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Home Fuori dal coro

Rimandiamo al mittente l’autonomia differenziata. Ecco perché

di Giusy Staropoli Calafati
7 Dicembre 2024
in Fuori dal coro
Rimandiamo al mittente l’autonomia differenziata. Ecco perché

L’articolo uno della Costituzione parla di una Repubblica democratica fondata sul lavoro, non sull’autonomia differenziata. Il resto della Carta costituzionale esalta un Paese in cui la legge è uguale per tutti e tutti hanno gli stessi diritti e doveri, ovunque si sia nati: al Nord o al Sud, a Settentrione o a Meridione, a Mezzanotte o a Mezzogiorno, sia che soffi la bora, o il vento di tramontana, sia che spiri scirocco o ostro. Il Sud Italia è, ancora una volta, vilipeso e deprezzato, sedotto e abbandonato.

Ma i nostri figli non nascono forse, come i vostri, dalla stessa natura delle madri? I vostri e i nostri ragazzi non studiano forse a scuola con i nostri insegnanti, mentre i nostri insegnanti aiutano i vostri ragazzi a formarsi? E se già oggi, con l’Italia così com’è, i cittadini di Crotone e quelli di Trento sono diversi per risorse e opportunità, ma uguali per garanzie e diritti, domani chi di loro sarebbe considerato un forestiero e chi, invece, un italiano? Citando Gianluca Passarelli, domani non sarebbero forse figli di due patrie? Uno sfregio permanente, non questa volta a un’opera d’arte, ma all’arte stessa; al volto dell’Italia; alla dignità di un popolo, quello meridionale, fino a qui brutalmente scarnificato.

Ora permettetemi di parafrasare il mio “italianissimo” Giacomo Leopardi: O Italia, Italia, perché mai non rendi al Sud ciò che gli promettesti allor (1861)? Perché ancora inganni questi figli tuoi (2024)? Dal Sud sono andati via tutti, soprattutto chi è rimasto. Chi da brigante, chi da emigrante. Quasi mai per scelta, ma per necessità. Non per piacere, ma con profondissima rabbia. Secondo i dati pubblicati dall’Istat, tra il 2021 e il 2022, la popolazione residente in Calabria è diminuita di 8.844 unità, scendendo a 1.846.610 residenti, mentre la sua economia si fa sempre più povera e assistita.

Senza investimenti, senza nuove imprese in grado di competere sui mercati nazionali e internazionali, con un equilibrio di crescita economica sempre più basso, la Calabria arriverà a dipendere esclusivamente dalle risorse finanziarie provenienti da Roma e da Bruxelles. A questo porterà inevitabilmente l’autonomia differenziata. Le regioni del Sud hanno il diritto di avere un reddito proprio, e il resto d’Italia il dovere di metterle in condizione di produrre. I nostri paesi non valgono meno di quelli degli altri: sono luoghi con un’anima, e anche solo per questo hanno diritto a conquistare un proprio sviluppo e a mantenere la propria identità.

L’autonomia differenziata non crea opportunità, le distrugge; non produce economia, ma la disfa; non unisce le regioni italiane, le divide. E noi del Sud siamo stati già separati dal resto del Paese nel momento stesso in cui l’avete immaginata. Questa autonomia differenziata non è altro che la conferma di un antico retaggio culturale che sembra voler espellere il Sud dal resto dell’Italia.

Perché, se così sarà, Ulisse non potrà più tornare a Itaca e, per sopravvivere, dovrà allearsi con i Proci. La Calabria ha sempre subito; ma, con estremo pudore e grande coraggio, ha devoluto il suo dolore alla speranza di un futuro migliore. E oggi, che è il futuro, per la Calabria, per i calabresi, per il Sud e per tutti gli italiani, io dico no a questa fantomatica autonomia differenziata. Abbiamo creato l’Italia unita, e unita deve restare. L’Italia non si frammenta per voglia di potere o sete di vendetta, per principio o per orgoglio. Scomporla sarebbe un progetto di partito, non di popolo. Lasciateci credere ancora che “la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile” (C.A.). Ve lo chiedo, “autonomamente”.

Tags: Autonomia differenziataCalabriaRubriche
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