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La Costa degli Dei tra l’invasione di alghe “buone” e sversamenti in mare. E Greco spiega perché

Le ragioni di un ambiente marino compromesso nelle parole del biologo. E in vista della prossima stagione estiva, alla Regione si pensa a un tavolo di confronto

di Teresa Pugliese
16 Febbraio 2025
in Ambiente
La Costa degli Dei tra l’invasione di alghe “buone” e sversamenti in mare. E Greco spiega perché

Il biologo marino Silvio Greco

La Costa degli Dei è il lungo litorale di mare paradisiaco della provincia di Vibo Valentia. Noto per le sue bianche spiagge, i panorami mozzafiato e le sue acque cristalline, o forse no.  L’inquinamento, infatti, da qualche tempo a questa parte, in particolare la scorsa estate, ha rappresentato una sfida significativa anche per questi luoghi. Le cause – a sentire gli addetti ai lavori –  includono scarichi industriali, rifiuti non correttamente smaltiti e l’uso eccessivo di pesticidi nell’agricoltura.

Questo impatta negativamente sulla qualità dell’acqua e sulla salute degli ecosistemi marini. Diverse le segnalazioni fatte da bagnanti e operatori turistici della Costa degli Dei la scorsa estate e le difficoltà vissute anche in zone generalmente rinomate per la cristallinità delle acque. 

Un problema che negli ultimi anni è venuto a galla soprattutto nel periodo estivo, ma che meriterebbe attenzione ed interesse sempre, durante tutto il corso dell’anno. Una situazione incresciosa non solo dal punto di vista ambientale, come in molti pensano, ma un problema che sta letteralmente mandando in ginocchio anche un sistema economico che in queste zone vive anche e soprattutto di turismo.

La questione “acqua verde”

La scorsa estate tra Lamezia e Pizzo Calabro, il mare ha vissuto molte difficoltà, colpa della colorazione verde che spesso questo tratto marittimo assume. Non solo una questione estetica. Anche se balneabilità nella stagione scorsa è stata ufficialmente garantita dalle autorità competenti, molte sono state le persone che hanno alla fine hanno scelto di evitare di fare il bagno e diversi i turisti che addirittura si sono trovati costretti a scegliere altri “lidi” per trascorrere le loro vacanze. Il timore è sicuramente la presenza di sostanze chimiche che possano avere effetti negativi sulla salute, magari anche a lungo termine.

In determinate aree, come a contrada Colamaio, Difesa e spazi limitrofi, nel comune di Pizzo, ad esempio anche il mercato immobiliare sembrerebbe essere in sofferenza. Residenti, imprenditori e turisti sollevano da tempo interrogativi e dubbi che meritano di essere risolti ed affrontati.

Parla il biologo marino Silvio Greco

A fare eco, quindi, e a chiarire gli aspetti di questa vicenda Silvio Greco, biologo marino e vicepresidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn (Istituto nazionale di biologia ecologia e biotecnologie marine) impegnato da sempre nella ricerca e nella salvaguardia del territorio, che insieme a noi fa un’analisi della condizione che questi luoghi stanno vivendo.

«Il nostro Istituito – spiega Greco – ha da subito circoscritto il fenomeno individuando la causa in un’alga non tossica e che non dà nessun problema ma che ha come conseguenza solo la colorazione verdastra del mare, a volte anche per giornate intere. Il problema sono i nutrienti che arrivano da terra e che fanno sì che possa avvenire questa reazione. Buona parte di questi nutrienti non sono altro che i concimi che vengono utilizzati per la coltivazione intensiva della cipolla e del pomodoro, molto diffusa in questo territorio».

Una combinazione di fattori che non esclude neanche l’innalzamento delle temperature, altra variabile che contribuisce alla proliferazione di queste alghe che arrivano a terra provocando una situazione sgradevole. Sicuro è che non si può intervenire sulla questione che riguarda l’innalzamento della temperatura globale, certo è che invece si può ridurre l’impatto delle attività che inquinano di più.

Questa la soluzione temporanea che i vari attori coinvolti nella vicenda dovrebbero al più presto mettere in atto. L’agricoltura non è totalmente da criminalizzare ma, a detta degli esperti, in questa area probabilmente le due cose, e cioè presenza dell’alga e agricoltura intensiva non possono coesistere. La zona Colamaio è esattamente il punto nevralgico del problema, proprio perché lì si estendono ettari di terreno deputati a questa attività alla quale va ad aggiungersi anche la condizione dell’allevamento di bovi, suini, ovini.

Bivona e la questione “Silica”

Passiamo ai dati: nell’ultima stagione balneare, ci riferisce sempre Greco, si è passato da circa 12 mila segnalazioni fatte alle autorità competenti, a circa una diecina. Un primo passo per il miglioramento della situazione, frutto soprattutto di un grande lavoro sinergico portato avanti dalle Procure sia di Vibo Valentia, guidata dal procuratore Camillo Falbo che quella di Catanzaro, guidata da Salvatore Curcio; dalla Regione Calabria e della Stazione Zoologica e che ha previsto l’individuazione delle fonti di inquinamento, le attività di sistemazione delle pompe di sollevamento, e addirittura, quando necessario, anche di sequestri. Un lavoro che è partito da lontano e che ha meritato l’attenzione anche e soprattutto del presidente Occhiuto che ha voluto fortemente stipulare una convenzione con la stessa Stazione Zoologica.

«Il lavoro non è finito – dichiara ancora lo stesso biologo – i problemi persistono. Uno su tutti, e per noi il più importante, è sicuramente il depuratore della Silica ubicato nel territorio comunale di Vibo Valentia. Questo ha sempre funzionato male, è ormai obsoleto, e posto su una frana a scorrimento, quindi sta venendo giù insieme ad un pezzo di collina e deve essere dismesso al più presto. Non si può certo chiuderlo così di punto in bianco, ma una soluzione ci sarebbe. Il depuratore di Porto Salvo ha avuto infatti dalla Regione un contributo di 8 milioni per essere ingrandito, e quindi in questa fase di accrescimento delle capacità di depurazione di Porto Salvo, sia previsto che i liquami che arrivano a Silica siano sviati proprio lì. I sistemi di allaccio ci sono e vanno sistemati meglio. Ciò consentirebbe al torrente Sant’Anna di tornare alla sua funzione».

Questo impianto è infatti il principale responsabile dei continui sversamenti nel torrente che poi arrivano in mare nel tratto costiero di Bivona. Il flusso contiene liquami fognari che arrivano alla fine del loro ciclo di depurazione e che proprio in quei tratti di costa rendono il mare spesso impraticabile.

La protesta dei cittadini e le risposte delle autorità

Negli ultimi mesi nell’area di Pizzo, dove la situazione sembra essere più problematica, residenti, operatori turistici e rappresentanze politiche ed istituzionali si sono riuniti in comitati, costituiti per sollevare il problema ed agevolare un’eventuale soluzione, diverse le dimostranze ed i sit-in organizzati e fortemente partecipati che hanno sollevato il problema a gran voce.

«I comitati sono giusti e legittimi- sottolinea ancora Greco – la cosa che spesso fanno però, sprecando tempo e soldi, è affidarsi a laboratori non specializzati per l’analisi delle acque del mare. Dico questo perché le analisi del mare sono molto diverse da quelle che si fanno a terra. È capitato proprio questa estate siano stati fatti prelievi da rinomati laboratori che hanno scritto su carta che la salinità del Mar Tirreno è 35 per mille, una cosa assolutamente errata perché la percentuale esatta sarebbe quella del 37 per mille; si pensi che nel Mar Ionio tocca addirittura percentuali di 40. Dati errati quindi che sviano quelle che sono le reali condizioni delle cose».

Il mare pulito è un diritto ma non può essere pensato solo come semplice balneazione, esso infatti consegna all’ambiente ben il cinquanta percento dell’ossigeno che respiriamo. Il mare è quindi il primo grande regolatore del clima del pianeta. Per questo motivo anche l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, della quale lo stesso Greco è docente si è occupata di educazione ambientale del mare e di ricerca, costituendo una Fondazione chiamata «Patto per il mare con la terra», per garantire cibo buono, sano e naturale per tutti, per combattere la crisi climatica e il riscaldamento del pianeta, per conoscere meglio la nostra risorsa più importante, l’unico capitale naturale in grado di garantire benessere e sostenibilità alla nostra vita presente e futura, questo proprio perché il legame tra terra e mare è molto stretto e perché è inevitabile che i problemi del mare nascano dalla terra stessa.

Il presidente Occhiuto, insieme all’assessore al Turismo Giovanni Calabrese e alla stazione Zoologica stanno preparando un tavolo di confronto che possa mettere sul banco le istanze di chi vive quotidianamente il problema, le associazioni di categoria e gli esperti chiamati a trovare al più presto un punto di incontro ed una probabile soluzione in prospettiva di una stagione, la prossima, che possa registrare un miglioramento della situazione affinché le bellezze e le peculiarità naturali di questa terra possano essere ancora una volta attrattiva, veicolo e volano di un “onda” sempre più salubre e sana.

Tags: AlgheCosta degli DeiInquinamentoSilvio Greco
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