Non più tardi di due mesi fa, sulle colonne di questo giornale, ci siamo occupati del Conservatorio “Fausto Torrefranca” di Vibo Valentia. Attraverso il nostro articolo abbiamo ripercorso le tappe fondamentali della sua storia, tralasciando, sicuramente, qualche tassello della sua memoria. A fare chiarezza e a raccontarci qualcosa in più di questa istituzione è la signora Maria Murmura Folino, donna di grande cultura e figura di grande rilevanza nella storia di questa città.
Ci accoglie nel suo studio, fatto di ricordi e memorie, che cerca ancora oggi di trasmettere e tramandare attraverso i suoi racconti. Inizia così la sua narrazione, fatta di rammenti e affetto, e che parte dalla storia di un’amicizia: quella che la legava ad Aurelia Acanfora, figlia proprio di Fausto Torrefranca. Erano gli anni cinquanta e le due ragazze, ancora quasi adolescenti, frequentavano il Liceo all’Istituto Assunzione di Roma.
Fu grazie a quella conoscenza che la signora Murmura seppe delle origini di quell’uomo, nato proprio nella sua Calabria, precisamente a Vibo Valentia che lui chiamava Monteleone Calabro. Torrefranca era il predicato nobiliare della madre del musicologo, che divenne ad un certo punto il suo “nome d’arte”. Egli nacque in realtà abile ingegnere, laureato al politecnico di Torino, fu assunto sin da subito alla Fiat. Per anni praticò in gran segreto le sue passioni e i suoi studi sulla musica che, una volta scoperti da Agnelli, lo costrinsero ad abbandonare il suo mestiere. «Ho avuto modo di frequentare casa Acanfora negli anni dei miei studi romani – racconta la Murmura – ricordo quest’uomo sobrio ed elegante, dall’aspetto aristocratico, che spesso mi chiedeva di salutare la sua terra natia».
Figlio di un prefetto, Torrefranca aveva poi vissuto in molte altre città d’Italia, pur tornando una volta per rivedere Monteleone Calabro, che lo aveva visto venire al mondo e che aveva ospitato per molto tempo la sua famiglia. «Ero una giovane pianista, e mi affascinavano le sue idee, la sua convinzione nel non riconoscere un ideale nella cultura musicale dell’opera, considerando la stessa lirica un aspetto provinciale e non di certo simbolo della cultura musicale italiana», continua a dirci.
La sua biblioteca, immenso tesoro custodito dal Conservatorio Veneziano, che lo aveva acquisito dopo la sua morte, e andato perso dopo un’inondazione, parla di un cultore e di un uomo innamorato della musica, fermamente convinto delle sue idee, affamato di sapere e di conoscenza. Molti anni dopo quella giovane ragazza, divenuta donna, approdò a Vibo Valentia e si ricordò di quell’affettuoso saluto. Torrefranca era, però, quasi sconosciuto alla città e da lì l’idea e la volontà della signora Murmura di riportare alla memoria dei suoi concittadini il grande musicologo. Diversi i convegni realizzati sulla sua figura, uno addirittura internazionale, e molte altre manifestazioni ed eventi in suo nome.
Primo fra tutti un Concorso Pianistico Internazionale che ha visto per anni la partecipazione di pianisti di tutto il mondo, progetto interrotto a causa della mancanza di fondi e che la sua ideatrice ha in mente di riprendere al più presto. Ma il più importante riconoscimento e progetto che la signora Murmura ha sostenuto nella memoria di uno dei più importanti studiosi e cultori della materia musicale italiana è l’intitolazione a suo nome del Conservatorio vibonese. Riconoscere l’enorme lavoro e la storia di questo artista è stato quasi un dovere, ancor più un piacere per lei che, col tempo, è riuscita, grazie al suo continuo e proficuo lavoro, a rivalutare il genio e l’estro del Torrefranca. Il resto è storia, da ripercorrere ci auguriamo e da scrivere ancora.





























