Non è mai troppo tardi nella vita, questo dovrebbe essere un assunto scontato, ma non lo è: spesso si rimane trincerati in una idea folle di tempo circoscritto e la passione muore nel segno del “non ho più l’età”, “in un’altra vita forse”. Ed ecco che quando si incontrano persone in movimento, che si divertono, che si alimentano del desiderio di imparare, che accettano le sfide, piccole o grandi che siano, e ne fanno quasi un mantra esistenziale, a mutare è la definizione stessa di vita. La storia che ospitiamo oggi è quella di Vittoria Galeano di Sant’Onofrio, una donna che in cucina non si tira mai in dietro, che sforna maddalene, pan di spagna giganti, incarta torroni ed è felice, nel suo mondo di vaniglia, mandorla amara e cannella. Eppure, Vittoria nella sua vita ha fatto tanti lavori diversi, archiviato esperienze, perché l’esistenza umana non è mai un percorso longitudinale.
La storia di Vittoria Galeano
«Sono sempre stata attratta in cucina – ci racconta Vittoria – oltre che dalla sostanza dei piatti e da ogni singola ricetta, anche dall’estetica. Ho iniziato a cucinare che ero proprio una bambina, quarta di quattro sorelle, mia madre lavorava, io restavo spesso con la nonna e cucinavo per me, piatti anche più impegnativi, gli avanzi, tuttavia, di nascosto li davo agli animali, era una sorta di attività clandestina, ero proprio piccola. Una grande appassionata di cucina era mia zia, credo di averne preso da lei». Vittoria è diventata una sarta, ma è passata per tanti mestieri: «Nella mia vita ho fatto la commessa, la banconista sempre in locali alimentari, ho lavorato nelle cucine professionali e lì la mia passione è letteralmente esplosa. Mi divertivo, perché l’arte si ruba non si impara».
La sua evoluzione
Ai dolci Vittoria è approdata gradualmente, stimolata dalla complessità delle preparazioni, non da una precisa ricetta:« In pasticceria ho iniziato dalle basi: crostate, ciambelloni e sono andata avanti, incuriosita dal grado di difficoltà. Oggi sono in grado di realizzare torte partendo dall’osservazione attenta della realtà, sono determinata: provo fin quando non rasento la perfezione. Amo follemente realizzare i torroni, ho studiato e mi danno grande soddisfazione. Ricordo i primi che ho fatto: sembravano dei gobbi, ci vuole molta pazienza e anche molta energia fisica. Quest’anno ho intenzione di sperimentare il torrone al bergamotto, a giorni inizierò a provare. In questo periodo sforno i cosiddetti “Dolci di San Martino”, le “Susumelle”. Presto inizierò un corso regionale in pasticceria e panificati, non vedo di apprendere nuove tecniche, di confrontarmi, ho una voglia di imparare che lei neanche si immagina». Vittoria Galeano è una persona felice nella sua vivace laboriosità.
La ricetta: i cantucci per l’autunno sia classici che al cioccolato

Croccanti e saporiti, ma anche semplici, sono il biscotto ideale da afferrare di fretta, con in mano il soprabito e le chiavi, da mordicchiare mentre si scendono le scale, in ufficio, al ritorno da una lunga passeggiata. Merenda perfetta anche per i bambini: due, tre cantuccini con una tazza di cioccolata per celebrare ottobre. I cantucci si preparano in poco tempo e hanno la virtù di conservarsi per settimane, quella che vi proponiamo è una ricetta al bacio.
Cantucci alle mandorle – ingredienti: 600g di farina, 350g di zucchero, 250g di mandorle, 180g di burro, 1bustina di lievito, 4 uova, vaniglia.
Tostate le mandorle in forno per 10 minuti. Montate il burro con lo zucchero, unite le uova, la farina setacciata, la vaniglia. Lavorate fino a ottenere un impasto omogeneo. Incorporate le mandorle e amalgamate bene. Dividete l’impasto in tre parti e formate, su una teglia foderata di carta forno, tre filoncini, infornateli a 180° per 20 minuti. Sfornateli e tagliateli ancora caldi in diagonale. Infornate nuovamente alla stessa temperatura per tostare i cantucci. Per la versione al cioccolato aggiungete agli ingredienti 70 g di cacao amaro, seguendo il medesimo procedimento. Una ricetta da sperimentare e soprattutto da gustare.
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