
“A Madonna t’accumpagna”: titola così un breve lettera, postata dalla madre di Brunori Sas, qualche giorno fa su i social e scritta per augurare fortuna a suo figlio. Proprio di genitorialità parlerà sul palco dell’Ariston partecipando così al settantacinquesimo Festival di Sanremo con “L’albero delle noci”. Il cantautore cosentino non sarà l’unico calabrese presente all’importante kermesse canora condotta da Carlo Conti e che prenderà il via proprio questa sera su Rai Uno. Nato a Reggio Calabria, il rapper Tormento, pseudonimo di Massimiliano Cellamaro, produttore discografico e componente storico della band “Sottotono”, salirà quest’anno, infatti, sul palco insieme a Shablò, Guè e Joshua con il brano “La mia parola”.

Ma Brunori e Tormento sono solo gli ultimi dei calabresi che in questi lunghi anni di manifestazione hanno rappresentato la nostra regione rendendoci e rendendosi orgogliosi delle loro origini e della loro musica. Nella lunga storia della manifestazione molti sono stati, infatti, i nostri conterranei che hanno rappresentato la nostra terra. Non solo cantanti ma anche direttori d’orchestra, di palco e conduttori.
Era il 1967 quando Iolanda Cristina Gigliotti meglio conosciuta come Dalida, cantava la sua versione di “Ciao amore ciao”, brano scritto da Luigi Tenco, ed interpretato in versioni separate con lo stesso autore. La cantante era nata in Egitto da nonni calabresi, per la precisione di Serrastretta.
Qualche anno dopo fu Mino Reitano a calcare le scene dell’Ariston. Calabrese di nascita, nato a Fiumara, e innamorato della sua terra di origine, Mino ha partecipato per ben 7 volte in gara, arrivando sesto nel 1988 con “Italia”. Di origini crotonesi Rino Gaetano, lo ricordiamo tutti sul palco insieme al suo cilindro nero, raccontando di una “Gianna”, donna libera e idealista. Era il Festival del 1978.
Sergio Cammariere cantautore e pianista crotonese, cugino dello stesso Gaetano, presenta una ballata struggente e romantica dal titolo “Tutto quello che un uomo” al Sanremo del 2001.
Restando in tema di appartenenza di sangue e di origine, a calcare il palco dell’Ariston più volte anche le sorelle più conosciute e amate della canzone italiana: Mia Martini e Loredana Bertè. Nate a Bagnara Calabra ma cresciute tra Porto Recanati ed Ancona, hanno regalato al Festival brani e performance memorabili. Tra i tanti ricordiamo un’emozionate “Almeno tu nell’universo” interpretata da Mia nel 1989 e l’esibizione controversa di Loredana nel 1986 che l’ha vista sul palco con un pancione finto.

Due i Sanremo di Lisa, al secolo Annalisa Panetta, interprete nata a Siderno e presente al Festival nel 1998 con “Sempre” e nel 2003 con “Oceano”. Cantante, conduttrice televisiva e conduttrice radiofonica italiana, Flavia Fortunato, cosentina di nascita si classifica al diciannovesimo posto nel Sanremo del 1986 con “Verso il 2000”. Ritorna alla quarantaduesima edizione piazzandosi al settimo posto con “Per niente al mondo”.

“Fuoco e cenere” il brano di Michela Foti, giovane reggina che nel 2001 che partecipa alla quarantunesima edizione. È il 2001 quando Antonio Aiello, si presenta al Festival con “Ora” arrivando al venticinquesimo posto. Veridiana Zangaro, rossanese di nascita, partecipa, invece, come nuova proposta al Sanremo del 2013 piazzandosi al quarto posto con “Chi sei non lo so”.
Sempre nelle nuove proposte, nel 1993 si presentano i “Padeja” gruppo formato da Tina e Valeria Nicoletta nate a Crotone e da Giulia de Donno. Le tre cantautrici portano per la prima volta sul palco dell’Ariston una canzone in dialetto calabrese. Partecipano, appunto nel 1993 con “L’anima” e nel 1994 gareggiando con “Propiziu ventu”.
Non solo interpreti ma anche direttori d’orchestra che hanno accompagnato i più importanti interpreti sanremesi. Tra questi Clemente Ferrari che nel Sanremo del 2024 ha diretto Fiorella Mannoia. Il maestro vibonese ha inoltre accompagnato nel 2021 e nel 2018 Max Gazzè vincendo il premio come “Miglior Arrangiamento” per il brano “La legenda di Cristalda e Pizzomunno”.
Saranno quest’anno Stefano Amato e Mirko Onofrio ad accompagnare Brunori sul palco. I due cosentini doc e componenti stabili della Brunori Sas, per l’occasione vestiranno i panni, aapunto, di direttori d’orchestra.

Nel 1981 e nel 1982 fu Felice Muscaglione, originario anche lui di Vibo Valentia, ad essere direttore di palcoscenico delle due edizioni di quei Festival. Lavorando accanto a Gianni Ravera e suo figlio Marco.
Di origini calabresi, inoltre, Fabrizio Moro, pseudonimo di Fabrizio Mobrici. Figlio di genitori vibonesi, protagonista al Festival nel 2007 con “Pensa” e vincitore insieme ad Ermal Meta nel 2018 con “Non mi avete fatto niente”.

Nata da genitori reggini anche Noemi, nome d’arte di Veronica Scopelliti. La cantautrice dalla voce graffiante ha calcato il palco dell’Ariston diverse volte e tornerà anche quest’anno con il brano “Se t’innamori muori”. Non solo parole e musica sul palco dell’Ariston, ma calabresità anche alla sua conduzione. Vittoria Belvedere nata a Vibo Valentia nel 1972 ha partecipato come co-conduttrice nel 2002 insieme a Pippo Baudo e Manuela Arcuri anch’essa di padre crotonese.
Nel 1981 a condurre insieme a Claudio Cecchetto Eleonora Vallone, figlia del compianto Raf Vallone, celebre attore nato a Tropea. Ed infine Virginia Raffale, attrice e comica, anche lei di origini vibonesi (i suoi genitori sono nati a Soriano). Ha condotto il Festival per ben due edizioni: nel 2016 con Carlo Conti e nel 2019 con Claudio Baglioni.