«Non si può rimanere in silenzio, dopo il grave episodio accaduto all’ospedale di Vibo, che ha visto un uomo disperato pronto a darsi fuoco pur di ottenere che la madre venisse operata. A seguito di una frattura al collo del femore, la tempistica dell’intervento è fondamentale, da protocollo, infatti, le probabilità che la paziente ritorni a camminare sono maggiori se l’intervento viene effettuato entro 48 ore dalla caduta. Sono interventi caratterizzati dall’urgenza».
Lo affermano Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo dell’Osservatorio Civico Città Attiva.
«Dimettetevi»
«Dimettetevi – tuonano le stesse all’indirizzo dei commissari straordinari dell’Asp di Vibo – se non sapete garantire nemmeno che vengano rispettati i protocolli. Dimettetevi se il godimento delle ferie dell’unica fisioterapista del reparto di ortopedia, comporta la sospensione del servizio. Dimettetevi se non riuscite a garantire ai pazienti un’efficace terapia fisioterapica e riabilitativa».
E ancora: «Dimettetevi se non siete in grado di riattivare i 16 posti letto di cui disponeva il reparto, e che rappresentavano il minimo indispensabile per tentare di far fronte al fabbisogno del nostro territorio. Dimettetevi se ritenete che la grave carenza di organico, si possa risolvere con un bando di concorso per un solo ortopedico, sebbene nell’attuale organico vi siano anche due medici cubani, la cui presenza è quindi certamente temporanea».
Nessuna disponibilità a rimanere in silenzio
Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo chiariscono, quindi, di non essere «disponibili a rimanere in silenzio di fronte alla disperazione della gente, perché non c’è più alcuna giustificazione di fronte all’incapacità, alla totale mancanza di programmazione, alla colpevole approssimazione nella gestione dei servizi».
In un’Asp sciolta per infiltrazioni mafiose per ben due volte, non ci sono più alibi per nessuno, nemmeno per la commissione straordinaria. Dimettetevi se non avete la capacità di rivendicare le risorse che spettano a Vibo per garantire gli stessi servizi sanitari che hanno altrove. Dimettetevi se non siete in grado di pretendere il personale necessario per attivare gli ottanta posti letto già autorizzati. Dimettetevi se non siete in grado di garantire nemmeno la normalità».