L’attacco delle ecomafie all’ambiente si intensifica senza sosta in Italia, e il Rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente dipinge un quadro allarmante. Per il secondo anno consecutivo, i reati ambientali accertati nel Paese sono cresciuti in doppia cifra, registrando un +14,4%, e hanno sfondato il muro dei 40.590 illeciti penali, una media impressionante di 111,2 reati al giorno, 4,6 ogni ora. Aumentano anche le persone denunciate, ben 37.186 (+7,8%), e le inchieste sulla corruzione ambientale, che salgono a 88 (+17,3%), coinvolgendo 862 persone denunciate (+72,4%). Questo scenario si traduce in profitti illeciti stimati in 9,3 miliardi di euro.
In questo contesto nazionale drammatico, la Calabria si conferma, purtroppo, protagonista in negativo. La regione mantiene il quarto posto nella classifica generale delle illegalità ambientali, concentrando il 7,9% del totale nazionale dei reati. Un dato che, di per sé grave, è aggravato da un ulteriore e pesante incremento complessivo di 303 reati rispetto all’edizione 2024, raggiungendo quota 3.215 illeciti, e più che raddoppiando il dato sugli arresti (41).
Il dramma dei rifiuti: la Calabria è seconda in Italia
Tra le filiere illegali, la situazione più allarmante per la Calabria è legata al ciclo dei rifiuti. La regione si colloca al secondo posto a livello nazionale (un balzo in avanti dal terzo posto dell’anno precedente) con ben 1.137 reati, 1.287 persone denunciate, 39 persone arrestate e 446 sequestri. Questa impennata di reati nel settore dei rifiuti costituisce una minaccia concreta per l’ambiente, la salute dei cittadini e l’economia sana.

La problematicità è diffusa sul territorio, con ben quattro delle cinque province calabresi tra le prime venti posizioni nella classifica provinciale dei reati più gravi: Catanzaro si posiziona al secondo posto (319 reati), Reggio Calabria all’ottavo (239 reati), Crotone al tredicesimo e Cosenza al quindicesimo. A questi si aggiungono 400 illeciti amministrativi e 422 sanzioni amministrative nella stessa filiera.
Abusivismo edilizio e crimini contro gli animali: altri fronti critici
Non solo rifiuti. Nel ciclo illegale del cemento, che a livello nazionale rappresenta la filiera con il maggior numero di illeciti penali (13.621), la Calabria è settima nella classifica nazionale con 869 reati, 829 persone denunciate e 134 sequestri. A livello provinciale, Cosenza segna il maggior numero di reati, raggiungendo il quarto posto, mentre Reggio Calabria è nona e Catanzaro sedicesima. I complessivi illeciti amministrativi nel cemento sono 1.725, con 1.759 sanzioni.
Anche i reati contro gli animali vedono la Calabria in una posizione scomoda, settima in Italia con il 6,1% del totale nazionale. Tra le prime venti posizioni si colloca Reggio Calabria al diciassettesimo posto con 143 reati. Considerando anche gli illeciti amministrativi, Reggio Calabria sale al nono posto e Cosenza al dodicesimo.

Legambiente: «Basta indifferenza, serve una rottura culturale»
I commenti delle sezioni regionali e locali di Legambiente risuonano come un forte appello. Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, ha espresso la sua profonda preoccupazione: «I dati del Rapporto Ecomafia 2025 confermano il quarto posto della Calabria con un pesante incremento complessivo del numero dei reati. La situazione più preoccupante è legata al ciclo di gestione dei rifiuti, nel quale, nella nostra regione, si è verificata una grave impennata di reati che portano la Calabria dal terzo ad un poco onorevole secondo posto, e costituiscono una minaccia per l’ambiente, per la salute dei cittadini e per l’economia». Parretta invoca un cambiamento radicale che coinvolga tutti gli attori della società calabrese (cittadini, imprese ed istituzioni) per «realizzare sul territorio sviluppo sostenibile ed un’economia sana e circolare. È necessario l’impegno di tutti per non dover più vedere la nostra bella regione ai vertici delle classifiche dell’illegalità».
Un messaggio rafforzato da Daniele Cartisano, presidente del circolo Legambiente Reggio Calabria-Città dello Stretto, che cita il capitano Natale De Grazia: «Noi, come piaceva dire al capitano Natale De Grazia, odiamo le cose storte e siamo convinti che serve una forte rottura culturale su tutto il territorio regionale. Non possiamo più tollerare questa forma strisciante di accettazione sociale, che rende questi reati meno scandalosi di quanto dovrebbero essere. La denuncia, la mobilitazione civica, l’educazione alla legalità devono diventare strumenti quotidiani di resistenza. Ogni reato ambientale, ogni abuso edilizio, ogni atto di crudeltà verso gli animali rappresenta un’offesa non solo alla legge, ma alla dignità stessa del territorio e di chi lo abita. Restare indifferenti significa esserne complici».

L’eredità del capitano Natale De Grazia e la lotta continua
Il Rapporto Ecomafia 2025 è dedicato quest’anno alla memoria del capitano di Fregata Natale De Grazia, nel trentennale di una morte su cui si continua a chiedere verità e giustizia. La sua inchiesta sui traffici illegali di rifiuti tossici e radioattivi e sugli affondamenti sospetti di navi nel Mediterraneo resta un monito e un’ispirazione per la lotta all’illegalità ambientale.
Legambiente, dal 1994, grazie alla collaborazione con forze dell’ordine, capitanerie di porto e altre agenzie, continua la sua attività di ricerca, analisi, denuncia e proposta. La riforma del Codice penale del 2015, con l’introduzione dei delitti contro l’ambiente, ha reso possibili importanti inchieste, con 6.979 delitti ambientali accertati da giugno 2015 a dicembre 2024, 12.510 persone denunciate e 556 arresti. Un lavoro incessante che, attraverso l’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità e il Centro di Azione Giuridica, si batte contro imprenditori senza scrupoli, corruzione e le 389 ecomafie censite, per proteggere le straordinarie ricchezze naturali e culturali del nostro Paese. La Calabria, con la sua ricchezza paesaggistica e il suo patrimonio, è al centro di questa battaglia per la legalità e lo sviluppo sostenibile. De Grazia, simbolo della lotta contro i traffici illeciti di rifiuti, ha lasciato un’eredità etica che continua a ispirare l’impegno per la giustizia ambientale in Calabria e in tutta Italia.