Un controllo stradale apparentemente di routine si è trasformato in un caso giudiziario rilevante a Rossano, in Calabria, dove un assistente capo della Polizia penitenziaria è stato fermato mentre si recava in servizio presso il locale carcere.
Il controllo
Mentre l’uomo si trovava a bordo della sua auto, è stato fermato dai carabinieri per un normale controllo della circolazione in Calabria. Durante le verifiche iniziali, il suo comportamento ha destato sospetti, portando i militari ad approfondire l’ispezione del veicolo.
Nel corso del controllo, i carabinieri hanno trovato un involucro contenente tre smartphone nuovi, per i quali l’uomo non è riuscito a fornire una spiegazione credibile. A un esame più approfondito del veicolo, è stato rinvenuto anche un altro contenitore con caricabatterie, rafforzando l’ipotesi che gli apparecchi fossero destinati a essere introdotti illecitamente nella struttura penitenziaria di Rossano.
Le accuse e l’arresto in Calabria
L’assistente capo è stato immediatamente arrestato e posto agli arresti domiciliari con l’accusa di accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte di detenuti. Gli inquirenti ritengono che gli smartphone e gli accessori ritrovati fossero destinati ad agevolare la comunicazione all’interno del carcere.
La perquisizione a casa: altri ritrovamenti
Le indagini si sono poi spostate presso l’abitazione dell’uomo, sempre in Calabria, dove è stata effettuata una perquisizione. Qui i carabinieri hanno trovato cocaina, portando alla formulazione di una seconda accusa: detenzione di sostanze stupefacenti.
Le indagini, coordinate dal procuratore Alessandro D’Alessio della Procura di Castrovillari, mirano ora a chiarire eventuali complicità. Ed a comprendere se questo episodio sia parte di un fenomeno più ampio.
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