La Calabria sta perdendo una parte rilevante delle sue nuove generazioni. Secondo i dati ministeriali del 2022 aggiornati al 2025, circa 106.000 calabresi under 35 vivono fuori regione. Le stime Istat al 1° gennaio 2025 segnalano che i residenti calabresi tra i 18 e i 35 anni sono 355.000, contro i 374.000 del 2021: si tratta di un calo di 19.000 persone, ovvero circa -5,1% rispetto al 2021. Questa emorragia, che si aggiunge a decine di migliaia di fuori sede, — dovuta principalmente a problemi di lavoro, difficoltà economiche e ostacoli logistici al ritorno nei periodi di festa — mette a rischio il futuro economico e sociale della regione.

L’entità del fenomeno
Oggi circa 106.000 giovani calabresi under 35 vivono fuori regione: non si tratta soltanto di trasferimenti temporanei per studio o di brevi esperienze lavorative, ma di una tendenza strutturale che sottrae risorse umane fondamentali alla Calabria. Tra il 2021 e il 2025 la popolazione calabrese nella fascia 18–35 anni è passata dai 374.000 ai 355.000 residenti, perdendo così circa 19.000 persone — una riduzione che, seppur numericamente contenuta rispetto all’intera popolazione, assume un significato molto pesante se considerata in termini di capitale umano, energia imprenditoriale e ricambio generazionale.
Le cause principali
Le ragioni dietro questa fuga dei giovani sono molteplici e spesso sovrapposte. Prima di tutto la mancanza di opportunità lavorative stabili costringe molti a cercare impiego al Nord o all’estero, dove le aziende offrono contratti più duraturi, salari migliori e prospettive di carriera più chiare.
A questo si aggiunge il problema delle remunerazioni e delle poche possibilità di crescita professionale locali: anche per chi trova lavoro in Calabria, le prospettive di avanzamento e i pacchetti retributivi appaiono spesso inferiori rispetto alle grandi aree metropolitane. Le difficoltà economiche si riflettono anche nella gestione dei rientri: per chi lavora con salari bassi o turni rigidi, tornare in Calabria nei periodi di festa diventa troppo oneroso o logisticamente complicato. Infine, carenze infrastrutturali — trasporti poco efficienti, viabilità critica, strutture sanitarie al limite — rendono più vantaggioso trasferirsi altrove.
Gli impatti sulla Calabria
Gli effetti di questa emorragia giovanile si manifestano su più fronti. Sul piano economico, la riduzione del potenziale lavorativo si traduce in minori consumi locali e in una perdita di competenze e talento che penalizza la competitività delle imprese regionali. Sul piano sociale, la regione si trova ad affrontare un processo di invecchiamento della popolazione e una perdita di vivacità culturale: meno giovani significano meno idee, minor volontariato e meno ricambio nelle attività familiari e nelle imprese.
Anche le finanze pubbliche risentono del fenomeno: entrate fiscali più basse e maggiori costi pro capite per garantire servizi a una popolazione complessivamente più anziana. Infine, dal punto di vista civile e innovativo, la Calabria rischia di perdere spinta imprenditoriale. Startup, progetti di ricerca e iniziative digitali faticano ad attecchire senza una base giovane e qualificata.
Le proposte e le soluzioni pratiche
Per cercare di invertire la tendenza è necessario un approccio integrato che combini incentivi economici, investimenti in infrastrutture e politiche sociali mirate. Un primo passo efficace sarebbe introdurre sgravi fiscali e contributivi per le imprese che assumono under 35 in Calabria, così da rendere l’assunzione locale più conveniente.
Parallelamente, promuovere il lavoro remoto attraverso la creazione di hub e spazi di co-working e offrire incentivi alle aziende che permettono ai dipendenti di lavorare stabilmente dalla regione può aiutare a riportare competenze e reddito sul territorio.
È fondamentale anche migliorare la mobilità con tariffe agevolate per studenti e lavoratori fuori sede durante i periodi festivi e investire in servizi di trasporto più affidabili. Sul fronte abitativo, programmi pubblico-privati per affitti a canone calmierato rivolti ai giovani possono ridurre la pressione economica del trasferimento. Infine, sostenere la formazione specialistica e l’imprenditorialità locale aumenterebbe le possibilità che i giovani vedano reali prospettive di futuro nella loro terra.































