«Fino al 24 febbraio, quando ne iniziò l’attività distruttiva, Vibo Valentia e l’Umanità intera avevano nel loro Patrimonio un bene di altissimo pregio storico, culturale ed etnografico, espressione dell’Arte delle pavimentazioni a secco. Capace, così come già è accaduto per “L’Arte dei muretti a secco”, di essere riconosciuto dall’Unesco di “eccezionale valore universale” e di essere annoverato tra “i beni” iscritti nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale ed in quanto tale nel “patrimonio dell’umanità”».
«L’attività distruttiva», con tanto di prove fotografiche
È la premessa fatta da Alessandro Caruso Frezza, vicepresidente della sezione di Vibo Valentia dell’associazione Italia Nostra. «Tale ulteriore riconoscimento si sarebbe aggiunto a quello che già c’è a livello legislativo fin dall’anno 2008, quando, in attuazione della “Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale” del 17 ottobre 2003 e della “Convenzione Unesco per la protezione e la promozione delle diversità culturali” del 20 ottobre 2005, fu introdotto nel Codice dei Beni Culturali l’art. 7 bis (intitolato: “Espressioni di identità culturale collettiva”), destinato a rafforzare la tutela, già prevista da sempre, dall’art. 10 ed 11 di quel medesimo Codice. Ciò anche, nel nostro caso, per la pavimentazione storica di via Enrico Gagliardi», ha continuato nella sua attenta disamina.
Via Enrico Gagliardi «era un bene tutelato non solo nella sua materialità ma anche e soprattutto nel suo valore immateriale, in quanto memoria di civiltà e testimonianza dell’arte della posa a secco delle pavimentazioni in pietra lavica, a sua volta pure lavorata a mano dalle antichissime maestranze Monteleonesi».
Un’arte esercitata, anche in questo specifico caso, «con perizia ed abilità artigiane tali da far sì che quella pavimentazione fosse rimasta intatta ed in perfette condizioni di conservazione per più di tre secoli». Ciò fino, appunto, «all’attività distruttiva iniziata il 24 febbraio 2025, che ha anche prodotto e sta producendo deterioramento materiale, per smussamento, frantumazione e lesionamento delle basole laviche divelte, contrariamente all’assunto della Soprintendenza, secondo cui nessun danneggiamento materiale oltre che immateriale ci sarebbe stato».

Caruso Frezza: «Denunce inutili e silenzio di tutti gli attori coinvolti»
«A nulla, infatti, sono servite, fino ad oggi, le denunce di inveramento della ipotesi delittuosa di cui all’art. 518 duodecies c.p. (distruzione di bene culturale), presentate ai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Cosenza da un privato cittadino il 24 ed il 25 febbraio 2025, quando ancora il maggior danno poteva evitarsi, ed ancora lo scorso 12 marzo 2025 dinanzi alla Procura della Repubblica, all’indomani della ripresa di quell’integrale distruzione del valore immateriale e materiale di quell’antichissima pavimentazione», ha continuato il referente di Italia Nostra.
«Fra pochissimi giorni non ci sarà più quell’antichissima pavimentazione espressione dell’irripetibile “Arte della posa a secco” di tre secoli fa. La Soprintendenza locale, nelle persone del Soprintendente ad interim, dott.ssa Mallemace e del R.u.p, dott.ssa Chiara Barraci, nonché la Rup di quei lavori comunali, ing. Lorena Callisti, nonché il silente Soprintendente Speciale Pnrr di Roma, dott. Luigi La Rocca, nonché la silente ed inerte amministrazione comunale Romeo, così come, all’epoca dell’insano progetto licenziato, la poca accorta amministrazione Limardo, ignorando o propalando inesistenti valori materiali ed immateriali da tutelare, stanno avendo la meglio», ha asserito Caruso Frezza.

Italia Nostra auspica l’intervento della Procura della Repubblica
«Vibo Valentia ed i suoi cittadini e l’umanità intera avranno una mera pavimentazione dell’anno 2025, mera espressione dell’arte della posa con calcestruzzo e collanti maltici della Mapei, non più una pavimentazione del 1700 espressione dell’Arte della posa a secco. Come si può ben comprendere un bene altro e diverso, senza alcun valore materiale ed immateriale storico, culturale ed etnografico. 6 a 0 quindi nella partita contro la Procura della Repubblica di Vibo Valentia. Finora, perché si confida in una rimonta», ha insistito.
«D’altra parte, appena ieri, Nicola Gratteri ha, in una pubblica intervista, rimarcato la Bellezza (trascurata dai pubblici poteri e minacciata di distruzione) della Calabria ed invitato i suoi abitanti a denunciare e a fare di tutto perché la distruzione non abbia il sopravvento. Si allegano foto recenti (13 marzo 2025) delle basole lesionate o smussate e degli operai che impastano, in sostituzione della “posa a secco”, i collanti maltici della Mapei», ha concluso il referente di Italia Nostra.