Doveva essere una semplice escursione per i volontari dell’associazione IncrociaMenti di Serra San Bruno, ma si è trasformata nell’ennesima denuncia sullo stato di abbandono del territorio montano calabrese. L’associazione, come si legge in una nota, si è imbattuta in una delle località più suggestive della zona, le Cascate di Pietra Cupa (Parco Naturale Regionale delle Serre), poste sulle alture del «paese fantasma», Elce della Vecchia.
A vederla, «tra la varietà delle piante e il verde dalle mille tonalità, si rimane estasiati, ma a raggiungerla non è impresa facile per le mille difficoltà incontrate durante il percorso e per l’accessibilità che di certo non favorisce le normali attitudini umane».

Sentieristica abbandonata e pericoli nascosti
«Penetrare la vegetazione tra i danni provocati dalle naturali intemperie, senza che nessuno se ne accorga, e raggiungere l’ambita meta delle Cascate è appannaggio solo di alcuni coraggiosi, che sfidano i disagi e l’incuria di chi al contrario dovrebbe ascoltare e intervenire, piuttosto che (come avviene) girarsi colpevolmente dall’altra parte».
L’associazione IncrociaMenti torna a sottolineare come la sentieristica sia «una risorsa dalle enormi potenzialità di sviluppo», ma che «non materializzerà mai i suoi effetti benefici fin quando non vi è la consapevolezza diffusa, a iniziare dalle istituzioni interessate, che essa non va lasciata alla sua naturale spontaneità ma governata con interventi mirati e non sporadici o superficiali, con l’attenzione rivolta alla creazione di servizi più efficaci e attraenti, salvaguardando intanto quelli esistenti (punti acqua cancellati dalle intemperie, ponti e staccionate divelte, strade dissestate e impercorribili, rifugi sempre più precari, salvo qualcuno grazie anche alla nostra opera volontaria)».

L’allarme per le emergenze e l’appello alle istituzioni
«Se non si inverte la tendenza, lo sviluppo della montagna diventa solo un miraggio, e il resto solo banale retorica per nulla proiettata verso il futuro, incurante di uno spopolamento emorragico che viviamo giornalmente sulla nostra pelle».
La preoccupazione maggiore, evidenzia l’associazione, riguarda la sicurezza: «Se in queste condizioni disastrose, così come da noi più volte rappresentate, capiterà che qualcuno avesse bisogno di un intervento in emergenza? E se un’eventuale emergenza venisse impedita appunto da una accessibilità precaria, solo per usare un eufemismo? Come la mettiamo?».
L’associazione di volontariato IncrociaMenti conclude con un monito chiaro: «Noi osserviamo e segnaliamo, e quando è possibile agiamo in qualche modo. Le segnalazioni diventano un appello e anche una protesta che verrà ripetuta in ogni occasione, finché chi può e chi deve non la smetta di ignorare quanto civilmente segnalato a tutela dell’integrità ambientale. Per questo siamo obbligati tutti quanti a riflettere per agire tempestivamente, anteponendo i gesti alle parole».