Le elezioni regionali in Calabria 2025 si sono giocate non solo sul terreno politico, ma anche, soprattutto, su quello comunicativo. In un contesto mediatico frammentato, dove i social definiscono tempi e linguaggi del dibattito pubblico, la costruzione dell’immagine dei candidati, la coerenza dei messaggi e la capacità di presidiare i canali digitali hanno rappresentato un elemento decisivo per orientare la percezione degli elettori.
L’analisi che segue prende in esame la comunicazione dei tre candidati alla presidenza della Regione, Roberto Occhiuto, Pasquale Tridico e Francesco Toscano e, in una seconda parte, alcuni casi emblematici tra i candidati consiglieri che si sono distinti per originalità, consapevolezza o efficacia strategica.
La comunicazione dei candidati alla carica di presidente
Roberto Occhiuto – Centrodestra
Roberto Occhiuto ha confermato un vantaggio comunicativo consolidato: una narrazione centrata sull’efficienza amministrativa e sulla continuità, con un linguaggio manageriale più che politico. Il claim “In 4 anni più che in 40” è diventato il simbolo di una leadership pragmatica e rassicurante, capace di trasformare la gestione in storytelling, oltre che essere implicitamente una sottolineatura del vantaggio competitivo.
L’identità visiva pulita, istituzionale, ma soprattutto minimal, quasi a dire basta il cognome, trasmette stabilità e controllo. La comunicazione social è stata costante e ben pianificata, basata su video brevi, messaggi diretti e un uso sapiente del personal branding: Occhiuto Presidente ormai è un marchio politico autonomo. Poco spazio invece all’interazione o al racconto dal basso, una comunicazione top-down, ma di alto livello tecnico e perfettamente allineata agli obiettivi.
Pasquale Tridico – Centrosinistra
Pasquale Tridico ha impostato la sua campagna in vista delle elezioni regionali in Calabria sul binomio competenza e discontinuità, cercando di posizionarsi come alternativa credibile al governo uscente. Il messaggio alla base ha veicolato un’immagine etica e moderata, ma talvolta penalizzata da un linguaggio troppo tecnico. Anche il claim principale “Crediamoci” risulta debole come affermazione e non trasmette vantaggio.
Buono lo sforzo di unificare le diverse anime della coalizione (PD, M5S, AVS, Italia Viva), ma la molteplicità di loghi e cromie ha ridotto la riconoscibilità visiva del progetto, sebbene sia da apprezzare l’idea di fondo del simbolo di lista.
La comunicazione digitale ha privilegiato contenuti tematici, clip esplicative e focus sui programmi, un approccio più informativo che narrativo. Una strategia coerente ma poco emotiva, in cui la solidità intellettuale non sempre si è tradotta in mobilitazione e soprattutto nei primi periodi di campagna con una sensazione di ritardo nelle tempistiche.
Francesco Toscano – Democrazia Sovrana e Popolare
Toscano ha scelto un linguaggio diretto e polemico, coerente con la sua identità politica e con il posizionamento del movimento. La campagna ha fatto leva su un registro di denuncia e contrapposizione, più orientato alla coerenza ideologica che alla costruzione di consenso trasversale.
Il materiale grafico è essenziale, quasi militante, e la presenza sui social si rivolge a una base fidelizzata, difficilmente ampliabile. Una comunicazione coerente con la propria nicchia, ma priva di veri strumenti di persuasione verso l’elettorato indeciso.
Alcuni candidati che si sono distinti: tra creatività, coerenza e brand politico
Accanto ai protagonisti della corsa alla presidenza, le Regionali 2025 in Calabria hanno offerto alcuni casi di comunicazione particolarmente interessanti tra i candidati consiglieri. Esempi che, pur diversi per linguaggio e stile, raccontano un’evoluzione nella consapevolezza comunicativa della classe politica regionale.
Angelo Brutto ha dimostrato come la creatività linguistica possa trasformarsi in brand politico. L’hashtag #facciamobrutto, ironico e generazionale, è diventato un elemento identitario capace di generare engagement e riconoscibilità, dimostrando che la leggerezza, se ben calibrata, può essere strategica.
Antonio Lo Schiavo ha invece rinnovato il proprio posizionamento ispirandosi a modelli internazionali come Alexandria Ocasio-Cortez, reinterpretandone lo stile grafico e la retorica partecipativa. Un caso di rebranding politico riuscito, che ha influenzato anche candidati della sua stessa area.
Sul fronte opposto, Enza Bruno Bossio ha saputo coniugare esperienza e contemporaneità: la costruzione dei manifesti, curata e attenta alla leggibilità, restituisce l’immagine di una politica di lungo corso che parla anche alle nuove generazioni.
Solla stessa linea, Rosaria Succurro, Maria Limardo e Giuseppe Falcomatà hanno puntato su una comunicazione fotografica di impatto: la prima con un uso dinamico e cromaticamente distintivo dell’immagine, gli altri due su un registro istituzionale dai contrasti forti e palette coerenti, polarizzato sulla persona.
Gianluca Gallo, infine, rappresenta l’eccezione, che in assenza di una campagna strutturata, esprime un capitale reputazionale e relazionale tale da superare i 30.000 voti. Un promemoria che il brand politico personale, quando consolidato, può talvolta sostituire la comunicazione stessa.
Tendenze e “lezioni” per il futuro
Le Regionali 2025 mostrano una Calabria comunicativamente più matura, segnando un passaggio importante: la comunicazione politica locale si avvicina, finalmente, a modelli di professionalità e consapevolezza. La stagione dell’improvvisazione grafica e degli slogan generici lascia spazio a un uso più consapevole dei linguaggi, anche se la distanza con le best practice nazionali resta evidente.
Il dato più interessante è la polarizzazione dei modelli comunicativi: da un lato, le campagne istituzionali e centralizzate, fondate sulla continuità e sulla reputazione; dall’altro, tentativi di personalizzazione e storytelling di prossimità.
L’emergere di candidati capaci di giocare con ironia, estetica e linguaggio dimostra che il pubblico elettorale calabrese non è più impermeabile ai codici digitali. Tuttavia, la professionalizzazione della comunicazione politica resta ancora legata a poche figure di riferimento, più per cultura personale che per investimento strutturale dei partiti.
La lezione che emerge da questa tornata elettorale è duplice: la comunicazione non sostituisce la politica, ma la rappresenta; e dove la rappresentazione è coerente, coerente diventa anche la percezione del consenso. In sintesi: la forma conta quanto la sostanza, e oggi più che mai, in Calabria, chi sa raccontarsi ha già percorso metà del cammino verso il consenso.