Un padre che sogni un figlio poeta: lo avete mai visto? Io no. Dopo Antonio Alvaro, padre di Corrado, è difficile trovarne un altro. Oggi tutti vogliono figli medici o avvocati. Ma chi ha un figlio poeta, e per giunta giurista, come la mette? Se lo è scelto, quel figlio poeta, o poeta ci è nato? Ed è solo un caso che questo figlio porti proprio il nome dell’Alvaro?
La poesia non è un mestiere, né un riparo; non è neppure un luogo comune. È una dimensione che sovrasta tutte le altre. Per Corrado Calabrò, poeta e giurista italiano – presidente dell’Autorità per le comunicazioni dal 2005 al 2012 – è la quinta dimensione. Quell’estensione senza tempo che raccoglie in sé parole come pietre e luci e spalanca quella pace poetica oltre la quale non resta nulla da cercare.
Corrado Calabrò nasce a Reggio Calabria il 13 gennaio 1935. Auguri, professore, per i suoi 90 anni. Per la sua poesia, ma anche per la sua carriera istituzionale. Auguri a quella Calabria che sempre ha portato nel cuore, ricordandoci che 90 anni d’amore per la propria terra sono solo l’inizio dell’amore eterno.
Vorrei poter dire a chi legge, in breve – ma davvero tanto in breve – chi è Corrado Calabrò. Magari non ne sarò capace, ma provarci è quel che devo fare. Avrei voluto regalarle un’ala calabra per questa festa, renderle l’alto volo che ci ha donato con la sua poesia, ma certi doni, alle volte, non sai proprio dove trovarli. Sono ovunque e non ci sono. Un po’ il gioco della nostra terra.
Le offro allora appena qualche riga, le suggestioni dei suoi versi, la sensazione inequivocabile della sua poesia, il corollario del poeta. Quello che non appartiene né a oggi né a ieri: il poeta di sempre. I suoi novant’anni, caro Corrado, non si contano in giorni o minuti; si misurano in versi, che sono più dei giorni stessi, più dei minuti e degli attimi che la vita si prende per sé.
Non posso chiamarla contemporaneo, perché la poesia non ha tempo. I poeti non aspettano epoche: loro sono e basta. E lei, professore, è un grande poeta. Un poeta che abita una dimensione reale nella surreale trama del tempo.
Calabrò ha il mare dello Ionio nei versi, la spuma dello Stretto nella voce, i calanchi calabresi nelle pause, il profumo delle zagare e dei gelsomini nei silenzi. C’è la Calabria tutta, con le guglie dell’Aspromonte, il volo del falco pellegrino e le spose gentili. C’è l’anima universale dell’uomo, con le sue lotte e le sue bellezze. La poesia di Calabrò non si ferma alla superficie, ma scende a fondo, oltre il visibile, fino al cuore delle cose.
Lo ascoltai a Tropea, una sera d’estate. La voce vibrante, i versi prepotenti, le rime garbate e dolci. Calabrò non è solo il poeta dell’amore. Egli è il poeta della vita intera. E ora, a 90 anni, ricomincia le sue rime. Nei suoi versi convivono il dolore e la gioia, l’infinito e il quotidiano. La quinta dimensione, che non è un concetto astratto, ma un viaggio reale. Un invito a vivere appieno, a osservare la vita da un altro angolo, innamorandosi di ogni cosa. Persino del tempo che corre veloce come un treno.
Novant’anni sono un traguardo importante, professore, non solo per lei, ma per tutti noi che abbiamo avuto il privilegio di sfiorare il suo universo. Mi lasci dirle che è un dono per la poesia e per l’umanità. Buon compleanno, Corrado. Grazie per i suoi versi che illuminano e curano, per le parole che ci hanno fatto vedere ciò che non sapevamo di possedere. Poeta dell’anima, poeta del mondo, poeta per sempre.