La Corte d’Appello di Catanzaro, presieduta dalla giudice Roberta Carotenuto e con a latere le giudici Giovanna Mastroianni e Maria Rosaria Di Girolamo, ha emesso una sentenza che modifica in parte le condanne inflitte in primo grado a tre imputati accusati di gravi reati legati al metodo mafioso.
Le condanne
I giudici hanno condannato:
- Vitaliano Costanzo a 6 anni e 9 mesi di reclusione (in primo grado erano stati 8 anni, 8 mesi e una multa di 3.000 euro)
- Francesco Squillace, noto come “Cecchetto”, a 6 anni di reclusione (rispetto ai 7 anni della sentenza di primo grado)
- Riccardo Elia a 6 anni e 7 mesi di reclusione (in primo grado erano stati 7 anni e 2 mesi).
I reati contestati col metodo mafioso
Gli imputati rispondevano, a vario titolo, di gravi accuse tra cui: tortura, lesioni personali aggravate, sequestro di persona, violenza privata, detenzione illegale di arma comune da sparo e rapina. Tutti i reati risultano aggravati dall’uso del metodo mafioso.
La ricostruzione dei fatti
Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile, i fatti contestati risalgono al 26 e 27 ottobre 2022. Durante queste due giornate si sarebbe consumata una brutale aggressione ai danni di un giovane che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe avuto una relazione sentimentale con la compagna di Costanzo.
La decisione della Corte d’Appello riduce le pene stabilite in primo grado, ma conferma la gravità dei reati contestati e l’aggravante mafiosa. La vicenda continua a destare scalpore, rappresentando un importante caso giudiziario che evidenzia l’impegno delle autorità nel contrastare le dinamiche criminali legate al metodo mafioso.