Settembre è alle porte, la fine dell’estate è una ventata di pura bellezza: le prime piogge, l’erba bagnata, il vento novello, la luce più blanda. E nel mezzogiorno di una giornata fresca, che profuma di fichi bagnati e sughi di pomodoro, esordisce Nunzia Rombolà con il suo accento in parte piemontese e una energia straordinaria, una donna che non si ferma mai, vivace e vitale, ascoltarla è una iniezione di dinamismo. Oggi è una insegnante in pensione che cucina, cura la campagna, dove ha piantato negli anni tanti alberi di castagno, si occupa degli animali abbandonati e ha una vita sociale intensa: ha trovato persino il modo di creare un laboratorio di tessitura per bambini.
Dal principio ai giorni nostri
«Sono nata nel 1958 – Nunzia è di Brattirò – e ho una infanzia povera ma felice fino a 6 anni, a quella età morì mia madre e restammo cinque figli con mio padre, il quale si risposò con una donna buona, che ha saputo prendersi cura. La mia infanzia ha il sapore dello stocco con le patate che mio padre comprava a Tropea tutte le settimane, io lo adoravo, e dei piatti tradizionali, in questo periodo non mancavano mai i peperoni arrostiti, le patate fritte, le varie paste. Avevamo sempre la frutta di stagione. Ho iniziato a cucinare molto presto per necessità, lo facevo per la mia sorellina».
«La mia matrigna cucinava con la legna e a me questa pratica è rimasta: io se posso cucino ancora con la legna, come ho fatto questo Ferragosto. I dolci della mia giovinezza sono stati i taralli e i biscotti che si facevano a Pasqua, i “nocchetti” e la pignolata con il miele a Carnevale, mentre in estate e nelle domeniche importanti c’era la crema con i biscotti». Nunzia si è diplomata di Magistrale e ha iniziato ad insegnare a Torino, in una città «di lotte, mio marito era iscritto al Pci, lavorava nella Ferrovia, con lui facevamo i presidi davanti alla Fiat. Di striscio ho visto e vissuto un grande tumulto».
La cucina di Nuncia Rombolà
Della cucina piemontese Nunzia Rombolà conserva sapori sostanziosi: «È una cucina splendida, che ho imparato e praticato, facevo sempre gli Agnolotti con l’arrosto, la Bagna Càuda, il Bonet, che preparo ancora d’estate». Nunzia torna in Calabria nel 2020 e inizia un altro capitolo altrettanto movimentato della sua vita: «Ho una campagna, dove avevamo piantato negli anni una trentina di alberi di castagno, anche se purtroppo molti sono morti. Due anni fa c’è stato un raccolto ottimo di castagne, dovrei imparare a trasformarle: mi viene buona la marmellata, ma è molto faticosa. La vigna la sto costruendo perché era in pergolato, facciamo anche il vino. E abbiamo un frutteto con alberi di albicocche, di ciliegie».
La cucina di Nunzia Rombolà oggi è molto vegetariana: «Mi diverto con le verdure della mia terra: melanzane in mille modi, vivo di insalate». Nunzia è attiva soprattutto nel sociale: «Faccio parte dell’associazione Le Tarme, organizziamo un sacco di eventi anche in inverno. Ieri sera c’è stato il Festival con gli artisti di strada – lo scorso 22 agosto, ndr – e io preparavo frittelle. Tutte le mattine salgo in campagna presto con i cani». Nunzia ama follemente leggere «quando sono ferma ho sempre un libro in mano» e ha una passione molto particolare: la tessitura con la tecnica dell’arazzo, per la quale ha portato avanti un laboratorio con i bambini. Oggi Nunzia si definisce una donna serena «e un po’ affaticata», che riesce a trasmettere laboriosità.
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