoriale e apertura ai mercati internazionali.

Le richieste chiave di Confartigianato

Tra i temi centrali sottolineati da Confartigianato figurano:

  • confronto costante con la politica regionale, per trasformare il dialogo con le imprese in uno strumento permanente di programmazione;
  • snellimento della burocrazia e digitalizzazione della pubblica amministrazione, per rendere più semplice e rapido l’avvio e la crescita delle attività;
  • sostegno agli investimenti, all’innovazione e all’aggregazione tra imprese, con accesso agevolato al credito e strumenti semplici e certi;
  • riqualificazione delle aree produttive e maggiore attenzione alla partecipazione delle micro e piccole imprese calabresi alle gare pubbliche;
  • attuazione della legge regionale 5/2018 e rifinanziamento del fondo per l’artigianato, inclusa la creazione del marchio regionale di qualità e lo sviluppo del turismo esperienziale legato ai mestieri;
  • legalità e concorrenza leale, con controlli più incisivi contro lavoro nero e abusivismo e premi per le imprese regolari;
  • formazione e ricambio generazionale, con l’istituzione di una “grande accademia dei mestieri artigianali” per formare gli artigiani del futuro;
  • un piano per l’export, in grado di valorizzare i prodotti calabresi sui mercati esteri, con una regia unica e condivisa con le associazioni di categoria.

«L’artigianato non chiede assistenzialismo, ma strumenti semplici per lavorare, crescere e innovare. Non pretende scorciatoie, ma regole chiare, tempi certi e pari dignità rispetto agli altri comparti produttivi», hanno sottolineato Ascioti e Barbalace. Confartigianato Calabria ha chiesto al futuro presidente della Regione un impegno concreto: nei primi 100 giorni di mandato sottoscrivere con l’organizzazione un’agenda degli interventi, capace di definire in maniera chiara e operativa le esigenze delle micro e piccole imprese calabresi.

Il confronto promosso da Confartigianato Calabria con i candidati alla presidenza della Regione ha offerto l’occasione per misurare approcci e priorità politiche sui temi cruciali per il mondo delle imprese artigiane: credito, innovazione, formazione, politiche europee e valorizzazione dei territori.

L’intervento di Tridico

Il primo a intervenire è stato il candidato del centrosinistra Pasquale Tridico, che ha rivendicato un legame diretto con l’artigianato maturato già alla guida dell’Inps. «Ho collaborato con Confartigianato e con Inail – ha ricordato – segnalando la sproporzione dei premi assicurativi rispetto ai minori infortuni del settore. Abbiamo costruito accordi utili per rafforzare rappresentanza e operatività». Da qui la sua visione: non forzare processi di crescita dimensionale, ma valorizzare il tessuto produttivo fatto di micro e piccole imprese capaci di competere nei distretti, quando questi sanno fare rete su innovazione, formazione e credito.

Salvatore Ascioti, Pasquale Tridico e Silvano Barbalace

Un capitolo centrale per Tridico è quello dell’innovazione. La proposta è la creazione di quattro hub pubblici tecnologici e formativi: uno specifico per l’artigianato, uno per l’agricoltura e due per l’industria. Mille giovani, 250 per polo, dovrebbero sviluppare idee e processi calibrati sulle filiere locali: agroindustria, enogastronomia, mestieri di qualità. «Non si fa aerospazio dove non c’è aerospazio», ha puntualizzato, chiarendo la volontà di ancorare i progetti alle vocazioni territoriali. Gli hub dovrebbero nascere in stretta sinergia con i tre atenei calabresi, senza moltiplicare sedi ma collocandosi nei distretti (Corigliano-Rossano, Vibonese, area centrale, Reggino) per costruire filiere che leghino scuola, formazione professionale e ricerca.

Al centro anche il tema del trasferimento di conoscenza nelle imprese attraverso il finanziamento regionale del dottorato industriale, che consentirebbe a ricercatori di operare tre anni nelle aziende prima di completare il percorso accademico. Accanto a ciò, il sostegno al credito e al marketing internazionale, considerati beni pubblici indispensabili per le piccole imprese. «La Regione – ha aggiunto – deve guidare la promozione all’estero con una task force per l’internazionalizzazione. E quando progetteremo i poli, la prima cosa sarà chiedere alle associazioni i fabbisogni formativi: la scelta dei settori e dei luoghi sarà partecipativa».

L’intervento di Occhiuto

Sul fronte opposto, il presidente uscente Roberto Occhiuto, candidato del centrodestra, ha impostato il proprio intervento come una sorta di campagna di consuntivo. «Sto facendo una campagna elettorale dicendo ai calabresi che faccio il consuntivo di quello che ho fatto. Non ho la bacchetta magica, ma ho rimesso in moto una Regione che era immobile», ha sottolineato.

Salvatore Ascioti e Roberto Occhiuto

Tra i punti più rilevanti, l’uso delle risorse europee: Occhiuto ha indicato la riprogrammazione del Fesr come leva per coprire attività oggi finanziate con il Fsc e integrare il fondo per l’artigianato. In parallelo, la spinta all’internazionalizzazione e alle fiere, strumenti «indispensabili per microimprese spesso prive di capitali adeguati» ad affrontare mercati lontani. «Quando presenti le eccellenze calabresi in una fiera – ha detto – dimostri che c’è una Calabria che ha grandi risorse», ricordando l’impegno di tanti giovani che hanno innovato le imprese familiari.

Il nodo dell’accesso al credito rimane centrale: «Servono confidi (Consorzi di garanzia collettiva dei fidi) che funzionino e strumenti operativi. Possiamo usare risorse Ue per fondi di rotazione con leva 1:4 o 1:5, ma qualcuno deve gestirli». Da qui il richiamo alla trasformazione di Fincalabra in vera finanziaria e alla possibilità che le associazioni di categoria abbiano un ruolo nella gestione delle pratiche. Sulle aree interne, Occhiuto ha posto l’accento sulla nuova flessibilità europea, che consentirà di destinare risorse a idrico e social housing. L’idea è finanziare fino all’80% dell’acquisto e della ristrutturazione delle case nei borghi, per contrastarne lo spopolamento.

Grande spazio anche al capitale umano. Dopo aver «investito sulle università e aumentato le borse di studio», il presidente ha lanciato la proposta di un “reddito di merito” da 500 euro al mese per i diplomati che scelgono un ateneo calabrese e mantengono una media di almeno 27. Una misura che, secondo Occhiuto, sarebbe sostenibile e di forte impatto per le famiglie. Inoltre, ha richiamato l’urgenza di nuove academy tecnico-professionali, in collaborazione con le università, citando l’esperienza di Lamezia per la manutenzione degli aeromobili.

Nel bilancio di mandato ha rivendicato «risultati concreti: la fine della stagione delle emergenze sui rifiuti, la riforma dei consorzi di bonifica ridotti da 11 a 1, il record storico di arrivi turistici in particolare stranieri e il rilancio degli aeroporti con nuove infrastrutture». Infine, la linea politica e comunicativa: «Parlo bene della Calabria perché la governo e perché amo questa terra. Se la racconti come senza futuro, gli investimenti non arrivano». E un appello alle associazioni: «Dal 7 ottobre avrò mille problemi sulla scrivania: portatemi idee concrete su credito e formazione professionale e realizziamole insieme. Governare non è parlare dei massimi sistemi: è indirizzare le risorse europee allo sviluppo del territorio e al sostegno delle imprese».

L’intervento di Toscano

Il candidato alla presidenza per Democrazia sovrana e popolare, Francesco Toscano, denuncia una campagna «mediaticamente schiacciata tra due sistemi» e spiega l’approccio della sua lista: «Abbiamo puntato a rimettere al centro il ragionamento politico, non i cerotti: basta bandi a pioggia e promesse tampone». La diagnosi è strutturale: «Da trent’anni il sistema procede col pilota automatico: cambia il colore dei governi ma non cambiano desertificazione economica ed emorragia demografica».

Salvatore Ascioti e Francesco Toscano

Per uscire dalla logica dei «bandi smistati», propone di trasformare Fincalabra: «Da carrozzone che distribuisce fondi a piccola Iri (Istituto per la ricostruzione industriale) regionale: dentro associazioni di categoria e banche di sistema, linee di credito agevolate garantite dalla Regione e crediti fiscali regionali circolanti per immettere liquidità immediata». Obiettivo: «Superare la prudenza bancaria quando paralizza investimenti meritevoli e rimettere al centro la creazione di ricchezza».

Sulle aree interne contesta l’impostazione rinunciataria: «Non accetto l’idea che vadano “accompagnate alla fine”: è una scelta politica, non una necessità». Lega la battaglia ai rischi dell’omologazione globale: «Ogni artigiano è un mondo, un’identità. Se uniformi tutto, chi è diverso diventa un problema da punire». Invoca una alleanza fra imprese, lavoro e politica «per smettere di andare a Bruxelles o Roma col piattino in mano» e rivendica autonomia di progetto: «Nessuno ci vieta di usare le nostre risorse per processi di sviluppo autonomo; se serve, si affrontano anche i conflitti: la lotta politica non è un male quando il sistema è sbagliato».

Sul quadro economico contesta austerità e compressione salariale: «La povertà genera povertà. Con dazi in crescita e domanda interna massacrata, l’export da solo non basta: senza redditi e liquidità gli artigiani, anche i migliori, non vendono». Da qui l’idea di «invertire il paradigma» usando «la finanziaria regionale come regia di sviluppo» per credito, filiere e nuove catene del valore. C’è anche un passaggio culturale: «Dobbiamo uscire dall’individualismo che ci fa preferire il vicino in difficoltà a un benessere condiviso. Meglio accettare che qualcuno guadagni un po’ di più dentro un progetto comune che restare tutti fermi: meglio stare dietro in una Ferrari che a piedi». Propone filiere artigiane coordinate, «anche con un marchio comune, “Calabria sovrana“».

La chiusura è una chiamata all’impegno su tre piani: politico, economico, culturale. «Basta rassegnazione. Non vogliamo essere salvati da nessuno: possiamo rimetterci in moto da soli. Forse perderemo, io penso di no; ma è l’unica scelta sensata e dignitosa per una politica locale che vuole davvero cambiare».

Tags: ArtigianatoConfartigianatoElezioni regionali
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