«Le Serre Vibonesi vogliono diventare catanzaresi? Se davvero qualcuno immagina di trovare altrove servizi migliori e porte spalancate, buon per lui. Ma la polemica, tutto sommato secondaria, ha almeno un pregio: costringe a guardare oltre il caso del giorno e a riaprire un discorso serio sull’assetto territoriale della Calabria».
È quanto affermato da Michele William La Rocca, presidente provinciale Asi Vibo Valentia vice presidente nazionale Filitalia International. Ciò in risposta a quanto emerso negli ultimi giorni, ovvero la volontà del sindaco di Serra San Bruno, Alfredo Barillari, di abbandonare la provincia di Vibo Valentia per abbracciare quella di Catanzaro.

«Vibo Valentia e Lamezia insieme»
«La domanda, finalmente, torna a essere quella che conta: ha ancora senso la geografia amministrativa così com’è? E, soprattutto, ha senso che Vibo Valentia e Lamezia Terme continuino a vivere separate? – ha detto La Rocca – Mentre il Parlamento discute l’abrogazione della Legge Delrio e il ritorno alle Province elettive, si apre una finestra politica che potrebbe riscrivere gli equilibri regionali. Una fase delicata e fertile, in cui ciascun territorio è chiamato a scegliere la propria direzione».
«E non è un caso che altre aree della Calabria si stiano già muovendo: proprio sul versante ionico, da anni si lavora con continuità all’ipotesi di una grande Provincia della Magna Grecia, unendo l’asse Rossano–Corigliano–Crotone in un progetto organico di sviluppo comune, identità condivisa e massa critica».
«Un parallelo che interroga anche il Tirreno centrale»
«Se l’area ionica si riorganizza, perché il Tirreno centrale dovrebbe restare immobile? Perché Vibo Valentia e Lamezia Terme, che già oggi compartono economia, mobilità, infrastrutture e una storia incrociata, non dovrebbero immaginare un percorso simile? – ha asserito La Rocca – Porto, aeroporto, ferrovia, logistica, turismo, sanità: tutti gli indicatori strategici dicono la stessa cosa da anni, ma nessuno ha avuto il coraggio di tradurla in una proposta politica strutturata. Separatamente, Vibo e Lamezia non pesano quanto dovrebbero. Insieme, formerebbero un asse forte, credibile, competitivo»
«Una nuova Provincia Vibo–Lamezia: non un vezzo, ma una necessità. Una necessità che deve fare cancellare vecchi campanilismi inutili e retrivi e guardare al futuro. Il ritorno alle Province elettive offre una chance storica. Per la prima volta dopo decenni, esiste la possibilità concreta di costruire un ente provinciale capace di rappresentare davvero un territorio e non un semplice confine burocratico», ha continuato.
I vantaggi della fusione
Una Provincia Vibo–Lamezia «non sarebbe un artificio geografico ma un polo naturale», utile a:
- Riequilibrare la rete sanitaria (con un ospedale di Lamezia finalmente in posizione “hub”)
- Valorizzare l’incredibile potenziale turistico del Tirreno centrale
- Gestire in modo integrato porto, aeroporto e mobilità regionale
- Dare finalmente voce a un territorio rimasto troppo a lungo periferico nelle decisioni politiche
«Il tempo stringe: chi non si organizza resterà indietro»
«La Calabria vive un momento cruciale. C’è chi, come l’asse ionico, si sta preparando da anni. E c’è chi, come il Tirreno centrale, rischia di restare spettatore di un processo che lo riguarda da vicino. Per evitare questo scenario, servono visione, responsabilità e capacità di aggregare. In questa fase, iniziative come quella del Comitato per la Provincia Unica Vibo–Lamezia, chiamato in causa nella parte conclusiva del dibattito, possono diventare strumenti utili per trasformare una riflessione in un progetto politico concreto, aperto e partecipato. La riforma delle Province non è un tecnicismo. È il treno che può decidere chi guiderà il futuro dei territori e chi, invece, resterà sul marciapiede», ha concluso Michele La Rocca.





























