«La pubblicazione del bando per il rinnovo ventennale della concessione a Meridionale Petroli non chiude il capitolo sulle possibilità di intervento del Comune. Le azioni che l’amministrazione può intraprendere includono:
- osservazioni formali al bando: presentare note tecniche e giuridiche per evidenziare criticità ambientali, urbanistiche o di sicurezza, chiedendo modifiche o vincoli;
- avvio di eventuali ricorsi amministrativi: se ci sono profili di illegittimità o violazioni normative, il Comune può agire davanti al Tar o altre sedi competenti;
- partecipazione ai tavoli istituzionali: spingere per il confronto con Regione, Autorità di sistema portuale e altri enti competenti, proponendo soluzioni concrete come la delocalizzazione o il trasferimento dei depositi offshore;
- promozione di studi di fattibilità e piani tecnici già proposti in consiglio regionale dal consigliere Lo Schiavo (Gruppo misto): coordinare analisi scientifiche, ambientali e urbanistiche per sostenere le proprie richieste, comprese ipotesi di riconversione turistica del waterfront;
- coinvolgimento di cittadini e stakeholder: organizzare consultazioni pubbliche e raccogliere osservazioni della comunità, rafforzando la legittimazione politica delle azioni del Comune.
Con questi strumenti, l’amministrazione può ancora incidere concretamente sul futuro dell’area portuale e sull’eventuale delocalizzazione dei depositi».
A farsi portavoce delle proposte è Giuseppe Muratore, già presidente del consiglio comunale di Vibo Valentia.
Il ruolo di Alecci e Mirabello
«Il rinnovo ventennale della concessione a Meridionale Petroli – scrive Muratore – rappresenta una delle partite più delicate per il futuro di Vibo Marina. In gioco non c’è soltanto un impianto industriale: c’è il destino dell’intera area portuale, divisa tra un presente fatto di cisterne e traffico pesante e un futuro che potrebbe essere turistico, ricettivo, culturale. La politica, in questo frangente, era chiamata a mostrare compattezza, coraggio e soprattutto concretezza».

Un segnale di concreto interessamento «è arrivato dal gruppo Alecci-Mirabello, che ha provato a smuovere le acque. Soltanto Ernesto Alecci, infatti, consigliere regionale eletto a Catanzaro e riferimento dei Democratici e riformisti al Comune di Vibo, guidati da Enzo Mirabello, ha provato a stimolare un dibattito sul tema con l’interrogazione formale n. 377 del 17/07/2025 alla giunta regionale, che avrebbe costretto la maggioranza ad affrontare pubblicamente il tema della delocalizzazione, trasformando una battaglia locale in una questione istituzionale. Un gesto politico forte, che ha ridato speranza ai cittadini e ha mostrato come, se c’è volontà, gli strumenti per difendere il territorio esistono. Purtroppo le dimissioni del governatore ne hanno bloccato l’iter».
Il centrodestra vibonese «assente in Regione»
«E i consiglieri regionali vibonesi di centrodestra – si chiede Muratore -? Assenti ingiustificati. Nessuna proposta, nessun emendamento, nessuna interrogazione. Nulla che possa dimostrare attenzione o volontà di incidere in un momento in cui la comunità chiedeva compattezza e risposte forti. Un vuoto politico che pesa ancora di più se si considera la forza di rappresentanza che il centrodestra esprime proprio a Vibo: nel collegio centro sono stati eletti due consiglieri di Forza Italia, uno di Coraggio Italia, uno della Lega e uno di Fratelli d’Italia».

A ciò si aggiunge «la presenza di assessori regionali vibonesi, con ruoli di governo e quindi con strumenti concreti per incidere direttamente sulle decisioni. Eppure, di fronte al rinnovo della concessione ventennale, la loro voce non si è sentita. Nessuna iniziativa pubblica, nessun atto in consiglio regionale, nessuna pressione politica: un silenzio che diventa ancora più grave se rapportato al peso istituzionale che Vibo esprime nell’attuale maggioranza».
Il «paradosso» della rappresentanza politica
Il risultato, per Giuseppe Muratore, «è un paradosso: a difendere con più forza Vibo Marina non sono stati i consiglieri “di casa”, ma figure “esterne” al territorio come Alecci. Un paradosso amaro, che diventa anche un campanello d’allarme per gli elettori: i cittadini vibonesi hanno trovato più ascolto e coraggio in chi non siede tra i loro rappresentanti diretti. Una lezione per gli elettori!».

Questa vicenda, termina l’ex presidente del consiglio comunale vibonese, «dimostra una cosa semplice: a Vibo Marina i cittadini non possono più accontentarsi di rappresentanti che guardano e tacciono. Se il futuro del porto e della città deve davvero cambiare, allora servono politici pronti a mettere la faccia, sfidare gli interessi e scegliere da che parte stare. Perché Vibo non ha più tempo da perdere: o si delocalizza adesso, o si condanna una comunità intera a restare ostaggio dei serbatoi per altri vent’anni. La soluzione non si trova, si conquista».