Cosa vedete dietro un consumatore che fa la spesa e si dimena tra etichette, responsabilità e dilemmi economici? Un povero Cristo solo, che pensa a come fare per salvare il mondo, con magari neanche molti soldi nella tasca. È una immagine eloquente di una contemporaneità a marcia indietro, che Fabio Ciconte racconta con una semplicità disarmante e argomentativa.
Da quanti anni ci ripetono compulsivamente che il futuro dipende da noi, dalle nostre singole scelte, dalla nostra scarna quotidianità… Un mantra trasversale: si afferma nei convegni e nelle pubblicità, a scuola e in frutteria. E abbiamo finito per esserne pienamente convinti: girando con borracce e comprando biologico. Tutte scelte decisamente sagge, ma non salvifiche, perché noi siamo atomi di un vasto organismo sociale: l’azione individuale è senz’altro lodevole, ma non così tanto incisiva, come ci hanno fatto credere.
Il saggio
Ebbene, la questione è una tutta politica, riguarda da vicino una meta contemporaneità disgregante, che ha generato una moltitudini di arcipelaghi impegnati a remare in controtendenza e illusi di farcela, mentre una onda impetuosa sta per travolgerli. Non è catastrofismo, ma un realismo esplicativo, che si coglie in centotrenta quattro pagine di analisi antropologica, disamina sociale ed economica. Si finisce per provare tenerezza, letteralmente, verso se stessi innanzitutto. E ha ragione Fabio Ciconte anni fa la tendenza era più collettiva e collettivizzata: c’erano i ragazzi in piazza e una narrazione nel complesso più organica. Oggi la società globale retrocede e l’individuo, pur arrancando, crede di poter diventare un supereroe. È una immagine comicamente triste, che racconta di una crisi politica probabilmente senza precedenti.
Fabio Ciconte ha portato, con “Il cibo è politica”, a Vibo Valentia una ventata di sana riflessione. In genere, lo si scrive per tutti i libri, ma questo saggio ha il pregio di toccare le vite, di mostrarci in foto per come siamo al supermercato, in casa. Ci dice esattamente chi siamo diventati e cosa non saremo mai in grado di compiere da soli.
Noi e il mondo
Alla libreria Cuori d’Inchiostro l’evento nei giorni scorsi, nell’ambito del Maggio dei Libri, ha suscitato una certa discussione tra i presenti. Ha moderato il dibattito il giornalista, Salvatore Berlingieri, introdotto la libraia, Francesca Griffo ed è intervenuto Enzo Ruini, sales manager strategico sustainability di Banca Generale Private. Il saggio è stato presentato anche a Palazzo Gagliardi.
«Quando noi parliamo di cibo, – ha spiegato lo scrittore nel corso della presentazione – non possiamo non parlare di prezzo del cibo. E viviamo un grande paradosso: il cibo costa troppo e allo stesso tempo, troppo poco. Troppo per moltissime persone, che non possono permettersi una spesa e al contempo, molto poco per remunerare adeguatamente tutti gli anelli della filiera. Pensate agli agricoltori, ai braccianti. Produrre cibo ha, come sappiamo, un costo ambientale elevatissimo. In questi anni su come risolvere questa contraddizione ci siamo dati una risposta sbagliata».
Il saggio invita a un ritorno della mobilitazione collettiva: «Il mio tentativo con questo libro è di fare una operazione delicata. L’idea dell’acquisto consapevole che cambia il mondo, ha distorto l’attenzione dalle responsabilità reali, che sono della politica, dei mercati, della finanza, delle multinazionali alimentari. Questo non vuol dire che la persona non debba essere consapevole. Tuttavia, mentre noi stiamo attenti a comprare i biscotti senza olio di palma, la produzione mondiale è aumentata».
Un saggio gentile e delucidatore
Il saggio è scritto con garbo e porta il lettore, sereno e lucido tra le pagine, a ragionare: «Come se da un certo punto in poi, – si legge – avessimo portato tutte le fiches sulla presunta forza rivoluzionaria del consumo individuale. Fateci caso, ormai ci definiamo solo consumatori, è la nostra categoria sociale di riferimento. Ci siamo persino convinti di poter cambiare il mondo attraverso il consumo consapevole, certi che modificare la domanda possa influenzare l’offerta». Una umanità che se vorrà, dovrà compattamente salvare se stessa, nelle piazze, facendo battaglie e buona politica. Sì, è un saggio ottimista.