«C’erano soggetti che effettuavano anche 2000 telefonate a settimana, in totale abbiamo monitorato oltre 30mila conversazioni». A dirlo il comandante del Nucleo di Polizia economica-finanziaria della Guardia di Finanza di Vibo Valentia nel corso della conferenza stampa relativa ai dieci arresti operati questa mattina, 8 aprile, su impulso della Dda di Catanzaro. Oggetto dell’inchiesta – denominata “Call me” – è la cosca La Rosa di Tropea la cui esistenza, ha detto il procuratore Salvatore Maria Curcio «è stata certificata con sentenza passata in giudicato già nel 1990».
«Cellulari, tablet, smartphone e apparecchi wi fi in carcere»
Il procuratore ha lanciato l’allarme sull’ormai endemica presenza di «cellulari, piccoli anche sette centimetri, tablet, smartphone e apparecchi wi fi in carcere”. Un vero e proprio allarme sociale anche alla luce dei dati forniti dal Dap: «Nel 2022 – ha spiegato il procuratore – sono stati rivenuti e sequestrati nelle carceri 1.084 telefonini, nel 2023 il numero è salito a 1.595 e nel 2024 si contano 2.552 sequestri. Un dato allarmante – ha detto Curcio – che crea un vulnus nella sicurezza pubblica». La ‘ndrina La Rosa, infatti, «impartiva ordini per commettere reati come le estorsioni e dava ai sodali direttive su come comportarsi sul territorio».
Proposta una schermatura delle strutture penitenziarie ancora non attuata
Benché in carcere c’era chi riusciva a mantenere un ruolo attivo all’interno della cosca. «Una qualche soluzione al problema va trovata», ha affermato ancora il procuratore che ha elencato le soluzioni adottate da altri Paesi: «In Francia usano i jammer, ossia disturbatori di frequenza, e soluzioni simili vengono adoperate anche in Germania e Regno Unito. In America esiste una rete di controllo che permette di identificare i cellulari». In Italia è stata proposta una schermatura delle strutture penitenziarie ancora non attuata.
Il ruolo delle donne di ‘ndrangheta
Il comandante provinciale della Guardia di finanza di Vibo Valentia Eugenio Bua ha sottolineato il ruolo delle donne di ‘ndrangheta che continuavano a «detenere i rapporti sul territorio”. Il comandante del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro, Salvatore Tramis ha spiegato come sia emerso dalle intercettazioni il linguaggio in codice per indicare le estorsioni: polpette, arancine. «E’ emersa – detto Tramis – una richiesta estorsiva nel periodo Covid consistente nell’assunzione fittizia di una donna della ‘ndrina». (Ansa)