Musicista dal talento straordinario, Franz Liszt costrinse a soccombere in pieno Ottocento un gran numero di colleghi suoi contemporanei. Fu pianista e compositore, ottenne le massime onorificenze in ciascun Paese che lo ospitò, esercitò una garbata attività da critico. Parte della sua produzione, segnatamente alcune trascrizioni dedicate all’Opera lirica italiana, è ora ascoltabile in una nuova maestrale interpretazione eseguita dal nicoterese Giuseppe D’Aloi, autore dell’album monografico “Franz Liszt on Italian Opera”. Il disco, registrato per un saggio di dottorato e sua prima realizzazione in studio, data al 2021 ma è stato riedito su tutte le piattaforme nei mesi scorsi.
Franz Liszt, e la musica non fu più la stessa
Nessuno, fino a Franz Liszt, aveva avuto l’ispirazione di esplorare lo strumento del pianoforte in ogni sua risorsa, suonando con un sapiente uso di braccia e spalle per far fronte agli incessanti spostamenti di accordi e ottave, così come incrociando le mani e sfruttando meglio i pollici. È riconosciuto quale inventore in toto del poema sinfonico, genere da lui coltivato con perfezione e lucidità, grazie al quale ridiede impulso alla musica d’orchestra: nel frequentarlo, traeva spunto da motivi storici, pittorici, letterari o naturalistici. Sempre al suo genio è da ascrivere la coniazione della sinfonia a programma, sviluppata godendo di un’orchestra disponibile a sperimentare quanto buttava su carta: una tendenza a drammatizzare la sequenza dei movimenti sinfonici, quasi teatralizzandoli.

Ripercorrendo l’arte lisztiana si ha l’impressione di intravedere l’intento di portare a convergenza i vari linguaggi artistici, fondendo a più riprese musica e poesia (e pure le arti figurative e le bellezze paesaggistiche, come quando volle immortalare sul pentagramma le esperienze di soggiorno nel Bel Paese). Solo alle e ai virtuosi della tastiera è dato cimentarsi nel repertorio del maestro viennese, e Giuseppe D’Aloi, la cui carriera è già lodevolmente internazionale, supera l’esame a pieni voti.

L’album di Giuseppe D’Aloi
Degli otto brani inseriti nell’album, i primi tre sono tratti dalle “Soirée musicales de Rossini, S. 424”, ripresa che Liszt fa delle dodici canzoni rossiniane per voce e pianoforte (la raccolta prende il nome da incontri musicali tenuti a Milano e Parigi). “La promessa” è una canzonetta su testo di Piero Metastasio, molto leggera all’ascolto, con toni sentimentali e tocchi giocosi e ironici. “La gita in gondola” è una barcarola su testo di Carlo Pepoli, allegro incitamento a vogare rivolto a un marinaio, con il tema amoroso a sostenere il pezzo. “La pesca” è un notturno su testo di Pietro Metastasio, in cui il pescatore invita l’amata a raggiungerlo sulla spiaggia per godere la frescura della sera. I successivi tre numeri vengono invece dalle “Nuits d’été à Pausilippe – Trois Amusements sur des motifs de l’album de Donizetti, S. 399”, rifacimento di una silloge donizettiana di successo che segna una cesura in confronto alle prassi compositive precedenti: “Barcarola”, “Notturno” e “Canzone napoletana”, scelti oculatamente da Liszt, sono reminiscenze operistiche che, insieme con altre trascrizioni, contribuirono alla riscoperta di arie ingiustamente dimenticate.

Completano l’album “Réminescences de Lucia di Lammermoor, S. 397”, rielaborazione formale di temi dall’omonima opera di Donizetti, e “Grande paraphrase de concert sur Ernani, S. 432”, partitura o fantasia dal capolavoro verdiano che condensa spettacolarità e arte compositiva alla maniera del Carnevale veneziano ottocentesco.

La nascita del recital pianistico
Giuseppe D’Aloi è figlio della lisztomania, che allora gettò le basi del concertismo pianistico moderno: se oggi esistono esibizioni solistiche al pianoforte, lo dobbiamo all’ultimo dei romantici.
