«Senza nessuno scontro tra poteri dello Stato, daremo tutte le informazioni che ci vengono richieste. Ci sto lavorando da tre anni, ci lavorerò per tre anni e due mesi, poi gli ingegneri mi dicono che con sette anni l’Italia avrà un’opera unica al mondo e quindi va bene così».
Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini al termine della riunione a Palazzo Chigi sul Ponte sullo Stretto.
«È un secolo che se ne parla, per me il tempo è denaro, ma voglio rispettare tutte le prescrizioni, tutte le riflessioni», ha aggiunto. Da Palazzo Chigi intanto si spiega: si è svolto questa mattina un incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepresidenti Matteo Salvini e Antonio Tajani e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, dedicato al progetto del Ponte sullo Stretto.
La posizione del governo e del Ministero
«All’esito della riunione, si è convenuto di attendere la pubblicazione delle motivazioni della delibera adottata ieri dalla Corte dei Conti. Solo dopo averne esaminato nel dettaglio i contenuti – viene chiarito -, il governo provvederà a replicare puntualmente a ciascun rilievo, utilizzando tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento. Rimane fermo l’obiettivo, pienamente condiviso dall’intero esecutivo, di procedere con la realizzazione dell’opera».
Al termine della riunione, rispondendo a chi gli domandava l’impatto economico sui ritardi nella realizzazione dell’opera, ha detto l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci: «Noi fermi non stiamo, la società poi è snella, non ha migliaia di persone, attualmente l’organizzazione prevede 100 persone, quindi non parliamo di costi esorbitanti. È chiaro che uno o due mesi rientrano nei tempi di una procedura. Degli stop molto più lunghi potrebbero mettere in difficoltà i rapporti con l’impresa, richiedere una nuova revisione del corrispettivo, perché se è aggiornato al 2023, come è attualmente, e si dovesse partire a fine 2026, il rischio è che ovviamente i numeri possano essere diversi».

Ciucci ha spiegato, però, di «non riuscire a vedere quale sia l’adempimento, il documento ulteriore o l’integrazione che possa portare a uno stop e a un ritardo significativo. I rapporti con l’Europa – ha aggiunto – sono in corso da almeno due anni. Con l’Europa c’è un’interlocuzione con lettere che abbiamo depositato, sia sull’impatto ambientale, sia sull’applicazione della direttiva Ue sul 50%. I contratti li abbiamo rifirmati. Certo non potremo discutere sulle modalità di trasmissione della documentazione. Faccio fatica a capire quale tra i rilievi che ci sono stati presentati, e a cui abbiamo risposto, possa aver determinato questa decisione. Ma quando la conosceremo non avremo problemi a dare ulteriori documentazioni, se necessarie, o ulteriori spiegazioni per superare questo impasse».
Il sindaco di Villa San Giovanni: «Il governo cambi metodo»
«Noi non siamo per nulla sorpresi dalla decisione della Corte dei Conti sul Ponte sullo Stretto»: lo ha detto all’Ansa il sindaco di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti.
«Questo semplicemente perché – ha aggiunto – gli stessi vizi di legittimità sulla procedura, le violazioni del diritto euro unitario in tema di appalti e di tutela ambientale, le perplessità sulle stime di traffico e sulle motivazioni del decreto Iropi erano già stati posti alla base del ricorso presentato dal nostro Comune al Tar del Lazio nel dicembre del 2024».
Ha detto infine il sindaco Caminiti: «Attendiamo di leggere le motivazioni della decisione collegiale della Corte dei Conti, ricordando prima di tutto a noi stessi come la verifica della legittimità sia presupposto della regolarità contabile del progetto. Il governo cambi metodo nell’approcciarsi a quest’opera». (Ansa)
































