Una petizione popolare rivolta ai cittadini del territorio comunale di Vibo Valentia per chiedere la convocazione di un consiglio comunale aperto al fine di discutere in aula della «non potabilità dell’acqua», della «carenza idrica, dell’inquinamento ambientale e delle eventuali soluzioni per porvi rimedio», quindi per chiedere una «corretta fatturazione agli utenti degli importi relativi al servizio idrico integrato». La raccolta delle firme è stata lanciata sul web da Luciano Gagliardi, storico ambientalista vibonese e da sempre in prima linea per la potabilità dell’acqua pubblica a Vibo Valentia, al fine di sollecitare direttamente il sindaco del capoluogo Enzo Romeo a chiedere al presidente del civico consesso Antonio Iannello la convocazione del consiglio comunale aperto di Palazzo Luigi Razza inserendo in agenda proprio questi temi scottanti e di forte rilevanza sociale.
«I sottoscritti cittadini, utenti dei servizi pubblici erogati dal Comune di Vibo Valentia – si legge nel testo della petizione -, chiedono che venga convocata una seduta di consiglio comunale aperto, con diritto di parola oltre che per i consiglieri, anche per i cittadini, previa autorizzazione del presidente del consiglio comunale, al fine di discutere le rilevanti questioni di interesse pubblico riportate di seguito».
Perché la convocazione del civico consesso aperto
La decisione di sollecitare la convocazione della seduta consiliare aperta nasce dal fatto che «la perdurante situazione di gravissimo rischio per la salute pubblica, dovuta alla non potabilità dell’acqua, alla carenza idrica ed all’inquinamento ambientale del nostro territorio, è da lungo tempo fonte di pesantissima inquietudine per la popolazione tutta». Non solo: nella petizione viene infatti ricordato che «l’ufficio del sindaco e gli assessorati all’Ambiente ed al Servizio idrico integrato, durante l’ incontro con i cittadini svoltosi in Comune lo scorso 22 ottobre, hanno condiviso tale preoccupazione e manifestato la propria volontà di discutere tali tematiche durante un consiglio comunale, aperto anche ai cittadini e non solo ai consiglieri». A partire, poi, dalla drammatica alluvione del 3 luglio 2006, che «ha devastato terribilmente il territorio comunale, i problemi relativi ad inquinamento dell’acqua pubblica e dell’ambiente sono andati sempre più aggravandosi, causando un incessante susseguirsi di esposti, appelli, denunce, interrogazioni parlamentari, lettere aperte, manifestazioni, petizioni popolari, che hanno coinvolto migliaia di vibonesi, che, nonostante diverse inchieste, ordinanze e divieti, ancora attendono risposta concreta».
Tutto ciò premesso, considerando la normativa vigente in materia, che «garantisce a tutti la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività», tenuto conto dei poteri attribuiti al sindaco riguardo «al verificarsi di situazioni di particolare gravità che interessano l’igiene, la sicurezza e la sanità pubbliche», nonché lo Statuto comunale, dove si afferma che, «per favorire la partecipazione popolare “il Comune[…] promuove organismi di partecipazione popolare all’amministrazione locale”». e dunque «”ogni cittadino residente nel territorio comunale può proporre istanze, petizioni e proposte agli organi comunali”», si chiede appunto la convocazione di un consiglio comunale in seduta aperta per aprire una discussione in merito agli argomenti ricordati all’inizio del nostro articolo: ossia – ripetiamo – «non potabilità dell’acqua, carenza idrica, inquinamento ambientale e delle eventuali soluzioni per porvi rimedio», quindi per chiedere una «corretta fatturazione agli utenti degli importi relativi al servizio idrico integrato».