Confida di sentire forte la «responsabilità» del compito, perché -spiega – il Vibonese è una «terra ricchissima» di «eccellenze straordinarie» che devono essere valorizzate al massimo. Vitaliano Papillo, presidente del Gal Terre Vibonesi, consorzio costituito da soggetti pubblici e privati, con maggioranza statutaria privata, non si sottrae alle domande del cronista. Parla e racconta, con evidente entusiasmo, cosa vuol dire essere alla guida del più giovane Gal della Calabria. Ricorda, tra l’altro, i tanti bandi pubblici messi su carta al fine di presentarli poi «a chi vuole investire in questa provincia, migliorare la propria attività o avviarla». La maggior parte dei bandi è stata pensata per il settore agricolo, ma – riferisce il presidente – «abbiamo anche sperimentato dei bandi relativi a servizi alla persona che sono andati benissimo». Insomma, il lavoro non manca. L’impegno, poi, può trovare appoggio sicuro su un «grande lavoro di squadra», finalizzato a dare sostegno agli imprenditori e ad incrementare i numeri dell’economia locale. E fino ad oggi sono proprio i dati e le cifre snocciolati da Papillo a premiare il lavoro svolto da quest’ultimo.
Presidente, cosa vuol dire oggi essere alla guida del Gal Terre Vibonesi?
«Essere alla guida del Gal Terre Vibonesi significa avere una grande responsabilità perché la provincia di Vibo Valentia ha un potenziale enorme: dal mare passando per le zone interne fino ad arrivare alla montagna. Una serie di eccellenze straordinarie, posti meravigliosi, ricchi di storia, arte, cultura, artigianato, e un patrimonio enogastronomico interessantissimo. Siamo tra l’altro uno dei Gal più giovani della Calabria che però ha dato dei risultati importantissimi. Posso tranquillamente affermarlo perché lo dicono i numeri. Siamo tra i primi Gal in Calabria che nella vecchia programmazione ha impegnato il 100 per cento delle risorse finanziando centinaia di realtà e una intensa attività di valorizzazione e promozione».
Qual è la funzione che svolge nel territorio e quali gli obiettivi posti alla base del consorzio?
«La funzione è quella di sviluppo del territorio. Attraverso le nostre risorse andiamo a costruire dei bandi presentandoli poi a chi vuole investire in questa provincia, migliorare la propria attività o avviarla. La vecchia programmazione si è rivolta principalmente al settore agricolo. Ma abbiamo anche sperimentato dei bandi relativi a servizi alla persona che sono andati benissimo. Ne abbiamo finanziato quasi cento. Di questi molti gestiti da donne e giovani. Gli obiettivi che ci poniamo sono ambiziosi. Attraverso questi bandi vogliamo dare delle opportunità concrete affinché si possa continuare a fare impresa nella nostra provincia e migliorare la qualità dei servizi. Importante anche l’attività rivolta a coordinare e mettere in rete le realtà presenti nella nostra provincia».
Il Gal è costituito da decine di soci pubblici e privati in rappresentanza dei settori istituzionali, economici e sociali dell’intera provincia. Come si gestisce tutto ciò?
«Il Gal è costituito da soggetti pubblici e privati, con maggioranza statutaria privata. Lo spirito che mi ha sempre animato è stato quello del dialogo, dell’ascolto del territorio e di tutte le categorie (pubbliche e private) e non solo, dei soci e dei consiglieri d’amministrazione. L’ascolto poi naturalmente va tramutato in azioni concrete, perché di fatto questo è quello che chiedono tutti i soggetti».
Come rispondono gli imprenditori locali, in particolare quelli del settore agricolo, alle opportunità messe in campo dal Gal tese a favorire lo sviluppo?
«Il territorio della provincia di Vibo Valentia, in particolare il mondo agricolo, ha risposto con grandissimo interesse all’attività messa in campo dal Gal. Questo si evince non solo dal numero delle attività che abbiamo finanziato, da quanti incontri, da quanta partecipazione c’è stata, ma anche da dati certi, validi. Noi abbiamo commissionato tra il 2020 e il 2021 uno studio fatto da professionisti da cui è emerso che la fiducia nei confronti del Gal e quindi di tutto ciò che il Gal mette in campo, è di quasi il 67 per cento. Una percentuale molto alta se pensiamo che gli altri enti (Regioni, Comuni o altre realtà simili) hanno registrato una percentuale di fiducia inferiore al 50 per cento».
Cosa resta ancora da realizzare a favore di chi vuole fare impresa in questo territorio?
«Sicuramente ci sono ancora tante cose da realizzare in questo territorio. Ovviamente il Gal non può risolvere tutti i problemi che ci sono. Sicuramente penso a una maggiore rete e sinergia tra vari attori protagonisti, Comuni, imprenditori e privati cittadini, per mettere in moto una strategia che abbia una visione comune ben chiara».
A suo giudizio, è stato fatto di tutto per promuovere e fare conoscere in Italia e all’estero le eccellenze enogastronomiche del territorio?
«Assolutamente no. Manca ancora oggi un’identità e un brand Calabria che possa raccontare e far conoscere tanti prodotti non singolarmente ma un paniere collegandoli al territorio. Ci sono dei leader calabresi che sono punto di riferimento, ma sono “battitori liberi”. Penso che dovremmo avere la capacità di dialogare con loro maggiormente e chiedere con grande umiltà anche consigli e suggerimenti».
Il Vibonese è una provincia a forte vocazione turistica, ma ancora oggi non vi è un pieno sviluppo del settore, tutt’altro. Perché e cosa può fare in concreto il Gal?
«Io penso che fino ad oggi la provincia di Vibo non abbia ben compreso il potenziale che ha al suo interno. Credo che questo in generale sia un problema dell’intera Calabria. In primo luogo perché si pensa erroneamente che il turismo calabrese sia fatto solo di mare e spiagge. E non è così. Perché turismo in Calabria è montagna, trekking, turismo religioso, enogastronomia, arte, cultura, storia, artigianato, esperienze. Io vedo ancora purtroppo molta improvvisazione su alcuni territori e in alcuni settori, dove mancano spesso organizzazione e servizi di qualità. Pesa anche il problema della rete viaria. Penso anche al trasporto pubblico inesistente o carente. Questo indubbiamente ha influito e influisce. È una questione anche di mentalità. Ancora oggi forse il calabrese non ha piena consapevolezza del potenziale che può esprimere la nostra terra. Se ci organizzassimo tutti in maniera seria si potrebbe realmente fare tanto. Il Gal sta tentando di introdurre uno strumento interessante e di condurre delle partite insieme a chi di turismo può parlare molto più di noi. Lo facciamo con grande garbo, rispetto. Abbiamo le idee chiare e un progetto ambizioso, che è il Marchio Territoriale, quindi pensiamo che questo elemento insieme ad altri possa andare nella direzione auspicata».
Presidente Papillo, quali sono le future scommesse messe sul tavolo?
«La scommessa principale è il marchio territoriale di qualità. Attraverso questo strumento vogliamo davvero lanciare una sfida non solo alla provincia di Vibo ma alla Calabria tutta, a chi fa impresa, ristorazione, accoglienza, ma anche a ogni singolo cittadino. Basta piangerci addosso: abbiamo tutti gli strumenti, ma dobbiamo iniziare ad invertire il modo di pensare e ad avere la capacità di sognare. Solo così non ci si limita a fare l’ordinario ma si punta a fare grandi cose, quelle di cui la nostra terra ha bisogno».
Concludiamo: cos’è che le fa pensare di avere fatto davvero un buon lavoro in qualità di presidente del Gal?
«Questa domanda andrebbe fatta ad altri. Ma se devo esprimere un giudizio su quella che è stata l’attività del Gal Vibonese lo farei facendo appello ai numeri. E i numeri dicono che abbiamo fatto un grosso e grande lavoro in termini di quantità e qualità e lo si vede dal 100 per cento degli impegni che siamo riusciti a raggiungere. I soldi della comunità europea quindi non tornano indietro ma rimangono sul territorio. Lo dice il numero delle attività che abbiamo finanziato, un numero importante. Lo dice la credibilità che abbiamo acquisito sul territorio. Il Gal oggi è diventato un interlocutore valido che viene ricercato, un soggetto credibile perché ha dimostrato con i fatti di dare risposte con qualità, professionalità e di non avere colori politici ma solo un unico obiettivo: la crescita del territorio».