Una voce gentile, aperta al mondo, ottimista. Sono nutrienti le persone cordiali, che non temono la parola, che sorridono e ti fanno percepire un grande benessere. Ne avremmo tanto bisogno, per respirare un po’ di sana energia. Possiede una storia meravigliosa Raffaella Ciardullo, originaria di Cosenza, ricca di luoghi, persone, esperienze. Una studiosa appassionata: ha tradotto per Mondadori opere dal russo, viaggiato, collaborato con l’Università della Calabria. Oggi è una insegnante di Lettere e una viticoltrice, che cura meticolosamente la sua vite. Proprio “Cura” è una parola che, nel corso della nostra chiacchierata, è intercorsa spesso; anzi, potremmo dire che sia proprio la parola chiave di questa storia. Perché Raffaella è una donna che sa amare.
La storia di Raffaella Ciardullo
Una vita, quella di questa protagonista, decisamente interessante: «Io sono cresciuta a Cosenza, anche se da quando mi sono sposata vivo a Rovito. Nasco come traduttrice, l’ultima cosa che mi sarei aspettata nella vita era fare la vignaiola, ma vivere è bello proprio per questo. Ho avuto una infanzia cittadina, poi ho studiato a Roma e mi sono laureata in Lingue prima e in Lettere poi, perché per poter fare la traduttrice, all’epoca, servivano due lauree. In Russia, a Mosca, ho stretto amicizia con la scrittrice Margherita Loy, figlia di Rosetta Loy, che aveva contatti alla Mondadori e ho iniziato a lavorare come traduttrice di russo. Ero abituata a viaggiare: da ragazza facevo un anno in Urss e uno in Inghilterra. Sono, praticamente, arrivata all’università che conoscevo molto bene il russo. Ho tradotto saggistica e racconti».
Un dolce imprevisto
Raffaella ha incontrato l’amore della sua vita, quando stava per ripartire alla volta della Russia, dove sarebbe dovuta rimanere sei mesi, aprendo un’altra stagione: «Ho iniziato traduzioni in ambito scientifico all’Università della Calabria presso il Dipartimento di Economia, poi sono passata al Dipartimento di Matematica, era un lavoro molto delicato. In seguito, ho intrapreso la strada dell’insegnamento, sono diventata mamma, continuando anche a tradurre: le lingue sono il mio grande amore. Da sposata ho vissuto in campagna, volevo che le mie figlie vivessero pienamente e in libertà. Nel 2007 abbiamo deciso di impiantare il vigneto, questa era una zona vocata. Abbiamo realizzato una opera agronomica importante, perché siamo in un territorio scosceso, ma ci abbiamo messo l’anima».
Viticoltrice appassionata
Raffaella Ciardullo oggi è una insegnante, che torna da scuola e si divide tra vite e cantina: «La nostra è una viticoltura eroica, noi non riusciamo, pervia della morfologia territoriale, ad utilizzare nessun mezzo. Abbiamo iniziato per passione e con la consapevolezza che fosse necessario chiamare in campo professionalità nel settore. Per sette anni abbiamo sperimentato, la nostra prima etichetta è del 2014. Mio marito, da figlio di agronomo, ha scelto il Mascalese, lo riteneva un vitigno elegante, in grado di produrre un vino di alta qualità. Ecco perché ci ritroviamo il Nerello Mascalese Cappuccio e facciamo un rosso e un rosato, sempre dello stesso vitigno. La nostra priorità è stata sempre la qualità». Raffaella è una vignaiola che accudisce: «Seguo vigna e cantina, dalla nascita alla trasformazione, mentre mio marito cura l’aspetto commerciale. E anche le nostre figlie sono occupate in aree diverse: Carlotta lavora con me e Matilde con il padre. Io giornalmente arrivo da scuola e sono immediatamente sul campo».
Un lavoro umanizzato
Raffaella ci ha raccontato, con grande trasporto, la sua filosofia del lavoro: «Nella nostra azienda come imperativo categorico abbiamo il lavoro artigianale, umanizzato, che è prerogativa per una alta qualità. Il lavoro passa dalla terra all’uomo, attraverso di esso». Raffaella è una imprenditrice felice: «Per me questo progetto ha avuto un grande valore, testimonia la forza dell’impegno, della costanza. Lo insegniamo sempre a scuola». Una vita brulicante questa di Raffaella, capace di comunicare creatività e sincerità, una bellezza movimentata, una voglia di fare pervasiva.
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