Un documento ufficiale getta una luce preoccupante sullo stato della sanità calabrese: 1.625 sanitari risultano attualmente fuori dai reparti ospedalieri, tra personale ricollocato negli uffici, inidoneo o con limitazioni che impediscono il lavoro in corsia. A sollevare il caso è Davide Tavernise, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, dopo mesi di accessi agli atti e solleciti al Difensore Civico regionale. «Mentre le corsie si svuotano, gli uffici delle Asp si riempiono. È una situazione inaccettabile per un sistema sanitario al collasso», denuncia Tavernise.
I numeri allarmanti della crisi: chi sono i sanitari fuori dai reparti
Secondo i dati diffusi, il personale sanitario fuori posto è così distribuito:
- 153 sanitari (tra medici, infermieri, OSS e tecnici) adibiti a compiti amministrativi
- 1.472 operatori sanitari con inidoneità certificata o prescrizioni limitanti
Un’anomalia che pesa sull’efficienza del sistema sanitario regionale, già fragile e sottoposto a pressioni crescenti.
Il numeri evidenziati nel report del Movimento 5 Stelle
L’Asp di Cosenza emerge come la più lenta a fornire dati ufficiali, rispondendo solo dopo un intervento del Difensore Civico. I numeri parlano chiaro:
- 31 sanitari ricollocati negli uffici (tra cui 24 infermieri e 3 medici)
- 244 infermieri dichiarati inidonei
Una situazione che ha spinto l’azienda sanitaria ad avviare verifiche interne e promettere una ricollocazione immediata del personale idoneo. Tre dei principali ospedali calabresi raccontano la stessa storia:
- Cosenza: 27 sanitari fuori ruolo, 99 inidonei
- Catanzaro “Pugliese-Ciaccio”: 5 imboscati, 18 con limitazioni
- Reggio Calabria “Bianchi-Melacrino-Morelli”: 8 fuori ruolo, 8 inidonei
- Corigliano-Rossano: il personale previsto era di 318 unità, ma ne risultano attivi solo 266. Di questi 52 infermieri sono inidonei
Negli ospedali hub, che dovrebbero rappresentare l’eccellenza del servizio sanitario, cresce il numero di sanitari dietro le scrivanie invece che al fianco dei pazienti. «Reparti sottodimensionati, turni massacranti e un rischio costante per utenti e operatori. Un paradosso inaccettabile», ha asserito Tavernise.
Insomma, «una macchina sanitaria zavorrata dalla burocrazia, dove il personale operativo è ridotto al minimo indispensabile». Anche l’Asp di Reggio Calabria mostra numeri preoccupanti:
- 173 infermieri esentati dalla movimentazione carichi
- 37 medici esclusi da turni notturni
- 31 OSS e tecnici fuori reparto
A Catanzaro e Vibo Valentia record di inidoneità
La situazione peggiora ulteriormente nel centro della Calabria:
- Asp Catanzaro: 347 dipendenti con limitazioni, tra cui 195 infermieri e 59 medici
- Asp Vibo Valentia: 109 sanitari non operativi, di cui 50 infermieri e 15 medici
«Esenzioni da turni, reperibilità e attività di emergenza diventano la norma. Il risultato? Reparti sguarniti e cittadini in attesa», ha continuato Davide Tavernise. Insieme al resto del Movimento 5 Stelle chiede un intervento immediato per contenere le criticità della sanità calabrese. Fra le proposte vi sono:
- Controlli regolari sull’idoneità del personale
- Reinserimento nei reparti per chi può tornare in servizio
- Trasparenza nei dati pubblici
- Rotazione degli incarichi per evitare favoritismi
«Non si tratta di una caccia alle streghe – ha chiarito Tavernise – ma di giustizia verso chi ogni giorno lavora in prima linea e verso i cittadini che hanno diritto a una sanità funzionante». Il quadro emerso dalla denuncia del Movimento 5 Stelle rappresenta un campanello d’allarme. La sanità calabrese ha bisogno di un piano straordinario di riorganizzazione, dove l’interesse pubblico torni a essere una priorità. Senza un intervento urgente, a pagare saranno ancora una volta i più deboli: pazienti, operatori in corsia e intere comunità abbandonate.