
Settembre spalanca le porte ad un grande festival, inizierà il prossimo giovedì, 5 settembre, che si muove tra letteratura, musica, cinematografia, in una atmosfera distesa, tra cicale operose, brezza di fine estate e il profumo inequivocabile degli alberi e delle piante. Epiloga dolcemente l’estate a Capo Vaticano, con le parole acute degli scrittori, le note dei musicisti, gli applausi della gente.
Ha ragione il codirettore Marco Mottolese: Casa Berto è un “Family Festival”, espressione decisamente geniale, ma è esattamente l’impressione che si ha dalla platea, il festival non finisce quando si spengono le luci e apparentemente cala il sipario. Giornalisti, autori, artisti che si rincontrano, cenano in piena notte, parlano di libri, di storie, sono portatori di prospettive, scorci dai quali scorgere il mondo in tutta la sua complessità e meraviglia. È la bellezza di quella casa: rifugio di uno scrittore illuminato, oggi porto di mare. «La prima edizione – il racconto di Mario Mottolese, scrittore, giornalista e co direttore del Festival – si tenne ad agosto per quattro weekend, ci era venuta questa idea a me e ad Antonia: percepivamo che c’era un buco da riempire e che le nostre relazioni sarebbero state una grande opportunità per questo territorio».

Marco Mottolese ha una lunga storia con la casa di Giuseppe Berto: «Io ho conosciuto personalmente Berto, è stata una fortuna. Con Antonia siamo amici da 55 anni. Sono venuto per la prima volta a Capo Vaticano nel 1970 e me ne sono innamorato, c’erano fichi d’india e granito. Siamo sempre stati famiglia e non è stato difficile chiamare la kermesse “Estate a Casa Berto”, perché è per l’appunto un Family Festival. Phillip Smith, marito di Antonia Berto, alle 02.00 di notte prepara una cena per 40 persone e lo scrittore con il regista si incontrano, chiacchierano. Il Festival dura tutto il giorno».
Mottolese definisce Casa Berto «un festival familiare, orizzontale: accogliamo quanti hanno qualcosa da raccontare, suonare o far vedere in quel posto e amicale. Dietro c’è una matassa di relazioni: abbiamo avuto in questi anni 200 ospiti circa. La letteratura di Berto è stata rilanciata nell’ultimo decennio, grazie a figure come Emanuele Trevi. In fin dei conti abbiamo fatto un lavoro che serve a Capo Vaticano, serve al Festival e serve a rilanciare l’opera di Berto. I primi anni il grande Enrico Ghezzi curava un vero fuori orario, con delle proiezioni cinematografiche incredibili, delle vere chicche». Sarà quello di quest’anno un Festival, ci racconta il Direttore, alto nei contenuti, si pensi alla Lectio Magistralis dell’etologo Enrico Alleva. «Ma anche glamour dal punto di vista musicale, per interessare più persone possibili».
Sulle opere finaliste: «Una cinquina straordinaria, con un mescolamento di editori diversi, grandi e piccoli». Infine, con Marco Mottolese abbiamo parlato anche dei retroscena di Casa Berto, per esempio il cibo, che accompagna la kermesse: «Alla nostra tavola è tutto a kilometro zero, Phillip cucina con i prodotti degli orti, il piatto simbolo sono rigorosamente i fileja». Appuntamento al prossimo 5 settembre.