Il 27 settembre scorso è stata una giornata di mobilitazioni per la città di Vibo Valentia. Infatti, oltre al sit-in, svolto alle ore 11 in Piazzetta San Pio ed organizzato dall’Osservatorio Civico Città Attiva, in merito alle carenze dell’Azienda sanitaria provinciale, alle ore 21 ha avuto inizio un nuovo corteo di solidarietà per le vittime del genocidio a Gaza. Svolta presso Piazza XXIV Maggio e in Corso Umberto I, questa manifestazione è stata inserita nell’ambito dello stato di agitazione permanente, proclamato dal sindacato Usb a livello nazionale. Tutto ciò è nato a seguito dell’intensificarsi dell’invasione di terra a Gaza, attuata dall’esercito israeliano, ma anche a supporto dell’operazione della Global Sumud Flotilla, il cui equipaggio proviene da più di 40 Paesi diversi, tra cui l’Italia.
Il corteo, organizzato dal coordinamento Pro Palestina di Vibo Valentia, ha registrato la partecipazione di tanti attivisti e si è sviluppato lungo tutto il Corso Umberto I, durante le ore della movida vibonese. I promotori, tra l’altro, hanno colto l’occasione per invitare tutti i passanti alle prossime azioni solidali. Si prevede, infatti, come dichiara il coordinamento, una contro-manifestazione per la data di martedì 30 settembre, in programma alle ore 16 in corso Nicotera a Lamezia Terme, nonché in concomitanza con l’arrivo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a sostegno della candidatura di Roberto Occhiuto alle regionali.
Numerose proteste a livello nazionale
Nel frattempo, appuntamenti simili a quello di Vibo, si stanno diffondendo in molte zone del territorio regionale e, soprattutto, in snodi fondamentali del Paese. Dopo lo sciopero generale del 22 settembre, dove i maggiori porti italiani sono stati bloccati ed è sceso in piazza più di un milione di persone, è stato pianificato anche il blocco della tangenziale di Padova, il blocco parziale dell’aeroporto di Caselle e un grosso corteo al centro di Firenze e di Brescia.

Domenico Cortese, membro del coordinamento Pro Palestina di Vibo, dichiara: «Ci chiedono spesso perché servano degli scioperi e delle mobilitazioni del genere per fermare il genocidio a Gaza. Ebbene, servono perché, come la maggioranza dei Paesi in capitalismo avanzato, Israele ha un Prodotto interno lordo che dipende da più del 30% dall’export. Minacciare un blocco della logistica delle merci, provenienti da Israele, significa minacciare di fare crollare la sua economia; i Paesi europei hanno rappresentato oltre il 50% delle esportazioni di armi da Israele nel 2024: questo flusso va bloccato. I Paesi europei che vendono più armi a Israele, invece, sono Germania e Italia; questo sistema di importazioni dev’essere necessariamente interrotto».
«255 miliardi di dollari per gli insediamenti illegali israeliani»
«Un rapporto del 2021 – prosegue Cortese – ha rilevato che le società europee avevano più di 255 miliardi di dollari, investiti negli insediamenti illegali israeliani, con le prime 10 banche che avevano fornito 67 miliardi di euro a queste imprese. I padroni devono avere paura di investire in Israele. Lo sciopero per Gaza è una questione di umanità e solidarietà, ma è anche l’unico modo per costringere chi guadagna col genocidio a isolare lo Stato sionista. Quelle di questi giorni sono, ovviamente, delle prove generali e dei piccoli primi segnali, ma ci saranno dei segnali sempre più forti».
Alle parole espresse da Domenico Cortese, si aggiungono quelle di Anna Murmura, presente anch’essa nel coordinamento Pro Palestina vibonese. Quest’ultima, soffermandosi sull’evento del 27 settembre, afferma: «La manifestazione ha registrato la partecipazione di numerosi cittadini e rappresentanti delle forze sindacali, ma anche la scarsa attenzione delle forze politiche. Vorrei fare presente che la questione palestinese non ha colore politico, ma è una questione di umanità e civiltà. Schierarsi e prendere posizione è un dovere a cui nessuno dovrebbe sottrarsi. La storia, ma anche Dio per chi ci crede, ce ne chiederà conto».
Il coordinamento, inoltre, ha annunciato che sarà presente alla mobilitazione nazionale del 4 ottobre a Roma, fortemente voluta da tutte le realtà che sono presenti in Italia e che sono schierate a favore della Palestina.