Un grande parlare di sanità in questi giorni: dalle caffetterie ai tavoli istituzionali, passando per le piazze. I cittadini raccontano stanchezza atavica, disperazione, impotenza e su tutto un senso di frustrazione endemica, che ormai trapana le generazioni: e allora c’è chi si agita e chi alza le spalle. La bibliografia dei problemi è infinita: ospedale centrale obsoleto, una struttura usurata, tra muri scritti e porte rotte, che raccontano fotograficamente lo stato delle cose; personale carente e spesso sottoposto ad una pressione incredibile, perché il vaso di Pandora si è già aperto da tempo. Il nuovo ospedale rimane un progetto immateriale, una opera che mai si realizzerà e questo sapete cosa genera? Una cascata di sentimenti negativi.
Malati in esodo
Ci sono cittadini pendolari nella malattia, che percepiscono questa condizione come una scelta obbligata, ineluttabile. Malati di tumore che tutte le settimane prendono il treno, l’aereo, percorrono le autostrade, nell’impotente rassegnazione di essere cittadini marginali, quelli che non hanno lo stesso peso degli altri. È una storia triste: di un popolo in esodo per terapie e interventi, come se fossimo destinati a soffrire sempre più degli altri. A questo si aggiunge il disagio della Farmacia territoriale di Vibo Valentia, che non riesce a fornire le medicine a soggetti particolarmente fragili in tempi accettabili, si tratta di farmaci salva vita. Un calderone che risucchia i pazienti, spogliandoli della dignità.
Un sit-in allo Jazzolino come appuntamento fisso
Ecco perché l’osservatorio cittadino Città Attiva organizza tutti gli ultimi sabato del mese, un sit-in di protesta. Ieri, sabato 25 gennaio, era stato organizzato in collaborazione con le associazioni del territorio: Ali di Vibonesità, Insieme per il bene comune, Pro Loco di Vibo Marina, Comitato civico Costa degli Dei, Comitato San Bruno, #dirittodidifesallasalute, Artigianfamiglia Pizzo, Calabria sociale Tropea.
Istituzioni più sensibili
Ad aprire la discussione, nella piazzetta antistante all’ospedale Jazzolino, Ornella Grillo di Città Attiva: «Anni fa ci si lamentava nel privato e finiva tutto lì. Oggi siamo riusciti a coinvolgere le autorità, le quali hanno messo in cima ai temi di interesse la sanità. Per noi questa è già una vittoria. Siamo sempre in pochi, ma non ci arrenderemo, vi aspetteremo anche nei prossimi mesi». Successivamente la voce di una signora, che ha esortato la presa di posizione dei cittadini, che tra i lettini dell’ospedale prima o poi passeranno: «Vedo tante lamentele solo sui social, ma non serve a niente, bisogna stare qui ed esprimere con la presenza il proprio pensiero. Io vorrei che in questo ospedale si entrasse senza la paura di morire, ai vibonesi vorrei dire di lottare per la loro vita, per potersi curare, per salvarsi».
Unità di intenti per una sanità più efficiente
L’indifferenza della società difronte a tutti i suoi problemi, ne ha parlato Toni Bilotta, presidente di Ali di Vibonesità:«Saremo sempre pochi contro l’apatia dei tanti, ma mettiamoci comunque insieme, per dialogare incisivamente con chi comanda». Il pasticciaccio nazionale della sanità, lo ha rimarcato una signora, proveniente da fuori regione: «Ci sono strutture esistenti che vanno riorganizzate. Non possiamo pensare, secondo la nostra solita mentalità, che chi ha il problema se lo risolve in casa sua, andando dall’amico. Ci deve essere unità di intenti».
Altri interventi hanno scandito la manifestazione, a testimonianza di una inquietudine disseminata tra l’opinione pubblica: il timore di non potersi curare. Paura che ritroviamo sugli striscioni: «Salviamo la sanità pubblica», «Cittadini, vietato ammalarsi», «La Calabria non vuole morire». A Vibo Valentia la paura di curarsi è un tema che non si può rimandare: si percepisce una insicurezza forte, palpabile, vibrante, che ha già minato l’equilibrio sociale e civile.






