Personale ridimensionato in più reparti e sala operatoria ancora in stato di temporanea chiusura; a fronte di queste problematiche, relative al presidio ospedaliero di Tropea, è giunta alla nostra testata la lettera aperta e la legittima preoccupazione di una cittadina che è residente a pochi chilometri da Tropea e che necessita di particolari cure.
A gravare su tante possibili situazioni di urgenza e sulla complessiva operatività di importanti reparti, è proprio il non funzionamento attuale della sala operatoria. Un aspetto, questo, che compromette il diritto alla salute di tanti pazienti che vivono a Tropea e dintorni, molti dei quali si trovano spesso a dover effettuare ricoveri d’urgenza. Nello specifico, si fa riferimento al reparto di Urologia e all’ambulatorio di Proctologia, fondamentali per tanti pazienti e dove, in maniera analoga, non si possono fare attualmente ricoveri. Quindi, solo esami e visite. Al contempo, dopo vari pensionamenti e mancate nomine, resta attivo anche il problema della carenza di personale.
La lettera aperta della paziente
«Come cittadina, – dichiara la paziente – mi chiedo come mai non si può dare continuità a qualcosa che funziona bene e che porta vantaggi ai pazienti. Mi riferisco, in primis, al reparto di Urologia dell’ospedale di Tropea che, oltre al fatto di essere uno dei pochi che è presente nelle vicinanze, offriva un servizio efficace e completo in precedenza. Oggi, invece, – afferma – è limitato nelle sue funzioni e si basa solamente sulle visite e sugli esami da fare, ma non si effettuano in alcun modo operazioni».
Niente ricoveri in oncologia e depotenziato l’ambulatorio di Proctologia
«La situazione, da quello che ho appresso, – aggiunge la paziente – non cambia nemmeno per l’ambulatorio di Proctologia dove, pur non essendoci mai stato un vero e proprio reparto, si riusciva ad operare e ad accogliere i casi di pronto intervento. Per quanto riguarda il reparto di Oncologia, posso dire che funziona bene, ma si basa al momento solo su analisi e terapie oncologiche. A tal proposito, mi viene spontaneo fare due domande: ma se un paziente deve fare un ricovero urgente, dove fa a finire? È normale che una persona malata debba andare incontro a questi rischi?».
Il caso di un cittadino costretto a ricoverarsi a Lamezia
A testimoniare i disagi che queste negligenze causano ai cittadini, c’è anche il caso specifico di un paziente, giunto in stato di emergenza al pronto soccorso di Tropea e costretto a doversi ricoverare presso la struttura ospedaliera di Lamezia, ad oltre 60 chilometri di distanza.
La nostra lettrice prende spunto da questo specifico caso e ci racconta: «Di recente, per esempio, un malato oncologico ha dovuto raggiungere l’ospedale di Lamezia per il ricovero. Ritengo assurdo che in un ospedale come quello di Tropea, prezioso per numerosi territori vicini, sia temporaneamente chiusa la sala operatoria. Allo stesso tempo, mi domando se si può rendere il diritto alla salute un lusso, trovandosi costretti a rivolgersi a strutture private e dovendo sostenere spese sanitarie che non tutti possono affrontare».
L’invito ad un impegno politico che va oltre la campagna elettorale
«Infine, a malincuore, – scrive la cittadina – noto che sono anni che si fanno promesse elettorali sul miglioramento della struttura, ma tutto rimane fermo. A chi ci dovrebbe rappresentare politicamente, dico che il diritto alla salute non si può ridurre a propaganda, ma che bisogna costantemente lottare per tutelare i pazienti e per prevenire queste situazioni, affinché non sia un miraggio potersi ricoverare qui».





























