«Stiamo seguendo con grande apprensione quello che sta succedendo in questi giorni nella sanità vibonese, con il mancato rinnovo dei contratti in scadenza di diversi operatori sanitari, a cui esprimiamo piena solidarietà. In realtà già a maggio, noi dell’Osservatorio civico Città Attiva, insieme agli altri gruppi che ci affiancano nella battaglia per una sanità degna di un Paese civile, avevamo cercato di far comprendere a chi aveva in mano il futuro della sanità vibonese, che lo scioglimento dell’Asp di Vibo sarebbe stato una sciagura per un sistema già fortemente deficitario, ma mai avremmo immaginato di sprofondare nell’abisso».
A parlare con estrema fermezza e decisione sono i vertici dell’osservatorio civico Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo. «Ci siamo sentiti ripetere per mesi – proseguono – che il reparto di medicina d’urgenza e l’obi rimanevano chiuso per mancanza di personale e adesso assistiamo incredibilmente al mancato rinnovo di contratti in scadenza per “esubero di personale”, con il conseguente depotenziamento di altri reparti, già in affanno, e la soppressione di ulteriori servizi.
Non si può rimanere inermi davanti a tutto questo: ce lo impedisce la nostra coscienza, la responsabilità che abbiamo in primo luogo come genitori, nei confronti dei nostri figli, ma anche come avvocati, che non possono tacere lì dove rilevano una illegittima, oltre che prepotente ed umiliante sottrazione di diritti.
Faremo quindi sentire la nostra voce – avvertono Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo – , come stiamo facendo da due anni a questa parte, questa volta però faremo anche di più, presentando una denuncia e chiedendo per prima cosa alla Procura di fare luce su quella che ha tanto il sapore amaro di una sceneggiata che si sta consumando sulla pelle dei vibonesi: nessuno deve pensare di potersi permettere il lusso di tenere chiusi i reparti, di depotenziarli, o di sopprimere i servizi, ritenendo di non dover rendere conto a nessuno delle proprie scelte, forse non è abbastanza chiaro che si sta parlando di servizi sanitari, di diritto all’assistenza ed alle cure, del diritto alla salute di rilevanza costituzionale».

«La Procura dovrà verificare se un servizio pubblico possa essere sospeso»
E lo stesso – viene assicurato – «faremo anche per il reparto di psichiatria, perché nonostante sia stato ridotto al pari di un ambulatorio, sopprimendo i posti letto, anziché affrontare e risolvere il problema, si decide inspiegabilmente di continuare a fare avvisi a tempo determinato.
Denunceremo formalmente anche l’interruzione delle prenotazioni degli screening oncologici mammografici, sospese da diversi mesi, gravissimo se si tiene conto che l’Asp di Vibo Valentia è risultata inadempiente nell’area che riguarda la prevenzione, ed in particolare per la proporzione di persone che hanno effettuato test di screening di primo livello, in un programma organizzato per mammella, per cervice uterina e per colon retto.
La Procura sarà chiamata a verificare, nei casi segnalati, se un servizio pubblico possa essere sospeso o interrotto, senza conseguenze per i decisori, nonostante tutto ciò rientri nei Livelli essenziali di assistenza».
E non serve, a parere delle interessate, il «pallottoliere» per capire che il «debito di bilancio, che pare orientare decisioni scellerate, sia da attribuire ai tagli che l’Asp di Vibo Valentia ha subìto non solo di recente, ma anche nel corso degli anni, basta andare a leggere per esempio quanto dichiarato nel Piano di sviluppo dei servizi sanitari adottato con delibera n. 1847/CS del 25.10.2023, e redatto dall’Asp di Vibo in ottemperanza a quanto prescritto nel DCA 217 del 3 agosto 2023.
Si scrive nero su bianco che la “spesa socio sanitaria è stata fortemente compressa nel territorio vibonese durante i dieci anni di piano di rientro” e si dimostra, mediante l’utilizzo di tabelle: ‘l’importante gap in termini di finanziamento del fabbisogno standard, con una riduzione media di circa il 40% rispetto alle altre Province’, al punto che l’Asp di Vibo Valentia è arrivata a ricevere nel triennio 2022/2024: 4.530.618,28 euro a fronte di un fabbisogno di 16.272.398 euro con un – 11.741.779,31, mentre, a parità di popolazione, l’Asp di Crotone per un fabbisogno di 15.145.551 euro ha ricevuto 35.124.476,16 con un + 19.978.924,73».
«Territorio vibonese fin troppo penalizzato negli anni»
È pertanto, sempre per l’Osservatorio, «appare fin troppo evidente che se c’è qualcuno che deve stringere la cinghia, non è certo il territorio vibonese, fortemente penalizzato nel corso degli anni, in termini di offerta dei servizi sanitari.
Alla luce della gravissima situazione che si sta verificando, insistiamo nel chiedere al prefetto di istituire al più presto un tavolo permanente per la sanità vibonese e di utilizzare tutti gli strumenti che la legge mette a sua disposizione, per supportare il lavoro di chi probabilmente non ha ben chiaro che per sconfiggere ogni forma di schiavitù e di sudditanza, dal potere mafioso, ma anche da quello politico, bisogna per prima cosa garantire i diritti ai cittadini, primo fra tutti quello alla salute, oltre che al lavoro.
Ai sindaci chiediamo di schierarsi in prima fila, per difendere i diritti fondamentali delle comunità che sono chiamati a rappresentare, ricordando ad ognuno di loro, che la battaglia per la sanità non può avere colore politico, perché interessa tutti indistintamente».
Appello al governatore della Calabria
Infine, Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo rivolgono un «appello al presidente Occhiuto, che non potrà ignorare il profondo allarme che arriva dalla Provincia di Vibo Valentia, un territorio che continua ad essere umiliato ed offeso e dove il diritto alla salute ed alla vita delle persone, sembra valere meno che altrove.
Dopo l’ennesimo scioglimento dell’Asp, che in passato non ha portato ad alcun miglioramento, si rischia di determinare il collasso definitivo della sanità vibonese, chiediamo quindi un suo forte ed incisivo intervento, come commissario alla Sanità, per garantire che non si perda di vista l’obiettivo principale, che dev’essere quello di garantire anche qui il diritto alla salute, perché non siamo figli di un Dio minore… ».
