A San Costantino Calabro, in provincia di Vibo Valentia, si registra un episodio di violenza che ha coinvolto un medico di base. La vittima, M.S., una professionista di circa 60 anni molto stimata in tutto il Vibonese, è stata brutalmente aggredita all’interno del suo studio medico.
L’episodio di violenza su un medico del Vibonese
L’aggressione risale allo scorso 18 marzo, ma la notizia è emersa solo nella giornata di ieri come riportato dalla Gazzetta del Sud. Secondo le ricostruzioni, la dottoressa era regolarmente al lavoro quando una famiglia si è presentata nel suo studio. Quello che sembrava un normale consulto medico si è rapidamente trasformato in un incubo.
Il capofamiglia, noto alle forze dell’ordine, avrebbe manifestato una crescente aggressività dopo non aver ottenuto la risposta desiderata. Dopo pochi minuti, la tensione è esplosa e l’uomo avrebbe colpito ripetutamente la dottoressa, minacciandola e scagliandosi contro di lei con violenza fisica.
Danni allo studio e indagini in corso
Oltre all’aggressione fisica, la furia dell’uomo si è riversata anche sulle apparecchiature dello studio, causando ingenti danni. L’episodio ha scosso profondamente la comunità locale e ha sollevato l’ennesima questione sulla sicurezza degli operatori sanitari. Le indagini sono attualmente in corso da parte dei carabinieri della locale Stazione, ma al momento vige il massimo riserbo da parte degli inquirenti.
Questo episodio si aggiunge a una lunga lista di aggressioni ai danni dei camici bianchi in Italia, non solo in Calabria. Sempre più spesso, i medici si trovano a dover fronteggiare episodi di violenza da parte di pazienti o familiari esasperati. Una problematica che richiede interventi urgenti per garantire maggiore sicurezza ai professionisti della salute.
L’aggressione alla dottoressa M.S. è un fatto grave che non può passare inosservato. La speranza è che le forze dell’ordine riescano a fare piena luce sull’accaduto e che vengano adottate misure per evitare il ripetersi di simili episodi. La sicurezza dei medici deve diventare una priorità assoluta per il sistema sanitario e per l’intera società.