«Il sindaco di Vibo Valentia, Enzo Romeo, è inadeguato a governare la città ed ha tradito in meno di un anno gli impegni assunti con gli elettori disattendendo finanche l’impegno più importante. E cioè quello di essere alternativo a Maria Limardo». È la premessa fatta da Stefano Luciano, segretario provinciale dell’Udc, a margine delle recenti vicende che hanno interessato Palazzo Luigi Razza.
«Ho appreso dalla stampa che tre consiglieri eletti con la lista costituita dallo stesso Romeo hanno abbandonato il loro gruppo di origine e dunque il “gruppo del sindaco” al fine di costituirne uno nuovo la cui guida politica è di fatto assegnata all’ex capogruppo di Forza Italia (Nico Console, ndr) che ha sostenuto per cinque anni l’amministrazione Limardo e che ha sostenuto altresì l’opportunità che questa venisse ricandidata», ha asserito Luciano.
In consiglio a Vibo Valentia «rotto il patto fiduciario con Romeo»
«In altri termini, i consiglieri del sindaco hanno rotto il patto fiduciario che li legava a quest’ultimo per sancirne un altro che ha presupposti di partenza radicalmente opposti e che di fatto pongono lo stesso Romeo in una condizione di subalternità rispetto a garanti e custodi dell’amministrazione Limardo di cui ne avrebbe dovuto invece rappresentare l’alternativa», ha aggiunto il segretario provinciale dell’Udc.
Tale circostanza, secondo Luciano, «avrebbe imposto, per dignità, le dimissioni di Romeo che invece si è detto pronto ad assecondare, se del caso, le trasformazioni in atto nella sua maggioranza, segnando un punto di non ritorno che tradisce la vulnerabilità e la debolezza del primo cittadino sopraffatto dagli eventi e dai suoi stessi consiglieri comunali dimostrando la totale assenza di leadership politica».
Per il segretario dell’Udc vi è «una indiscussa incapacità politica»
«Né questa indiscussa negatività, che consiste nell’incapacità politica dimostrata, può dirsi compensata dall’efficacia dell’azione amministrativa», ha aggiunto prima di analizzare l’attività. Ad esempio, la situazione generale nel settore dei lavori pubblici e dell’ambiente «è ai limiti dell’ordinaria tollerabilità: la pessima gestione dei cantieri aperti ha di fatto paralizzato il traffico e rappresenta un forte limite per le attività commerciali già compromesse dalla crisi generale».
E poi: «La scala mobile ferma. Il sottopasso di Vibo Marina fermo. La rotatoria di viale Affaccio realizzata non a regola d’arte con la strada circostante in pessimo stato, tanto da rendere difficoltoso il transito. L’acqua assente in tutte le case del centro storico oramai da giorni». Ed ancora: «Il teatro chiuso, il Sistema bibliotecario chiuso ed i palazzi di pregio storico-artistico abbandonati al loro destino». Infine «le aree verdi preda dell’incuria». Da villa Gagliardi, alla villa comunale, passando dal parco delle rimembranze: «Solo erbacce e rifiuti».
Le frazioni e l’uso di denaro pubblico
«Non si possono dimenticare le frazioni: Triparni con la strada ancora dissestata nonostante il presidente del consiglio abiti in tale territorio; la strada di San Pietro ancora chiusa; Piscopio con il problema dell’acqua non risolto e con le strade a pezzi; Bivona con il Sant’Anna che sversa a mare; Vibo Marina che spera solo nell’iniziativa di un privato in assenza delle istituzioni a dare risposte», ha continuato Stefano Luciano.
«A tutto ciò si aggiunga l’uso di danaro pubblico per incarichi (vedi capo gabinetto) privi di qualsivoglia utilità per la collettività. Si dimetta, Romeo, il prima possibile, perché se tutto questo è avvenuto in meno di un anno, non oso immaginare quanto potrebbe accadere nei prossimi quattro», ha concluso.