Alla presenza di oltre un centinaio di persone, provenienti da varie zone della regione, ieri si è svolta la prima assemblea regionale dei coordinamenti calabresi per la Palestina.

Tutti i presenti si sono riuniti all’Università della Calabria di Rende, presso la sala dell’Aula Studio Liberata. I numerosi interventi, registrati nel corso dell’assemblea, hanno ribadito quanto sia importante riavviare una mobilitazione già dalle prossime settimane, schierandosi attivamente al fianco della Global Sumud Flotilla e di tutta la Palestina. Allo stesso tempo, è emersa la necessità di denunciare con forza il genocidio in corso a Gaza, mettendo in discussione ogni istituzione che continua a non tutelare il popolo palestinese.
Fra gli attivisti presenti, c’era Vincenzo Fullone, cofondatore di “Ain media Gaza” e membro della Global Sumud Flotilla, il quale ha lanciato la proposta di una flotta dell’umanità, un continuo viaggio di navi verso le coste palestinesi fino alla rottura dell’isolamento e all’apertura di un corridoio umanitario via mare.


L’importanza di sostenere a livello nazionale l’operazione Global Sumud Flotilla
«La missione della Global Sumud Flotilla – precisano i promotori dell’assemblea – ha riacceso gli animi della solidarietà internazionale e puntato nuovamente i riflettori di tutto il mondo sul genocidio in Palestina, ormai giunto alla “soluzione finale” con l’evacuazione forzata della città di Gaza. Lo hanno già detto le piazze di tutta Italia: quando le barche della Global Sumud Flotilla arriveranno nei pressi di Gaza, se saranno bloccate dall’esercito israeliano, bisognerà bloccare tutto!
Per rimuovere il blocco marittimo illegale su Gaza, per fermare genocidio e devastazione! Parte da qui – affermano – un percorso, una mobilitazione generale che sappia urlare l’opposizione sociale al genocidio, alle logiche di guerra e ai piani di riarmo. Abbiamo davanti una responsabilità epocale e ci faremo trovare presenti, dalla parte giusta della storia! Siamo la flotta dell’umanità e non ci faremo intimidire dai loro blocchi illegali!».

Fissate già due prime date per la mobilitazione Pro Palestina
In attesa di conoscere gli sviluppi della missione della Sumud Flotilla, sono state individuate già delle prime date di mobilitazione. Nel dettaglio, le date previste saranno le seguenti: il 16 settembre alle ore 18 e presso il Porto di Roccella Jonica (RC), al fine di salutare la barca “Brucaliffo” che sarà in partenza verso Gaza con la Freedom Flotilla Italia, incontrando anche l’attivista Nando Primerano del Centro Sociale Autogestito “Angelina Cartella”, il quale si imbarcherà con essa alla volta della Palestina; lunedì 22 settembre, invece, è in programma un’altra importante mobilitazione in piazza a Cosenza, in occasione dello sciopero generale che sarà promosso da Usb e da altri sindacati di base. Durante l’assemblea, inoltre, sono nate varie proposte di mobilitazioni territoriali, da moltiplicare a partire dalle prossime settimane.

L’accorato appello alla mobilitazione dell’attivista Domenico Cortese
All’iniziativa non è mancato neanche Domenico Cortese, attivista vibonese e referente del gruppo “Fronte Comunista”. Quest’ultimo, proclamando il bisogno di una costante attenzione su questo tema, ha affermato: «Non esiste più battaglia che non si leghi alla contestazione per il genocidio del popolo palestinese. La maggior parte dei cortei contro la guerra imperialista, ma anche una gran parte delle manifestazioni per i diritti sul luogo di lavoro, per i diritti civili, contro le riforme dei governi, esibisce orgogliosamente la bandiera palestinese. Quello che sta accadendo è una lenta, difficoltosa, ma inesorabile presa di coscienza del fatto che gli abitanti di Gaza e Cisgiordania e i proletari di tutta Italia, di tutta Europa e di tutto il mondo hanno un preciso nemico comune: il capitale monopolistico».
La correlazione tra tagli di servizi pubblici e aumento delle spese militari
«C’è una ragione comune – sostiene con forza l’attivista – che sta alla base del crollo dei salari reali, dei tagli alla sanità pubblica, del preferire le grandi opere, della guerra imperialista in Ucraina, dell’aumento delle spese militari e dell’appoggio logistico, diplomatico e militare al regime fascista di Israele. Questa ragione è che i padroni italiani ed europei, nella concorrenza globale, hanno bisogno di garantire i loro profitti a costo della vita degli esseri umani. E se è vero che Israele rappresenta la garanzia degli affari del capitale europeo in Medio Oriente, e che tra il 2001 e il 2023, gli scambi commerciali tra Italia e Israele sono aumentati del 55,3% e l’Italia è il quinto fornitore di Israele, allora è anche vero che chi ha l’interesse a far finire il genocidio sono solo gli strati popolari che sono vittime dell’imperialismo italiano ed europeo, e non le diplomazie dei governi borghesi».
La necessità di un fronte unico che coinvolga lavoratori e movimenti studenteschi
«Ecco perché un fronte unico contro i crimini del sionismo – prosegue Cortese – può essere soltanto un fronte unico di classe, della classe lavoratrice, degli studenti proletari, dei disoccupati e di tutti gli oppressi dalle politiche imperialiste. Non possiamo più delegare questa battaglia a governo ed Unione Europea, che continuano ancora oggi ad armare Israele, non possiamo delegarla alla falsa opposizione, rappresentante degli stessi interessi che sono monopolistici; quell’opposizione che, nel 2020, ha battuto il record di armi vendute a Israele e che fino a pochi mesi fa non aveva ancora il coraggio di pronunciare la parola “genocidio”.
L’importanza di un attivismo che sia condiviso ed internazionale
Analizzando la situazione attuale, Domenico Cortese in conclusione dichiara: «La lotta contro il genocidio non può che essere una lotta internazionalista e di classe. Solo i lavoratori e i proletari possono bloccare materialmente gli interessi del capitale imperialista e costringerlo a scendere a patti. Prendere in mano le piazze e il destino della produzione, dei porti, degli aeroporti, delle autostrade e di qualsiasi infrastruttura che oggi sta servendo a nutrire il massacro di Gaza.Solo percorrendo questa strada avremo un peso politico e negoziale nei confronti dei nemici nostri e dei palestinesi!».