Questa di Belal Saad è una storia bella da togliere il fiato: ventotto anni che vi terranno stretti al racconto, più di un romanzo di avventura. Due occhi castani pieni di energia, entusiasmo, amore verso la vita e su tutto il desiderio di esplorazione. Della vita di Belal Saad se ne innamorerebbe un Dickens moderno, ma anche un distratto lettore di strada. È nato e cresciuto al Cairo: dell’Egitto ha la bellezza dei lineamenti e se chiude gli occhi sente il profumo del cibo speziato della sua infanzia, ma parla un italiano curato. Oggi lavora in un ristorante come capo sala e sta conseguendo una specializzazione universitaria all’Unical. Nella narrazione è cauto e sobrio, veramente un personaggio interessante. Chi vi scrive, ad un certo punto, si è bagnata gli occhi di una emozione sottile.
Gli anni al Cairo
«Ho ricordi bellissimi della mia infanzia al Cairo, una città caotica, in movimento, che non dorme mai, l’esatto opposto di questo spicchio di mondo. Se chiudo gli occhi sento il profumo del Falafel e del Ful, una zuppa di fave. A quattordici anni, avevo terminato le scuole dell’obbligo, ho letto su un giornale l’annuncio di una borsa di studio in Italia, a Fuscaldo. Ricordo la preoccupazione dei miei genitori, la riluttanza di mia madre, che è una psicologa. Ero un ragazzino: «Se va male puoi sempre tornare», mi dicevano. Sono arrivato a Fuscaldo per frequentare un istituto tecnico industriale e a primo impatto mi sono subito reso conto della tranquillità, dei ritmi lenti. Anche se, devo dire, che l’antropologia del pensiero, molti aspetti culturali, non sono diversi rispetto al mio paese di origine».
Studio e lavoro
La prima battaglia di Belal Saad è stata quella di imparare l’italiano: «Le uniche parole che scambiavo all’inizio erano con la professoressa di inglese. Mi hanno aiutato le amicizia nell’apprendimento della lingua. Finita la scuola, ho iniziato a lavorare in un ristorante e mi è piaciuto da subito come mestiere, ho fatto successivamente dei corsi per impararlo bene. In ogni cliente riuscivo a fiutare una storia: del lavoro, tuttora, amo questo. Allo stesso tempo, mi sono iscritto all’Unical in Scienze Turistiche. Tramite un amico ho conosciuto i miei attuali datori di lavoro, i signori Rombolà, devo dire che mi hanno aiutato molto a crescere nel lavoro, con grande spirito di accoglienza».
La passione per il turismo di Belal Saad
Oggi Belal Saad si occupa nel ristorante dove presta servizio della gestione della sala: «Siamo un gruppo di persone, ci coordiniamo molto bene. Da poco ho iniziato anche il percorso di specializzazione. Io sono abituato al movimento: mi ambiento subito nei posti, mi stimola. Finita la magistrale, mi piacerebbe lavorare in ambito internazionale: sono un appassionato di turismo, ristorazione».
La felicità negli occhi di un ragazzo
Belal sa cucinare i piatti della sua tradizione: «Faccio le ricette di mia madre, una pasta al forno, un pollo ripieno, il Falafel. A casa torno una volta l’anno. Nel ristorante ho conosciuto la mia fidanzata, Chorouk Ayach, arrivata dal Marocco, e immediatamente attratta da questo mondo. Sta frequentando la scuola alberghiera al serale. La mia giornata tipo è studio di mattina e lavoro di sera». Belal Saad ha una grande passione per il viaggio: «Ho l’obiettivo di girare tutta Europa e sono arrivato a sei paesi, la città, fino adesso, che più mi piace è Lisbona. Appena tornerò in Egitto, porterò il pesto e cucinerò la pasta per la mia mamma, gliene parlo sempre». Abbiamo chiesto a Belal se è felice, ci ha risposto con un sì deciso, da pioniere, infaticabile avventuriero.
