Non ci può essere una Grande Valentia, ossia rendere Vibo Valentia città cerniera tra Lamezia Terme e Gioia Tauro, partendo dalla graduale conurbazione con le realtà comunali limitrofe, senza la realizzazione di un Polo commerciale che sia di forte richiamo. Né è convinto il sindaco del capoluogo Enzo Romeo che all’interno delle linee programmatiche (parte riservata allo Sviluppo economico integrato), poste alla base della sua futura azione amministrativa, non esita a sottolineare con forza che il centro storico di Vibo Valentia debba riassumere «una dimensione attrattiva imperniata su forme d’incentivazione per la nascita di un Polo commerciale-naturale-urbano che raccolga e realizzi le istanze della convivialità e nello stesso tempo dell’accoglienza».

Su questo versante, spiega il sindaco – «l’amministrazione comunale ha l’obbligo d’incentivare l’incremento, significativo, della ricettività attraverso tutte formule possibili, da quella tradizionale alberghiera alle nuove modalità delle residenze, degli alloggi e dell’albergo diffuso, dei piccoli hotel, dei B&B, delle pensioni dotate di servizi personalizzati e via discorrendo. Il commercio – viene puntualizzato – , non solo quello al dettaglio (che regge l’impianto traballante di un centro storico desertificato, nel circolo vizioso riduzione dei flussi/riduzione dei punti vendita, ma anche l’altro, di più vasto ambito, il tipico business to business, in settori chiave come l’edilizia, l’arredamento e ambiti affini), deve essere sostenuto e ascoltato per evitare di calare dall’alto iniziative politiche e amministrative che possano risultare poco utili allo sviluppo del settore. Per ottenere il risultato, fondamentale, di rivitalizzare il centro storico, occorre immaginare – e non è difficile – Vibo Valentia come un Teatro all’aperto che racconti e coinvolga».
La città degli eventi
Due, pertanto, a parere del primo cittadino, devono essere i percorsi che dovranno convergere per poter parlare di città degli eventi: il primo riguarda la programmazione di quattro grandi eventi (uno per stagione e ciascuno da sviluppare nell’arco temporale minimo di una settimana) e di otto eventi specialistici annuali (due per ogni stagione, anche in questo caso abbracciando un arco temporale di più giorni), «tenendo conto – si legge nel documento programmatico – che in estate un grande evento dovrà avere come scenario Vibo Marina». Il secondo percorso, invece, attiene la realizzazione di un centro congressi che possa fungere da volano per accogliere iniziative tecnico-scientifiche («anche qui si deve cogliere la connessione con l’Università e le filiere industriali») di livello nazionale e internazionale sul modello delle Giornate Mediche Internazionali o le Valentia Auree, «riportando a Vibo le kermesse della moda, del design, dei raduni d’auto e moto d’epoca ma anche del Food solo per citare qualche esempio generico e non certo esaustivo delle moltissime iniziative possibili da tenersi nel Teatro all’aperto della città».

Valorizzare la Settimana Santa e il Natale vibonese
Allo stesso modo – annota sempre Romeo – , «i riti della Settimana Santa, nei quali l’intensità della rievocazione religiosa si fonde con una significativa attrattività che nulla toglie al rito e semmai lo rende ancora più sentito, impegnativo, coinvolgente, possono trovare eco regionale e nazionale, sul modello spagnolo della Semana Santa: l’esempio più eclatante e conosciuto riguarda la città di Siviglia, peraltro gemellata con la città siciliana di Caltanissetta a testimonianza di una relazione stretta tra penisola italiana, specialmente nel Meridione, e penisola Iberica. La Processione delle Vare, la Chiamata dei Santi e la Processione della Desolata, per non citare L’Affruntata che è davvero il culmine di queste rappresentazioni, posseggono chiara identità e particolarità nel rito».
In quest’ottica – fa sapere ancora il primo cittadino – «rientra anche la tradizione delle luminarie di Natale ovvero di quello che viene definito il “Luccichio di Natale”, mutuando l’esempio di Salerno, città nella quale la villa comunale si trasforma a dicembre in una sorta di luogo incantato nel quale le luci sono le protagoniste di un allestimento molto sentito dalla cittadinanza e capace, se fortemente sostenuto – ad esempio con la presenza di artisti di strada – di assurgere anch’esso ad evento caratteristico di Vibo Valentia».
Per il capo dell’amministrazione «si tratta di una possibilità molto concreta, a patto però «di fare nostro il modello di comunicazione e di organizzazione ormai ampiamente collaudato in Spagna. Una rigorosa tradizione di fede integrata con una grande accoglienza della città – nei servizi e nella proposta commerciale – riservata ai flussi di visitatori. Avendo come riferimento anche l’opportunità di incassare e incrementare la tassa di soggiorno, dando corso a un circolo virtuoso costituito a eventi-accoglienza-flussi turistici-nuova imprenditorialità. Hardware è il territorio e software sono gli eventi e i circuiti valorizzanti come, ad esempio, quello fondato su alimentazione-food-benessere-convegnistica o su quello delle arti-creatività-moda-design. Significa così cogliere l’opportunità di piccoli e medi investimenti dei privati in grado di rendere il centro storico una diffusa area d’accoglienza, favorendo indirettamente il formarsi di una filiera di professionisti e piccole imprese specializzate nel fornire – chiarisce sempre Romeo – servizi di organizzazione e a supporto delle attività d’organizzazione e intrattenimento tecnico-scientifico, commerciale, culturale e ludico».