Il futuro del Ponte sullo Stretto di Messina entra in una fase decisiva. Dopo il diniego della Corte dei conti alla delibera Cipess del 6 agosto, il Governo italiano guidato da Giorgia Meloni mantiene una linea improntata alla massima prudenza. L’obiettivo è garantire l’inattaccabilità giuridica di ogni atto e di ogni procedura legata alla realizzazione dell’opera, più ancora che rispettare un cronoprogramma ormai messo in discussione dagli ultimi sviluppi.
Possibile nuova delibera del Governo Meloni
Da Palazzo Chigi trapela la disponibilità ad affrontare qualsiasi percorso si renda necessario. Se servirà chiedere un nuovo parere al Consiglio superiore dei lavori pubblici, il Governo Meloni non esiterà a farlo. Lo stesso vale per un eventuale aggiornamento da parte dell’Autorità di regolazione dei Trasporti, ritenuto fondamentale per rafforzare la solidità dell’impianto amministrativo. E, qualora emergesse la necessità di riscrivere la delibera e sottoporla nuovamente all’approvazione del Cipess, si procederà senza esitazioni: la priorità resta quella di blindare ogni passaggio, evitando possibili contestazioni future.
Giorgetti assume un ruolo centrale nella strategia del Governo
Se finora il dossier era stato seguito principalmente dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e dalla società Stretto di Messina, guidata da Pietro Ciucci, la situazione sta cambiando. Sia la premier Giorgia Meloni sia soprattutto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti stanno assumendo un ruolo crescente nella definizione della strategia. Il maggiore coinvolgimento del Mef, che è anche l’azionista di maggioranza della società incaricata della realizzazione dell’opera, rende evidente come il Ponte sullo Stretto sia entrato in una fase politica più delicata, che richiede una guida collegiale e una supervisione diretta dei vertici dell’Esecutivo.
Il diniego della Corte dei conti e il nuovo scenario politico
Il no della Corte dei conti non ha soltanto rallentato, se non azzerato, il cronoprogramma più volte annunciato da Salvini, ma ha anche aperto una fase di riflessione più ampia all’interno del Governo. Ora l’attesa è concentrata sulle motivazioni che hanno portato alla bocciatura, un passaggio decisivo per capire quali scelte dovranno essere compiute e quali atti sarà necessario riformulare o integrare.
La realizzazione del Ponte resta una delle sfide più complesse per il Governo Meloni, non solo per le implicazioni tecniche e infrastrutturali, ma per la sensibilità politica che l’opera porta con sé. L’Esecutivo dovrà definire con precisione la strada da seguire nei prossimi mesi, scegliendo se confermare l’impianto amministrativo fin qui adottato o se imprimere una svolta con nuovi atti e nuove valutazioni.
Quel che appare certo è che il progetto sarà gestito con sempre maggiore attenzione, nella consapevolezza che ogni scelta può diventare determinante per il destino di una delle infrastrutture più attese – e al tempo stesso più discusse – del Paese.
































