Un altro sabato è arrivato sul binario delle storie, con una nuova protagonista, Alberta Nesci, viticoltrice, a capo di una azienda, originaria di Reggio Calabria. Una donna spontanea e premurosa, che ha scelto di tornare in Calabria, prendere le redini dell’azienda e fare il vino, con dedizione e scrupolo. Orgogliosa della sua terra, ci ha raccontato la sua vita professionale: era una studentessa appassionata, poi è rientrata in Calabria, desiderosa di capire cosa ci fosse dietro la parola azienda, quale lavoro.
La storia
«Io non ho avuto una giovinezza correlata al mio attuale lavoro: studiavo Comunicazione di impresa a Pisa, poi mi sono spostata a Catania per fare Direzione aziendale. L’azienda di famiglia c’era già, è stata fondata nel 1899. Rappresentava un hobby per mio padre, il quale era docente universitario di agraria. Nel suo tempo libero si dedicava al bergamotto, al vigneto, all’uliveto. Nel 2013 ha chiesto a me e alle mie sorelle se qualcuna di noi avesse voluto proseguire questa sua passione, mi sono lanciata io, con entusiasmo, in un universo sconosciuto. A me sarebbe piaciuto fare un dottorato di ricerca, era tra i miei progetti, ma a ventitré anni ho svoltato, per provare a capire cosa ci fosse dietro la definizione di vino rosso, bianco, di azienda. Da lì ho iniziato a girare con mio padre in campagna, con il nostro enologo, per conoscere il processo di vinificazione. Nel frattempo, abbiamo ristrutturato la cantina e nel 2015 siamo partiti con la prima vendemmia. Allora io lavoravo con mio padre e curavo l’aspetto commerciale».
Il vino: una storia d’amore
Nell’azienda di Alberta Nesci prima del 2015 non si faceva vino, la prima vendemmia ha suggellato, letteralmente, l’inizio di una storia d’amore. Alberta non ha alcun rimpianto, se non quello «di non aver studiato enologia». Nel 2019 ha assunto l’amministrazione di sostegno dell’azienda e nel 2021 ne ha preso completamente le redini. La giornata tipo di Alberta è dinamica: «Arrivo al lavoro e mi dedico il più possibile alle mansioni necessarie in campagna o in ufficio, a seconda dei giorni. Abbiamo nel vitigno il cordone speronato, la vigna a bacca rossa e a bacca bianca. A bacca rossa possediamo: il Merlot, il Calabrese Nero e il Nocera; a bacca bianca nel 2019 abbiamo piantato Pecorello e Mantonico. Il pomeriggio, in genere, lo impiego in ufficio e la sera, fatta eccezione per le riunioni, la consacro alla mia famiglia. Alle 17.00 finisco di lavorare e rientro dai miei figli. Il bello di questo lavoro è il dinamismo: non esiste una routine monotona».
I vini e la Calabria
Sui vini calabresi Alberta è ottimista: «Le barriere stanno venendo giù. Oggi esistono reti, relazioni e una narrazione nuova. Quando io ho iniziato, il mondo intorno ai vini di Calabria era più chiuso, c’era preclusione mentale. Adesso c’è interesse: me ne accorgo quando in etichetta metto con orgoglio Igp Palizzi. Nelle persone si intravede curiosità, anche per il territorio». Alberta è una donna professionalmente «molto» felice e il futuro lo immagina «un crescendo», a patto che tutto parta «dal lavoro e dal nostro territorio».