Una giornata di rilievo, sul tavolo un grande tema che tocca l’economia, la società, il grado di sviluppo, l’antropologia della trasformazione e condivisione: come convertire l’avanzo alimentare in risorsa per i più deboli, perché dietro uno scarto ci potrebbe essere un mondo. Circondati da una ingannevole opulenza, talvolta, non consideriamo che esistono persone, e non soltanto dall’altra parte del mondo, magari dirimpetto al nostro pianerottolo, che non possono permettersi una mela o un fascio di broccoli. E si vive nel paradosso atavico di scartare una pera perché troppo piccola, non equamente matura, quando un altro la desidera. La qualità della vita è un concetto che ha a che fare con la redistribuzione della ricchezza: non riguarda singole esistenze, ma possiede una accezione ampiamente collettiva. Di questo e di molto altro si è parlato ieri mattina, 4 dicembre, nella sede di Confindustria Vibo Valentia, in una conferenza stampa che ha preceduto la firma di un Accordo Quadro economicamente etico, e non è un ossimoro, tra il Polo di Innovazione Future Food Med e il Banco Alimentare, denominato “Cibo per la Vita”. Evento partecipato: molti gli imprenditori del settore agroalimentare presenti in sala.
Ad aprire i lavori il presidente di Confindustria Vibo Valentia, Rocco Colacchio: «Ho il piacere di accogliervi oltre che come presidente di Confindustria, anche come amministratore delegato della Future Med. Le aziende non devono occuparsi soltanto a realizzare utili e profitti, ma devono avere uno sguardo attento al sociale. Con questo protocollo tocchiamo i cuori delle imprese, che hanno il dovere di supportare i più fragili». Intervenuto anche Paolo Chirico, presidente della Sezione Agroalimentare Industria Calabria: «Invito tutti voi ad integrare la responsabilità sociale nelle strategie aziendali, per costruire un futuro equo e sostenibile dove nessuno venga lasciato indietro». Lunga e certosina la relazione della professoressa Mariateresa Russo, docente di Chimica degli Alimenti e prorettrice dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria: «La formula chiave è condividere il valore del cibo. Per ridurre spreco e impatti sull’ambiente mettiamo insieme aziende e organismi di ricerca, diamo così valore alla collaborazione e all’innovazione. Nelle agende aziendali devono entrare la solidarietà, l’etica sociale, e per promuovere questa logica abbiamo coinvolto le aziende più grandi, affinché trascinassero le altre, quelle più piccole, che hanno bisogno di crescere. Anche i nostri territori vivono una povertà alimentare: ci sono famiglie che hanno scarso accesso al cibo, persone malnutrite e d’altro canto, le aziende sprecano tantissimo. Svilupperemo un modello nostro di recupero dei beni avanzati».
Il Banco Alimentare nasce con l’obiettivo di contrastare la fame e restituire le eccedenze alimentari alla società, di questo ha parlato il presidente nazionale del Banco Alimentare, Giovanni Bruno: «Quando si è incominciato a parlare di economia circolare noi ci siamo guardati in faccia, poiché era quello che facevamo da 20 anni. Ridare valore ai beni che lo hanno perso, è da sempre esattamente la nostra formula. La forza è l’organizzazione, dobbiamo capire come va la società, dove risiede l’eccedenza: il bene, può sembrare un gioco di parole, ma va fatto bene. Ecco perché ci rapportiamo al mondo scientifico e accademico». Sulle difficoltà di lavorare in Calabria, tra le regioni più povere d’Europa, e nella fattispecie a Vibo Valentia, dove il Banco Alimentare non ha neppure una sede, ha relazionato il direttore regionale del Banco Alimentare, Gianni Romeo: «Il fenomeno della povertà è strutturale: tante persone devono scegliere se mangiare o comprare un bene ai figli, quotidianità diffusissima. In Calabria si aiuta il prossimo facendo salti mortali: le istituzioni sono distratte. Chiediamo in ogni occasione di avere una sede su Vibo adeguata, ma la politica è stata incapace, è paradossale. In provincia di Vibo spesso i camion con il cibo non arrivano, è una guerra: a parole siamo osannati e nei fatti smentiti, questo accade». Intervenuti, nel corso della lunga mattinata, anche: il vescovo della Diocesi Attilio Nostro; il presidente provinciale del Banco Alimentare, Antonello Murone e il presidente del Csv Calabria Centro, Nicola Nocera. A concludere i lavori Domenico Monardo, presidente della sezione agroalimentari di Confindustria Vibo Valentia.