Marcondiro è il nome d’arte di Marco Marchese Borrelli, produttore di Media Arte, musicista, regista e scultore di origini calabresi. È nato infatti a Cosenza ma da tempo vive a Roma. Promotore della cultura italiana nel mondo, attraverso la Società “Dante Alighieri” di Toronto, di cui è vicepresidente dal 2021, è titolare dell’etichetta discografica e segreteria organizzazione di eventi Parodoiets, nonché della società di produzione crossmediale e startup innovativa Primigen Srl con sede a Roma.
Ha prodotto musica elettroetnika per la Cni (Compagnia Nuove Indye) e colonne sonore per la Rai. Dal 2004 suona dal vivo in Italia e all’estero con lo spettacolo “RadioConcerto” (Canada, Argentina, Spagna, Irlanda). Il progetto Marcondiro unisce la tradizione cantautorale italiana alle sonorità folk, rock e della musica elettronica. Il nome è tratto dalla filastrocca “Oh che bel castello“, una canzone dal carattere guerrafondaio, scritta da adulti (o bimbi cresciuti) e pensata per essere cantata da bambini ignari del contenuto. Tra i suoi indiscussi successi, premi nazionali e internazionali. E non solo.
È sua la pubblicazione del primo concept musicale italiano sull’intelligenza artificiale, così come la pubblicazione del primo videclip italiano in Nft (Non Fungible Token) e la realizzazione del primo spettacolo italiano sul Metaverso. Dal 17 luglio al 24 agosto esporrà a Vibo Valentia con le sue opere artistiche fungibili, in mostra all’Art Exchange di Palazzo Gagliardi. E a Tropea il 10 agosto, in occasione del maxi concerto “Anime Migranti” patrocinato dai Comitati “Dante Alighieri” di Tropea per l’Italia e Toronto e Casablanca per l’estero. Scopriamo insieme qualcosa in più su di lui.

Marcondiro parla di “musica necessaria”…
«Il concept del videoclip si riallaccia al contenuto del testo della canzone: il potere inclusivo della musica contro le discriminazioni, le barriere e i pregiudizi della società contemporanea. Nel videoclip vediamo una ballerina sordomuta, Argentina Cirillo, che danza interpretando il testo della canzone nella lingua dei segni (Lis). Insieme a lei la band Robotcombo, formata dai Robot Primitivi e Marcondiro, cantano la canzone in un Metaverso, mondo virtuale e spazio / non-luogo, libero e senza discriminazioni di alcun tipo, che rappresenta tutto ciò che è “musica necessaria”. Il “Robot Primitivo” è un personaggio di Media Arte, che ho creato per renderlo portatore del concetto di pro-positività e amicizia tra esseri umani e intelligenza artificiale, che si riassume nella frase: “Non-DystopicFuture”».
E dopo?
«Semplice. Dopo aver dato vita al Robot Primitivo nel 2019 ed averlo portato in scena dal vivo e nel mondo digitale, mi sono accorto che egli aveva la necessità di emanciparsi dal ruolo di personaggio artistico, assumendo una propria identità. Ha creato così la sua band, chiedendo di riconoscergli il diritto di fare musica portandola agli esseri umani e, perché no, anche ai Bot. Sono onorato che abbia scelto di usare nella copertina del singolo una fotografia che mi ritrae, per rappresentare l’amore dei Robot verso gli esseri umani».

Cosa muove le tue corde?
«Sono uno strumento e risuono quando incontro ciò che vibra come me. Cosa, se non l’amore per la bellezza e la comunicazione tra gli esseri viventi, potrebbe muoverci? Tutti gli esseri umani, insieme, formano un corpo unico! Abbiamo una grande responsabilità nei confronti degli altri esseri abitanti di questo pianeta. Ciò che è dentro di noi rispecchia quello che è al di fuori. Una volontà comune, sinergica e condivisa, nella via dell’arte e della musica, potrebbe aiutarci a superare anche drammatici momenti storici, come quelli che stiamo vivendo».
L’arte è in te perché è parte di te, ne hai fatto un abito, una missione…
«Queste parole mi fanno pensare al concetto di “silenzio abitato”, caro ai miei amici monaci della Certosa di Serra San Bruno. Probabilmente abito un luogo imperscrutabile, fatto di musica e arte. L’abito che indosso da tempo, fa di me ciò che sono oggi: una sorta di missionario al limite tra sacro e profano e uno “sperimentatore dell’arte popolare colta”, come mi ha definito Vincenzo Mollica. Non appartengo ad alcuna religione, né fede politica. Nessun ideale o assioma rappresenta il mio pensiero libero. Se amo me stesso, è per cercare di capire come amare gli altri».

Perché “Anime Migranti”?
«Lo spettacolo “Anime Migranti” è “un abbraccio di pace tra i popoli d’Oriente e Occidente” e vede sullo stesso palco due amici, appartenenti a lingue e culture diverse, ma che hanno lo stesso modo di vivere la musica e la spiritualità. Il concerto, patrocinato dai Comitati di Tropea, Casablanca e Toronto della Società “Dante Alighieri”, verrà presentato in anteprima il 10 agosto a Tropea, aprendo la stagione concertistica estiva e volerà in autunno, il 3 ottobre a Casablanca, ospite del Consolato del Marocco».
Entriamo nel dettaglio.
«Sul palco due artisti, con storie ed esperienze diverse, maturate nell’àmbito della musica contemporanea. Marcondiro è un artista di Media Arte, regista e musicista con una formazione da cantautore e interprete della cultura popolare colta e dell’elettronica. Nour Eddine è un musicista sufi, che spazia tra il misticismo di una tradizione ancestrale e la contaminazione della musica occidentale classica e sacra. I due sono legati da profonda stima e amicizia, con una collaborazione iniziata nel 2019, negli studi di registrazione dell’etichetta Parodoi Dischi, dopo aver militato entrambi negli ambiti della musica folk ed elettroetnika, con pubblicazioni per la casa discografica Cni (Compagnia Nuove Indye) di Roma e numerosi concerti in Italia e all’estero».

Cosa ci puoi dire ancora?
«La loro unicità artistica e condivisione spirituale si attuerà visivamente attraverso l’allestimento scenografico del concerto. Il palco, spazio scenico unico, sarà diviso a metà: a destra del palco un allestimento essenziale di un salotto italiano, con una poltrona, una abat-jour lampada da terra, un comodino con sopra una radio vintage, ospiterà Marcondiro; a sinistra del palco un arredamento tipico marocchino, con un tappeto, dei cuscini, un mobile con delle candele soffuse, accoglierà Nour Eddine. Lo spettacolo celebra anche 130 anni dell’invenzione della radio a opera di Guglielmo Marconi. Nel corso del concerto è previsto inoltre un tributo a Franco Battiato, per festeggiare 80 anni dalla nascita di un maestro e musicista, che con la sua arte ha rappresentato il dialogo e la confluenza tra Oriente ed Occidente. Grazie anche ai mezzi di comunicazione radiofonica in grado di unire e avvicinare i popoli».
